Ho ancora in mente l’immagine del gol di Neto contro il Bari, quello che ha permesso al Varese di vincere l’ultima partita casalinga. Ha fatto l’unica cosa che poteva (e doveva) in quel momento: tuffarsi, anzi stendersi per terra, per spingere in porta il pallone. Tutto molto semplice, almeno in apparenza. È questa la forza dei grandi campioni, fare sembrare facile quello che in realtà non è. Il capitano del Varese ha messo i due difensori che lo contrastavano nella condizione di non interferire con il suo tap-in. Un colpo di classe importante per Neto e quello che rappresenta per i compagni. La vecchia guardia che non molla e tira la carretta, i giovani che si sacrificano e danno una mano.
Ho voluto cominciare parlando del capitano anche se martedì a Frosinone non è sceso in campo per questo motivo, per provare a descrivere l’anima biancorossa che si conferma di partita in partita. E che attraversa gente come Tamas e Miracoli, al debutto in B, Luoni e Capezzi, promossi titolari. Mister Bettinelli ha fatto riposare anche Corti in vista del difficile posticipo di domenica contro il Modena ma la squadra non ha perso il proprio mordente. Ha sofferto, incassato un gol (e Bastianoni ne ha evitati almeno un altro paio), ha reagito ed alla fine ha portato a casa un punto prezioso. Che muove la classifica e che premia Arturo Lupoli. Avevamo visto giusto questa estate, sin dalle prime uscite sembrava avere una marcia in più. Voleva restare a Varese e gli unici alleati che aveva per convincere la dirigenza a tenerlo sono stati il campo ed il pallone. Gli amici più sinceri di ogni calciatore. Oggi sta ripagando chi ha creduto in lui, ha ritrovato il fiuto del gol (ne ha già segnati cinque) che ai tempi britannici gli ha fatto guadagnare il soprannome di “King Arthur”. Guai a soffermarsi troppo sulla prestazione di un singolo giocatore, ma una piccola nota a parte Lupoli se la è meritata.
Dopo quanto accaduto negli ultimi giorni, è inevitabile parlare di fatti non riguardanti il calcio giocato. La sconfitta di Bologna è stata il capolinea del direttore sportivo Ambrosetti,  sostituito con l’esperto Landini. C’è da pensare (e sperare) che in qualche maniera la famiglia Sogliano possa aiutare ancora una volta il Varese 1910. Intanto il presidente Laurenza accompagnato dal fido D’Aniello sta incontrando possibili nuovi soci, italiani e stranieri. Occorrono risorse fresche per evitare ulteriori penalizzazioni alla classifica, ma bisogna stare attenti nello scegliere i compagni di viaggio giusti. Il cammino è in salita, la via è tortuosa, basta una piccola crepa per spaccare tutto al primo scossone. Il Varese sta giocando due campionati, sul campo e sulle scrivanie. La squadra e il pubblico stanno dando una grossa mano alla dirigenza. Uniti si vince. E si sopravvive.

Vito RomanielloVito Romaniello
Direttore Agr