Manca poco più di una settimana alla ventisettesima edizione delle Universiadi, il festival internazionale di sport e cultura che, per numero di atleti partecipanti, è secondo in grandezza solo ai Giochi Olimpici.
I numeri, infatti, parlano chiaro: dal 6 al 17 luglio sono attesi a Kazan (Russia) più di 13.500 atleti e membri delle delegazioni, provenienti da 170 nazioni, oltre a un numero immenso di turisti, appassionati e sostenitori che si stima intorno alle 100 mila persone. Per non parlare di coloro che seguiranno l’evento da casa, sfruttando le oltre 120 ore di copertura garantite da Eurosport.
Oltre ai classici, ed obbligatori, sport ai quali si potrà assistere (calcio, basket, atletica, scherma, judo, tennis e molti altri), quest’anno, tra gli altri, è stato selezionato anche il canottaggio, disciplina in cui l’Italia, e in particolare Varese, non è seconda a nessuno.
Inevitabile dunque che a questa importantissima manifestazione sia presente, proprio come esponente del canottaggio, un varesino doc (il solo, in effetti, di Varese città) che sta facendo le fortune del Cus Pavia, società a cui appartiene.
Si tratta di Corrado Regalbuto, atleta classe ’88 del 4 senza Pesi Leggeri che rappresenterà l’Italia alla rassegna russa che avrà inizio la prossima settimana.
Un’esperienza da non perdere.
“Non solo -ci confessa- ma un’esperienza che si prospetta bellissima. La Federazione russa ha speso molto in termini di impegno affinché questo vero e proprio festival riesca bene. Da come sono i presupposti, sarà addirittura meglio dell’edizione di due anni fa a Shenzhen, in Cina. Per quanto riguarda il canottaggio si può considerare una new entry poiché non veniva selezionata dal 1994; per questo la volontà mia e della squadra (Andrea Fois, Marcello Nicoletti e Lorenzo Tedesco saranno gli altri componenti dell’equipaggio, ndr) è quella di fare la più bella figura possibile. Gareggeremo in un bacino bellissimo spesso usato dai campioni del nostro sport come ‘terreno’ di allenamento dove sono riusciti a costruire le basi delle loro vittorie; motivo in più per essere carichi e motivati. Inoltre…”
Inoltre?
“Avremo l’opportunità di confrontarci con nazioni di livello mondiale provenienti da tutto il mondo. Sarà l’occasione per noi non solo di metterci in mostra, ma anche di confrontare la nostra preparazione con quella delle altre squadre che dovremo affrontare. Un’opportunità di crescita così capita poche volte nella vita”.
Vieni da un secondo posto negli 8 Pesi Leggeri (Campionati Italiani Pesi Leggeri ed Esordienti andati in scena a Mantova il 25 e il 26 maggio) e da una vittoria domenica scorsa nei 4 senza Pesi Leggeri. Le aspettative sono alte.
“In effetti ciò che desideriamo maggiormente è arrivare in alto. Per scaramanzia, però, non nomino la parola podio anche se, in fondo in fondo, è quello che spero”.
Nato a Varese e legato alla Città Giardino da un vincolo solidissimo. Perché “emigrare” a Pavia?
“L’università di Pavia era quella che mi assicurava maggiormente qualcosa sia dal punto di vista degli studi, se tutto va bene il prossimo anno sarò laureato in medicina, sia dal punto di vista sportivo, con il Cus Pavia che mi ha fatto crescere molto come atleta. Ovviamente le origine non si dimenticano e anzi, non appena ne ho l’opportunità, torno nella mia Varese dove ho ancora splendide amicizie nelle quali rifugiarmi di tanto in tanto per distrarmi. Lo splendido rapporto che ho con la Canottieri Varese, di cui sono socio, mi permette inoltre di ‘usufruire’ sempre del nostro splendido lago, indubbiamente uno dei più belli d’Italia”.
Non è facile però combinare studio e sport.
“Questo è un argomento molto caldo. Spesso si tende a parlare in maniera negativa dell’Italia che non assicura agli sportivi universitari le medesime certezze che invece hanno gli atleti pari età delle altre Nazioni. Per come ho vissuto e sto vivendo tutt’ora io l’esperienza, posso dire che il tutto dipende dalla persona. Mi spiego: è chiaro che non sia facile coltivare due impegni come lo studio universitario e lo sport a questi livelli. Ma se una cosa la si vuole ottenere, bisogna impegnarsi al massimo, facendo sacrifici anche ‘scomodi’; alla fine, però, i risultati si vedranno”.

Marco Gandini