Quello che è successo al termine di Varese-Siena ieri sera al Palawhirlpool non può e non deve passare inosservato e, soprattutto, non è passato inosservato alla Fip.
Abbiamo tanto criticato il comportamento dei tifosi della Montepaschi al termine di gara-6, è giusto che venga censurato anche l’atteggiamento di una “buona” parte del pubblico di Masnago che ha letteralmente invaso il campo con lancio di oggetti di ogni tipo a pochi secondi dal termine di gara-7. Non ci interessa minimamente entrare nel merito della protesta che potrebbe giustificare l’episodio: una reazione del genere è comunque da condannare. Abbiamo, e scusate se pecchiamo di presunzione, il miglior pubblico di tutta la serie A, perché rovinare un’immagine costruita sugli spalti negli anni e che viene riconosciuta da tutti? Allora ci piace esaltare l’atteggiamento dei ragazzi della Curva. Sìquella Curva sempre bistrattata, sempre sulla graticola, tutti pronti ad alzare il dito contro la frangia più estrema del PalaWhirlpool. In tutto questo che ruolo ha giocato? Il ruolo di chi ha sostenuto dal primo all’ultimo minuto la squadra e nel momento della protesta ha dimostrato un atteggiamento maturo e di protesta civile. Il pubblico dell’Oldrini è stato sempre il sesto uomo in campo, per tutta la stagione e ha trascinato la Cimberio ad un risultato importante. Un episodio non può certo cancellare tutto, però, permettetecelo, che non succeda più, non macchiamoci più.
E permetteteci anche una postilla per Daniel Hackett, il tanto “apostrofato” play azzurro: indisponente ma redditizio in campo, vero professionista e signore fuori. Al termine della gara, ai microfoni della nostra VareseSport Tv ha dichiarato: “Non mi interessa quanto è successo a fine gara, come tutti i “complimenti” che il pubblico di Varese mi ha riservato per tutta la partita, fanno parte del gioco. Mi interessa dire che una tifoseria come quella di Varese fa bene al movimento pallacanestro nel suo insieme. In campo si gioca, si vince e si perde, ma terminata la partita per me finisce tutto, si volta pagina e mi restano i ricordi positivi”. 

Michele Marocco