Ogni volta al PalaWhirlpool per Gianmarco Pozzecco è un ritorno a casa. Nelle due ore di presenza metà tempo è dedicato alle strette di mano e agli abbracci. Immancabile quello con Toto Bulgheroni. Se poi l’occasione è il derby con Cantù con annessa vittoria varesina la festa è ancora più grande. Una festa che la Cimberio ha concretizzato nel finale grazie ad un Green in stato di grazia.
“In effetti Varese ha ritrovato un clima-derby che mancava da un po’ – risponde il Poz – Quella con Cantù è stata una partita magari non bellissima tecnicamente ma entusiasmante e tirata fino alla fine. La Cimberio di quest’anno è una squadra che ha talento, pensa poco e votata ad gioco spettacolare che infiamma il pubblico. Ingredienti che messi insieme forniscono tutti i presupposti per divertirsi e appassionare i tifosi”.
Pensa poco, ha talento, genera entusiasmo e spettacolo. Viene spontaneo pensare al play della stella…

“Una differenza c’è. Quel play a cui ti riferisci non pensava affatto! In questo periodo è una domanda che mi viene rivolta spesso. In effetti tra la Cimberio e la Varese della stella ci sono delle analogie. L’entusiasmo intorno alla squadra è lo stesso del ’99. Così come la Società è altrettanto brava a governare l’ambiente tenendo un basso profilo e i piedi ben piantati a terra. Hanno un ottimo coach come noi avevamo Recalcati e non ultimo un gruppo di giocatori affamati. Il nostro era senz’altro più folle e arricchito da giocatori straordinari tipo me – risata – Meneghin, De Pol e Galanda ma anche quelli a disposizione di Vitucci non hanno meno potenzialità. Quindi al momento si può dire che la differenza maggiore rispetto alla squadra della stella è la follia, decisamente a nostro favore”.
Pur con il ridimensionamento di Siena e la già vista ristrutturazione raffazzonata ma comunque milionaria di Milano sembrava dovesse ripartire un campionato povero oltre che di talenti anche di novità. E invece le due annunciate contendenti al titolo denunciano scompensi importanti e là in alto ci sono Varese e Sassari.

“Certamente ciò che è successo nelle ultime cinque o sei stagioni e cioè il fatto di sapere fin dall’inizio del campionato il nome delle due finaliste se non addirittura quello della squadra campione ha tolto gran parte dell’ interesse al pubblico e agli addetti ai lavori. Per come è iniziata, questa stagione sembra diversa e decisamente più equilibrata. Varese e Sassari su tutti per non parlare di Cantù e Bologna alle quali aggiungo Venezia. Insomma, finalmente nella corsa allo scudetto ci sono più squadre in grado di puntare alla vittoria finale o almeno in grado di recitare un ruolo da protagonista fino alla fine”.
In un movimento in sofferenza come il basket dove sono tutti concordi sulla necessità di rinnovare proponendo idee e facce nuove, l’annunciato nuovo Presidente federale è un giovane di belle speranze: l’attuale Presidente del CONI Gianni Petrucci, classe 1945, già segretario generale della FIP dal 1977 al 1985!

“Domanda seria, risposta seria. In effetti l’avvento di Petrucci può non sembrare la svolta che ci si aspettava. Al tempo stesso penso che in momenti così tristi per il nostro basket un uomo della sua esperienza rappresenta la cura migliore. Alla faccia nuova a prescindere preferisco il dirigente esperto capace di voltar pagina e ripartire. Inutile dirti che il mio Presidente Federale ideale sarebbe Toto Bulgheroni! Comunque le menti pensanti e appassionate di basket in Italia non mancano. Secondo me sarebbe bene “utilizzarle” anche solo part time per rinvigorire la classe dirigente attuale e ridare alla pallacanestro italiana lo splendore di un tempo nemmeno tanto lontano”.
Ora che il tuo amico Andrea Meneghin è un “posato” papà e Toto Bulgheroni un tranquillo e sereno signore che si gode la sua splendida terza età chi vorresti far impazzire con una tua follia cestistica in un tuo ipotetico ritorno in campo?

“Potessi tornare in campo anche solo per una sera lo farei proprio per far felice ed emozionare la gente. L’altra sera al palazzetto ho riabbracciato Giovanni Pierantozzi. Appena l’ho mollato dallo stritolamento che gli ho riservato ha messo una mano in tasca è ha tirato fuori una nostra foto. Ecco, la gioia di aver generato e mantenuto affetti ed emozioni come quelli con il Menego, Toto, Pierantozzi, insieme a tanti altri a Varese e non solo, è il miglior antidoto contro la malinconia di non essere più protagonista sul campo, felice di vivere la mia vita come la sto vivendo”.

 RB