La Cimberio riveduta e ricorretta ha dato fastidio alla Monte Pasch…ops, all’EA7 Siena..ops, Milano, presentando un Linton Johnston ovviamente a corto di fiato, poco simpatico alla terna arbitrale ma già in grado di far rivedere al PalaWhirlpool un paio di canestri alla Dunston. Se al positivo esordio del sostituto di Hassel si aggiunge la strepitosa serata del figliol prodigo Banks a sua volta sostituto di Coleman verrebbe da dire che a due sbagli del mercato estivo sono state trovate le giuste riparazioni invernali.
Ma cosa prova il direttore sportivo biancorosso Simone Giofrè quando sente o legge di “scelte sbagliate” non al momento della scelta ma dopo qualche mese di campionato?
“Eh, bella domanda – risponde sorridendo il DS – Per un dirigente come per un giocatore essere messi in discussione fa parte del gioco. Ovviamente quando si fanno delle scelte si è sempre convinti di far bene. Nella scorsa stagione abbiamo visto sul campo più di ciò che pensavamo in estate di poter vedere. Quest’anno è andata diversamente ma ogni situazione è utile per migliorare e imparare a sbagliare il meno possibile.”
Tornando ai pensieri estivi chi l’ha sorpresa di più tra gli “indimenticabili”?
“Senza dubbio più Green di Dunston. Ad alto livello Mike era un giocatore incompiuto mentre Bryant non aveva mai giocato in un campionato davvero impegnativo ma aveva tutte le caratteristiche per poterlo fare”.
Sempre a proposito di scelte, per come è messa la pallacanestro italiana non è un controsenso vedere un personaggio di nostra e sua conoscenza come Bruno Arrigoni “rinchiuso” nel ruolo di direttore sportivo a Bologna anziché su è giù per l’Italia alla scoperta di talenti?
“Penso che per Bruno sia altrettanto stimolante la sfida di ricostruire una squadra degna di Bologna con risorse limitate. Inoltre, conoscendolo bene, Bruno è un “comodone”. E’ rimasto per tanto tempo a lavorare a Cantù perché al termine della giornata poteva tornare a casa sua a Milano. Altrettanto lo è a Bologna ad un’ora di treno da casa”.
Lasciando comodo Arrigoni, nel resto del pianeta basket italiano di idee nuove non se ne vedono e non se ne sentono.
“In realtà persone e idee valide non mancano. Il problema è che il movimento è ancora troppo ancorato a idee che rispetto al momento tecnico ed economico sono decisamente anacronistiche. La Nazionale arrivata all’ottavo e ultimo posto all’europeo, unico non valido per la qualificazione al mondiale è la prova di quanto il momento sia critico per l’intero movimento. Oltre ai venti giocatori del gruppo di Pianigiani faccio fatica a pensarne altri dieci potenziali azzurri. Il campanello d’allarme suona da tempo. Servirebbe un programma a lunga scadenza con regole ben definite. Adesso cambiano da una stagione all’altra con le Società che con budget sempre più ridotti rischiano di ricominciare da capo ogni anno”.
Oltre a consumarsi la vista visionando DVD carichi di squadre e giocatori, girando il mondo ha l’occasione di conoscere culture diverse dalla nostra. Ogni tanto a Varese riemerge il sogno della polisportiva mettendo ai primi posti delle necessità un mecenate e le strutture. Nella storia dello sport varesino di mecenate ne abbiamo conosciuto uno solo e si chiamava Giovanni Borghi. Le strutture sportive più che per il  numero sono scarse per il degrado causato da mancata manutenzione ma anche dalla maleducazione degli utenti. La cultura sportiva e non solo zoccolo duro dei pochi esempi validi di polisportiva in europa e nel mondo, a Varese e in Italia sembra esser considerata un optional.
“La cultura è fondamentale. Allargando il discorso sarebbe bene parlare anche di istruzione ma purtroppo nel nostro Paese istruzione e sport faticano a viaggiare di pari passo anzi, spesso si scontrano. In Francia e in Spagna istruzione e sport sono vicini e collaborano mentre da noi le ore di educazione fisica a scuola sono ridotte al minimo storico. A casa nostra, in ogni settore, la parola “sinergia” è indigesta. Paesi dove invece la sinergia è una regola come ad esempio Estonia e Lituania che fino ad una quindicina di anni fa rispetto a noi erano indietro trent’anni, ci hanno preso e superato a livelli imbarazzanti”.
Settore giovanile. Una volta le Società migliori avevano i giovani migliori. Oggi chi sta meglio?
“Per come sono state scritte le regole negli ultimi anni le grandi Società non hanno interesse ad investire sul settore giovanile in quanto sarebbero soldi sicuramente spesi ma non altrettanto investiti. Detto questo a Varese si fa l’impossibile e restando in serie A Siena, Bologna, Cantù e Pesaro hanno buoni settori giovanili. Una realtà minore che svolge un ottimo lavoro da più di dieci anni investendo, reclutando e affidando i suoi giovani a tecnici preparati è la Stella Azzurra Roma dove tra gli altri è cresciuto un certo Bargnani. Un esempio da seguire”.
Ora che le correzioni permesse dal budget sono state fatte e l’aria al PalaWhirlpool è più respirabile, il direttore sportivo e scouting della Cimberio come passa le sue giornate?
“Consumando la vista sui DVD carichi di giocatori e squadre di mezzo mondo non per un obiettivo immediato ma per un futuro che può essere l’anno prossimo o fra due anni. Il mio lavoro non può prescindere da un costante aggiornamento e di una apertura mentale tale da seguire anche quei campionati meno nobili ma non per questo senza talenti. Un esempio europeo è il campionato belga e altri più lontani, quelli medio orientali, che per quelle che sono le nostre possibilità offrono elementi interessanti”.
Arrigoni sarà un “comodone” ma anche lei non scherza…
“In effetti è così. Vengo al lavoro in macchina e a Varese mi trovo molto bene. Devo un grazie alla Società, in primis al presidente Vescovi che mi ha voluto tre anni fa e mi ha messo nelle condizioni ideali per svolgere al meglio il mio lavoro, prima solo scouting, ora anche direttore sportivo.
Una doppia mansione comune ad Arrigoni, Giuliani a Brindisi e pochi altri in Italia”.

RB