(c.f.) Abbiamo fatto 13. Siamo vicini all’Acropoli. Le tossine si fanno sentire, ma per fortuna cominciamo la “sgambata” con circa 40 km di pianura. Si pedala in piena campagna. Sulle colline è arsura. Vegetazione che fa fatica a crescere. La salita sale  come il primo caldo. Ogni poro comincia a dare sfogo alla fatica. Nelle strade incontriamo tanti cani randagi, perlopiù mansueti ma altri che mirano diretti ai polpacci.
Dall’alto del primo colle si vede la pianura a scacchiera, il giallo del fieno mietuto, contrasta con il verde vivo dei campi annaffiati di  piantagioni di pistacchio e cotone. Una discesa infinita ci porta fino ai vicoli stretti di Lamia. In periferia moltissimi pannelli fotovoltaici e sullo sfondo enormi pale eoliche. Il caldo si fa sentire, sfioriamo i 40 gradi, l’aria è un phone, le borracce hanno sempre bisogno di acqua fresca. Gio, Claudio e Antony  sono utili gregari, e non fanno mancare nulla ai 12 arditi, ci procuriamo anche della frutta dai soliti “baracchini” di strada. Le pause  si fanno più frequenti, anche una foratura adesso è una benedizione, ma finalmente arriviamo  a Levadia.
Lo sforzo è stato notevole, i visi sono stanchi, ma gli occhi vedono già il Partenone.

LA DODICESIMA TAPPA