È possibile creare giocatori di pallacanestro fin dal minibasket?
Forse si, oppure no. Di certo è che i primi anni di attività sono preziosi per coloro che sperano un giorno di diventare i nuovi “Datome” o “Belinelli”.
Se prima, però, le direttive si concentravano esclusivamente sull’insegnamento dei fondamentali, da qualche tempo si sta sviluppando un metodo del tutto nuovo, ispirato a modalità applicative nelle quali le conoscenze e le abilità diventano competenze ed il piano di sviluppo funzionale-motorio, si integra con il livello emotivo-cognitivo; il protagonista diventa dunque il bambino autonomo, con l’istruttore a fare da regista.
A spiegarci questa innovazione sono Andrea Avigni (Or.Ma Malnate), Davide Bardelli (Pallacanestro Varese) e Marco Pirovano (Ayers Rock Gallarate), tre istruttori minibasket che dal 27 luglio al 2 agosto hanno partecipato ad un Corso di Formazione di Istruttori Nazionali Minibasket, svoltosi ad Alberobello.IMG_8956
Sotto le direttive e gli insegnamenti di Maurizio Cremonini (Responsabile Tecnico Settore Minibasket Fip), Roberta Regis (Istruttore Nazionale Minibasket), Lucio Bortolussi (Vice-Presidente Settore Scuola Fip), Antonino De Giorgio (Componente Direttivo Settore Scuola Fip) e Guido Marcangeli (Medico Federale), i tre varesini hanno appreso quello che potrebbe essere un metodo rivoluzionario per il futuro del movimento cestistico italiano e che proveranno a mettere in pratica dall’inizio della prossima stagione.

“È stato un momento di confronto a livello tecnico ed umano con tante realtà diverse da tutta Italia -racconta Avigni-, nella quale abbiamo appreso un metodo diverso di fare minibasket. L’obiettivo è quello di creare l’autonomia del bambino che deve essere in grado, nelle diverse situazioni, di agire in base a quello che è il suo istinto e alla sua capacità. Non solo nel basket, ma anche e soprattutto nella vita fuori dal parquet. La pallacanestro non è altro che uno ‘strumento’. Parliamo di una grossa provocazione che potrebbe risolvere, in futuro, il problema dei giocatori italiani nel nostro sport. Per quanto riguarda la nostra Provincia, bisogna ammettere che non siamo per nulla messi male, anzi i nostri formatori provinciali ci hanno già indicato questa via da qualche tempo. Eppure dobbiamo crescere ancora di più, ‘contaminando’ il nostro ambiente con questa idea”.

“Parliamo di un metodo scientifico -aggiunge Pirovano- concentrato sullo sviluppo del bambino attraverso il nostro sport; credo che tutte le società dovrebbero utilizzarlo con la consapevolezza che i frutti del lavoro, probabilmente, si faranno attendere nel corso del tempo. Ma arriveranno, perché i margini di errore sono veramente minimi. È la soluzione al problema degli italiani nel nostro sport? Onestamente non lo so; sicuramente, anche se non è questo lo scopo, attrarrà sempre più bambini nelle nostre società”.

“Metodo nuovo e piacevole -dice entusiasta Bardelli- che non vedo l’ora di mettere in pratica con i ‘miei’ ragazzi della Pallacanestro Varese. I fondamentali sono importanti, certo, ma non dimentichiamo che abbiamo a che fare con dei bambini e che quindi la parte basilare diventa quella legata all’aspetto ludico. I fondamentali, dunque, diventano poi strumenti utili a raggiungere quelli che sono i nostri obiettivi”.

Marco Gandini