I giovani della Pallamano Cassano hanno iniziato alla grande la preparazione per affrontare l’appuntamento delle finali nazionali con una full immersion sportiva in Slovenia a Capo d’Istria, e per i più piccoli in Croazia a Rovigno. Reduci da questo impegno sportivo, il Presidente Massimo Petazzi spiega il tipo di preparazione che hanno sostenuto: “Prima di Pasqua siamo andati a fare un torneo a Rovigno con gli Under 14 femminile e maschile e una squadra Under 12. Finito questo torneo internazionale con squadre ungheresi, rumene, slovene, siamo andati, con l’U16 maschile e femminile e U18 maschile e femminile, a Capo d’Istria, dal 21 al 25 aprile. I ragazzi hanno giocato partite contro squadre croate e slovene di alto livello che sono molto più avanti di noi, come è normale. Hanno affrontato sempre partite al cardiopalma, difficili da gestire e anche impegnative da vincere: ne abbiamo perse e ne abbiamo vinte, ma comunque si è cercato di mantenere lo scarto nella minima differenza. Siamo soddisfatti di quanto fatto e soprattutto è servito per stare insieme e far capire ai ragazzi cosa vuol dire affrontare le difficoltà e determinate situazioni: per esempio quando si è stanchi, quando c’è la distanza da casa, la convivenza con gli altri compagni. Queste sono le stesse situazioni delle finali nazionali, ricreandole abbiamo consentito loro di essere già preparati”.
Esperienze simili si ripetono spesso durante l’arco dell’anno ed è prerogativa della società già all’inizio della stagione far vivere realtà differenti a tutti gli atleti della Pallamano Cassano: ne è esempio il celebre “Memorial Tacca” che a settembre celebrerà la sua diciassettesima edizione.
Massimo Petazzi spiega anche come siano esperienze sportive, ma soprattutto di vita per i giovani: “I ragazzi sono soddisfattissimi perché per loro è motivo di esperienza, di evasione, di entrare in contatto con realtà diverse ed è anche una possibilità per parlare altre lingue riuscendo a comunicare tranquillamente. Ho anche avuto modo di parlare con i genitori e mi hanno detto che per loro è stata un’esperienza interessantissima, sia perché per molti era la prima volta lontano da casa per più tempo senza i genitori, sia perché aiuta molto a crescere per la costruzione dell’individuo al di là dell’aspetto sportivo. Per i più grandicelli volevamo che “soffrissero” a livello sportivo per prepararli al meglio e l’obiettivo è stato centrato”.

Federica Scutellà