L’entusiasmo in Monica Salvestrin è quello che vedi, quello che senti, quello che respiri. L’entusiasmo è quello che ti trascina, ti porta via, ti fa sembrare la pallina di un flipper frastornata in mezzo a mille parole. Tutte pronunciate a velocità supersonica, quasi che Monica le rincorresse. Quasi avesse timore di non “raggiungerle” e non riuscire ad esprimere tutti i suoi pensieri. Peraltro brillanti…
Entusiasmo, ma anche vitalità, ma anche ottimismo rappresentano le cifre di questa intervista con Monica Salvestrin, vice-presidente della Pallacanestro, Consorziata fin dal primo giorno e unica rappresentante femminile (quota rosa, come ama definirsi…) nel CdA varesino e, oggi, responsabile, attrice principale delle varie iniziative che il club di Piazza Montegrappa sta organizzando per celebrare i suoi 70 anni di vita.
«Settant’anni di vita costituiscono un bel traguardo e un lungo lasso di tempo non facile da raccontare e meno che mai da riassumere. Così, in itinere mi sono ritrovata ad esclamare: “Ragazzi, che storia fantastica! E quante sorprese! E che onore, soprattutto per me!”. Certo, di questa gloriosa avventura qualcosa sapevo, e per certi versi immaginavo che dietro alla Pallacanestro Varese ci fossero centinaia e centinaia di storie, date, dati, aneddoti, eventi, curiosità, ma non avrei mai pensato potessero essere così… innumerevoli. È stato sorprendente venire a conoscenza di aspetti nascosti, episodi ormai dimenticati o addirittura sconosciuti. Quindi, per me, è stato, ed è davvero un onore essere la responsabile organizzativa di quanto -e sarà davvero tantissimo-, ci prepariamo a fare e proporre in vista di un compleanno così prestigioso».

Parlami del primo, di questi eventi: l’accoppiata Mostra-Libro in calendario per la prossima settimana presso la Sala Campiotti gentilmente messa a disposizione dalla Camera di Commercio…
«Ci attende una tre giorni semplicemente favolosa -commenta Monica, con l’entusiasmo già descritto-. Nei tre giorni preparati e previsti per l’evento -11, 12 e 13 dicembre-, presenteremo la mostra fotografica ed il volume celebrativo “70 anni della Pallacanestro Varese” . In un contesto totalmente multimediale e multisensoriale intendiamo offrire a tutti i visitatori un’esperienza unica fatta di immagini -le foto, assolutamente stupende, di un maestro come Carlo Meazza-, filmati di partite, spezzoni di interviste, servizi e reportage giornalistici, suoni -i cori dei tifosi, il dolce “rumore” di Masnago, le voci dei protagonisti-, colori, profumi. Il tutto in Sala Campiotti, uno dei tanti gioielli d’arte cittadini, la cui stupenda scalinata sembra voler essere un invitante proscenio alla salita verso il Paradiso della Pallacanestro: esattamente quello che la Pallacanestro Varese è stata per decenni, ed è tuttora».

Penso che dietro ad una cosa del genere ci sia un lavoro enorme…
«È stato uno sforzo assolutamente incredibile per il quale desidero ringraziare tutti i ragazzi che lavorano con noi e che, negli ultimi mesi, hanno gettato anima e corpo in questo grandioso progetto. Sviluppare le idee, interpellare i personaggi, raccogliere materiale, riordinare il tutto, dargli esatta collocazione e struttura, provare e riprovare, tagliare, rimettere insieme, in qualche caso ricominciare daccapo. Alla fine, dopo lunghissime giornate e qualche nottata insonne, con soddisfazione possiamo dire: “Ce l’abbiamo fatta!” e i “prodotti”, presto li andrete a scoprire, ci sembrano davvero di ottima qualità. Parlo del seminario di venerdì 11 che ha per tema “La centralità dello sport nella crescita e nello sviluppo dei nostri ragazzi”. Parlo del talk-show di sabato 12 in cui i protagonisti sarete voi giornalisti. Parlo, infine, de “La firma del campione” di domenica 13 in cui i grandi campioni della nostra storia saranno a disposizione per autografare le copie del libro».

Prima accennavi al senso di sorpresa: quale, o cosa, in particolare?
«Mi ha colpito la grandissima disponibilità con la quale tutti i protagonisti che abbiamo interpellato ci hanno aperto prima il cuore e poi la porta d’accesso ai loro ricordi e al materiale utile per allestire la mostra. Tutti felici, orgogliosi e consapevoli che l’esser parte della storia della Pallacanestro Varese rappresenta qualcosa di speciale. Di unico. Un vero privilegio. Poi, aspetto non meno importante, è l’aver recepito che la storia del nostro club è andata, e va tuttora di pari passo con quella della città. Il binomio Varese-Pallacanestro Varese è qualcosa di inscindibile, indissolubilmente bello».

Chiudiamo la corposa parentesi dedicata all’imminente festa e cambiamo discorso: come e perché sei diventata Vice-Presidente?
«Alla fine della stagione 2013 Michele Lo Nero mi propose questo incarico convinto che potessi occuparmi e impegnarmi di più, e meglio, nella vita societaria. La mia risposta fu: “Prima dammi sei mesi di praticantato. Poi avrai la mia decisione”. Al termine dei sei mesi, un periodo che ho dedicato ad un religioso ascolto e alla comprensione di alcuni meccanismi, risposi: “Credo di essere pronta”. Così è iniziata anche questa avventura all’interno di un club nel quale cerco di portare il mio “sapere” e la mia esperienza come imprenditrice».

Quali le maggiori difficoltà con cui ti confronti quotidianamente?
«Il mondo dello sport è profondamente cambiato. In particolare è cambiato quello del basket, disciplina che storicamente ha sempre vissuto in simbiosi il legame con i suoi sponsor. Oggi, i mecenati non esistono più e salvo rare eccezioni -una l’abbiamo proprio noi a Varese nella persona del “meraviglioso” Cavalier Renzo Cimberio-, gli sponsor, che intrattengono con i club rapporti manageriali e molto professionali, chiedono loro di aumentare, migliorare, sviluppare la notorietà del loro marchio sul mercato. Pertanto le società di pallacanestro devono essere pronte, reattive e organizzate su due diversi piani di lavoro. Il primo, strettamente tecnico, legato ai risultati della squadra che andrà in campo. Il secondo legato invece alle strategie pensate e realizzate dagli uffici marketing. È chiaro ed evidente che i risultati della squadra sportiva agiranno da traino per l’altra equipe che svolge un lavoro più nell’ombra, ma altrettanto importante».

Infine, in qualità di Vice-presidente, nonché quota rosa nel CdA, mi sembra doveroso chiederti una valutazione sulla stagione
«Diciamo che adesso, allontanati i dubbi legati ad un avvio non esattamente brillante, si comincia ad intravedere il progetto-squadra voluto dalla coppia Moretti-Arrigoni. Personalmente apprezzo molto la “mano” di Paolo e conoscendone la serietà di lavoro so che, sfortuna permettendo, ci porterà lontano. Intanto, vicino vicino c’è Avellino, squadra che mi dicono sia in grande crescita e, perciò, cliente molto difficile. Ma noi, in casa, con l’entusiasmo ed il sostegno garantiti dai tifosi, il nostro sesto uomo, non sbaglieremo. Fidatevi…».

Massimo Turconi