Stefano Capozucca, ex cuore biancorosso ed anche ex direttore sportivo del Genoa, per tante stagioni,  con un’esperienza al Livorno avuta lo scorso anno prima di tornare a collaborare in questa stagione con il Grifone, ogni tanto torna al “Franco Ossola”. Approdare al Varese era scritto nel suo destino. Arrivato nella Città Giardino a fine anni ’70 come giocatore, andò via per un problema alla vista a proseguì la sua carriera alla Biellese. Sotto il Sacro Monte tornò una volta appese le scarpette al chiodo come dirigente.
assemblea ordinaria Lega Calcio Serie AOtto stagioni a Varese prima come direttore sportivo e poi come direttore generale non si dimenticano e i ricordi sono tanti…
«Quasi dieci anni in una società non si possono scordare. Non si può dimenticare la polvere che abbiamo mangiato andando a giocare in tanti campi per cercare di  raggiungere la serie B».
Dopo la triste uscita di scena ai Mondiali della nostra nazionale, come vede il calcio nostrano?
«Rispetto a dieci anni fa è cambiato tantissimo. È molto più complesso e ci sono molte più variabili e cose esterne che influenzano. Il marketing ad esempio è entrato pesantemente in tutte le società. Con la crisi sono sempre meno gli industriali che investono in questo sport. A Varese dovete ringraziare Laurenza e il suo staff. Mancando gli sponsor e con il crollo degli spettatori oggi non è per nulla facile tenere in piedi una società calcistica nonostante i contributi che arrivano dalle televisioni».
Quale può essere una ricetta da adottare?
«Non ci sono ricette, non conosco nessuno che fa miracoli. Gran parte delle società hanno problemi finanziari e allora bisogna fare quello che intelligentemente si fa qui a Varese, ovvero puntare sui giovani “fatti in casa”. Far crescere il vivaio, avere pazienza con i più giovani e dare serenità alle baby promesse è un metodo giusto. Fortunatamente a Varese l’ ambiente che si è creato è questo, non c’è una forte pressione sul calciatore. Chiaramente i tifosi vogliono l’ impegno in campo,  ma questa è una piazza dove è facile emergere ed esprimersi».
Nel Varese anche l’allenatore è un emergente…
«Bettinelli è giovane e molto motivato, alla sua prima esperienza come primo allenatore tra i professionisti. Certamente le capacità del tecnico non le scopriamo oggi. È un grande uomo, la società ha grande fiducia in lui e questo i giocatori lo sentono. Ha un innato carisma e se sei di Varese e alleni i biancorossi, cosa vuoi di più dalla vita? Lui lo sa benissimo e morirebbe per la squadra e i suoi ragazzi».
Che stagione dobbiamo aspettarci?
«La serie B non è facile per nessuna squadra, i biancorossi devono giocarsi tutte le partite come se fossero finali. Questo deve essere lo spirito giusto. Mi aspetto che dal Varese emergano numerosi giovani interessanti».

Claudio Ferretti