Stefano Bizzozi. nuovo allenatore di Varese. Suo malgrado. No, suo malgrado forse no. Meglio dire nuovo coach di Varese usando, per la circostanza, un famoso riferimento di carattere storico. Quindi, coach di Varese sibilando: “Obbedisco”. Bizzozi-Garibaldi ha risposto così al suo presidente Vescovi-La Marmora il quale, in un convulso e controverso lunedì di febbraio, ha deciso, suo malgrado (lui sì, Cecco, suo malgrado) di allontanare Frates e spostare il gravoso fardello sulle spalle di Stefano.
“Gravoso? Ma quando mai -sussurra Stefano-? Certo, riconosco che il momento è difficile e se i dirigenti della società hanno scelto di percorrere altre strade è perché qualche ‘problemino’ l’abbiamo. Però, allenare Varese è sempre stato, e sempre lo sarà, un privilegio assoluto. Essere allenatore della Pallacanestro Varese significa entrare a far parte della storia della pallacanestro italiana, sentendone tutto il peso, avvertendone l’enorme prestigio e, soprattutto, il dovere morale di continuarne la tradizione”.
Perché solo adesso, e non dopo Roma, hai risposto “Obbedisco”?
“Perché dopo la sconfitta casalinga subìta contro l’Acea nessuno mi ha interpellato offrendomi la panchina. Nessuno. Meno che mai il presidente Cecco Vescovi. L’episodio citato non corrisponde a verità, così come non è vero che in quel momento io non mi sentissi pronto ad assumere le redini della squadra. Dopo questa precisazione è comunque vero che, dopo Sassari, ho detto ‘Obbedisco’ a Vescovi. Del resto cos’altro avrei potuto rispondere al Presidente e agli altri dirigenti che mi avevano chiesto di accettare l’incarico e di entrare in campo da protagonista? Questo è il mio lavoro, un’attività che è marchiata a fuoco da emozioni e forti sensazioni. Le stesse, per certi versi indescrivibili, che ho provato quel lunedì sera del 24 febbraio quando Cecco Vescovi mi comunicò che sarebbe toccato a me il compito di guidare la squadra. Emozioni e anche brividi lungo la schiena nel sapere che il mio nome sarebbe entrato nel gruppo, composto da personaggi di altissimo livello, di allenatori della Pallacanestro Varese. Per queste ragioni non finirò mai di ringraziare i responsabili della società che, in quel momento, hanno pensato al sottoscritto come nuovo allenatore della Pallacanestro Varese e, sia detto con grande umiltà, spero di restituire almeno in parte la fiducia che ho ricevuto”.
Sono tanti quelli che si chiedono che tipo di allenatore sarai?
“Posso cominciare col dire che allenatore non sarò. Non sarò il classico allenatore psicologo perché non credo che un atteggiamento del genere porti grandi vantaggi. Poi, tanto per essere chiari, sono ormai lontani i tempi in cui ricoprivo il ruolo di assistente-amico-confidente-confessore dei giocatori. Certo, so bene che parlare con i giocatori è importante, coinvolgerli e farli sentire parte fondamentale del progetto lo è ancora di più. So bene che riuscire a far vibrare le loro corde emotive è determinante, ma oggi, alla Cimberio, tutti abbiamo ben chiaro che l’aspetto che più ci accomuna, il dovere stratificato per ognuno di noi è dare sempre il 100%. Pubblico, società, consorziati, addetti ai lavori se lo aspettano, anzi, giustamente lo pretendono”.
Come ha reagito la squadra all’allontanamento di Frates e al tuo arrivo?
“Tutti abbiamo provato dispiacere per come è finito il rapporto con Fabrizio e, in questi casi, c’è sempre lo smarrimento che accompagna la partenza di una persona con la quale hai lavorato, sottolineo bene, per oltre sei mesi. Per quanto mi riguarda è cambiato poco: continuo a lavorare con la squadra come facevo prima con l’unica differenza che adesso tocca a me il compito di dettare la strategia. Poi, essendo vecchio del mestiere, mi sono già trovato in situazioni analoghe e so che è importante mantenere il giusto distacco e la freddezza per analizzare lucidamente le cose. Pertanto, continuerò nel solco tracciato da coach Frates cercando di esaltare i tanti aspetti positivi del nostro gruppo, nascondere il più possibile quelli negativi e lungo il percorso vorrei aggiungere delle ‘bricioline’ che potrebbero essere utili alla squadra”.
Recentemente hai detto che la presenza di Linton Johnson rappresenta un fattore-chiave per la crescita della squadra
“La penso ancora in questo modo perché Linton può dare alla squadra ancora di più in termini di energia, intensità, fisicità, verticalità, esperienza e conoscenza del gioco. Abbiamo bisogno della sua presenza sui due lati del campo ma, se fosse possibile tradurre questa necessità in percentuali, direi che Johnson vale il 60% in difesa ed il 40% in attacco perché le sue qualità là dietro potrebbero permetterci di sfruttare meglio velocità, dinamismo per essere più aggressivi sul perimetro. Avere un Linton ancor più ‘tentacolare’ sarebbe determinante per il salto di qualità della nostra annata”.
Se tutto ciò che mi hai detto in termini di progetti, speranze, obiettivi e sogni, si condensa con l’esordio di Brindisi potrei dirti: “Siamo messi maluccio”.
“Premessa obbligata e doverosa: contro l’Enel, squadra fortissima, più che attrezzata e con grande entusiasmo che abbiamo affrontato domenica perderebbe chiunque. Detto questo è chiaro che mi aspettavo molto di più alle voci combattività, grinta, determinazione. Però, tenendo buone solo le cose positive, aggiungo che mi è piaciuta la reazione prodotta nel terzo quarto. Ho chiesto ai giocatori di partire da qui e allungare sensibilmente i minuti di qualità”.
Se è vero, come è vero, che la difesa è 80% mentalità e 20% tecnica, perché una squadra che finora ha palesato evidentissimi limiti difensivi adesso dovrebbe cominciare a sbattersi nella sua metà campo
“Banalmente potrei risponderti così: perché è arrivato il momento di farlo. Perché la stagione entra nel vivo, nel momento della definitiva presa di coscienza. Nel momento in cui nessuno può più tirarsi indietro. Nel momento in cui è indispensabile dimostrare di essere un gruppo vero, solido, che si aiuta l’un l’altro, che si coinvolge virtuosamente, che suda, fatica, lavora e lotta con grande unione d’intenti di spirito. Insomma: nel momento in cui le parole stanno a zero ed i fatti, individuali e collettivi, saranno l’unica cosa che conta. Bizzozi o meno”.
Tecnicamente quali sono gli aspetti dolenti, quelli da migliorare subito
“Tenere gli uno contro uno, la difesa sul contropiede, il tagliafuori e le troppe palle perse. Quattro grandi capitoli tecnici da rivedere e rivedere per migliorare. La strada per un finale di stagione in positivo parte per forza da questi punti”.
Domenica pomeriggio ci sarà Montegranaro: tuo debutto casalingo. Stato d’animo?
“All’entrata in campo sarò certamente emozionato sia perché, come dicevo prima, essere allenatore di Varese rappresenta qualcosa di storico, sia perché giocare davanti ad un pubblico davvero unico come quello di Masnago non può lasciarti indifferente. Poi, come se non bastasse, dall’altra parte ci saranno Carlo Recalcati, altro pezzo importante nella storia di Varese e della pallacanestro tricolore, e Daniele Cinciarini, uno dei miei prodotti pesaresi. Ma, soprattutto, ci saranno i miei giocatori, la loro voglia di sterzare, ripartire e riprendersi il bello che quest’annata può ancora offrire. Ci sarà, spero, mi auguro, tutta la passione possibile. Senza quella, senza il fuoco che ci brucia dentro -conclude Stefano -, non andremo da nessuna parte”.

Massimo Turconi
(foto di Simone Raso)