Italia Foodball Club gioca un nuovo campionato in provincia di Varese. Parte oggi la rubrica curata da Simona Romaniello, figlia d’arte e nuova collaboratrice di Varese Sport, dedicata al calcio e al cibo delle principali piazze della nostra provincia. Una nostra nuova scommessa, un po’ come riscoprire… il buono del calcio. E in questi giorni ce ne è davvero bisogno!
Ogni settimana andremo a rispolverare un po’ di storia delle società che hanno fatto grande il “foodball”, pardon il “football”, nel Varesotto e soprattutto cercheremo di scoprire quanti più piatti e prodotti tipici. Cominceremo da Varese, con la speranza che magari ricordando i bei tempi purtroppo andati possa essere di buon auspicio per il futuro. Allora buon appetito.. ehm… buona lettura.

Michele Marocco 

Varese è uno dei capoluoghi della Lombardia, il cui nome potrebbe derivare dal celtico “Vara” (acqua) e richiamare il suo lago. Probabile anche una origine romana: “Virens”, verdeggiante. Per i tanti parchi verdi Varese si è guadagnato l’appellativo di “Città giardino”.
Il suo stemma risale al 1347 ed è composto da uno scudo sannitico d’argento. La prima squadra di calcio della città nasce nel 1910, data che si trova anche nel nome dell’attuale società, rifondata nel 2004. Al termine di una coinvolgente cavalcata, in appena sei anni la società biancorossa ha raggiunto la B partendo dall’Eccellenza, categoria che ha frequentato fino al 2015. Ma nella sua storia la squadra vanta sette campionati di serie A e come miglior piazzamento il settimo posto del 1967-68. Le conquiste del Varese vedono tre campionati di serie B, tre campionati di C1, una Coppa Italia di C e una Coppa Italia dilettanti. Lo stadio è dedicato al campione Franco Ossola, scomparso con il Grande Torino nel rogo di Superga (4 maggio 1949).
Dolce VareseTradizione della città è Dolce Varese o, come veniva chiamato alle origini, “Amor polenta” poiché, alla base del dolce vi è la farina di mais che veniva solitamente utilizzata per la polenta: “Il Dolce Varese è la rielaborazione di una antica ricetta che ho trovato anche sui quaderni del mio bisnonno di fine Ottocento e veniva appunto nominata Amor Polenta – spiega Giuseppe Clerici – la sua paternità è stata rivendicata da varie pasticcerie per cui è diventato Dolce Gavirate o Dolce Milano. Naturalmente ci sono delle varianti da pasticceria a pasticceria, come ad esempio il liquore che viene aggiunto, alcuni mettono il rum, altri il maraschino. La ricetta prevede burro, uova e zucchero come per la maggior parte dei dolci di quel periodo, fecola, mix di farine (integrale, 00, gialla) e alcuni oltre alla correzione di liquore aggiungono polvere di mandorla o nocciola”.

Simona Romaniello

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