E’ la soap opera del momento, una soap opera di cui non si riesce a trovare né capo e né coda e che sta riempiendo tutti i mezzi stampa della provincia; i protagonisti, però, non sono attori famosi ma un sacerdote ed una società di calcio. Don Attilio Anzivino da un lato, e la società San Marco situata nel quartiere Madonna Regina di Busto Arsizio dall’altro: motivo della contesa? I campi di via Villoresi.
Andando più nello specifico la società di calcio che da quasi 50 anni convoglia tutti gli appassionati della zona ed offre loro la possibilità di divertirsi rincorrendo un pallone, ha ricevuto in data 17 luglio lo sfratto immediato da parte del parroco, ormai deciso nella sua azione di prendere pieno possesso della struttura. Tutto ciò perché a detta dello stesso sacerdote non persistano più le condizioni igienico sanitarie che garantiscano la sicurezza degli atleti. Ma la società guidata dal presidente Guido Galli non ha la minima intenzione di vedersi portare via ciò per cui lavora da anni, né tantomeno di passare per coloro che non rispettano le regole. “E’ tutto surreale, sconcertante, stiamo passando per le pecore nere quando in realtà lavoriamo sodo senza percepire nulla da nessuno, e lo facciamo con un solo obiettivo: far divertire questi ragazzi”, esordisce il responsabile del settore giovanile Marco Burchielli. La situazione non è nuova e si trascina da tre anni a questa parte, da quando Don Anzivino ha proposto un contratto “dai mille paletti” che ha messo la San Marco praticamente con le spalle al muro. “Ciò che ci propone non è proprio conciliabile con gli impegni di una società di calcio: pretende il campo ad uso esclusivo da giugno a settembre, tanto per dirne una, e cosa ne sarà del nostro camp? E della preparazione della prima squadra? Quante volte ci ha fatto promesse che non sono state mantenute, come quelle di mandarci stand gastronomici per determinati eventi, per poi chiamarci il giorno prima e rimangiarsi la parola? E’ assurdo ma tutto ciò che è aggregazione lo vuole bandire. Purtroppo è venuto a mancare il rapporto di fiducia naturale che dovrebbe esistere fra parrocchia e società,ora qualsiasi parola la vogliamo scritta nero su bianco”. Un rapporto che è andato deteriorandosi nel tempo, fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso, quello sfratto del 17 luglio. “Una delle prime cose di cui siamo accusati è di esporre gli atleti a situazioni di disagio, affermazione falsissima – sostiene il presidente Galli – ecco perché sabato la struttura sarà aperta a chiunque voglia venire a vedere “queste situazioni di disagio”, la gente parla senza sapere, prima di essere accusati vorremmo che le persone toccassero con mano”.
L’attuale dirigenza che quattro anni fa ha preso in mano la situazione, non ha fatto altro che apportare delle migliorie per rendere più confortevole l’ambiente, andando così a sostituire le caldaie, a dare forma ad un magazzino, ad aumentare lo spazio per gli spogliatoi,…,e ad oggi tutto ciò non solo le viene rinfacciato, ma le viene chiesto di intervenire nuovamente, a proprie spese, secondo le direttive dell’architetto del Parroco. “Ci sono tante, troppe clausole in questo contratto a nostro sfavore, non potremmo più guidare questa società come vorremmo, non potremmo darle il seguito che merita e che la caratterizza da 48 anni a questa parte: la cosa che fa più male sono le accuse che ci vengono rivolte di non essere buoni educatori, quando ogni anno accogliamo 200 atleti, di cui 120 bambini, che si affidano a noi anche durante l’estate, a dimostrazione di come le famiglie nutrano fiducia nei nostri confronti. Un piccolo aneddoto: qualche settimana fa è venuto a mancare un ragazzo e la famiglia ha chiesto di non donare fiori ma offerte per la nostra società col fine di acquistare un defibrillatore: se non fossimo così ben voluti chi mai ci farebbe un regalo del genere in un momento simile? Siamo un punto di riferimento per il quartiere Madonna Regina, è assurdo arrivare a tanto”. Un quartiere che ha raccolto 200 firme e che si mobiliterà anche domenica, quando darà vita ad una pacifica protesta in piazza per dimostrare quanto questa società sia un fiore all’occhiello da continuare e coltivare. “Non è un caso se i primi a farsi sentire siano stati i nonni, qui ci stimano e ci rispettano e sanno che mettiamo il bene dei bambini prima di tutto”.
Martedì dovrebbe essere tempo di fatti visto che è in previsione un incontro con l’assessore allo sport di Busto Arsizio Alberto Armiraglio, per provare a trovare una soluzione. Nel frattempo la società si è dovuta tutelare cercando la disponibilità di un altro campo, e trovandola nella struttura di Olgiate Olona, ma il passaggio si spera possa essere di un solo anno, perché le radici di questo “fiore bustocco” sono in via Villoresi, strapparle sarebbe contro natura.
In attesa di sviluppi la soap opera procede, sperando si riesca ad arrivare al più presto ad un lieto fine.

Mariella Lamonica