Spenti i riflettori sulle Paralimpiadi di Londra, dal villaggio olimpico gli incontri si spostano all’aeroporto. Maglia multicolor della nazionale sudafricana, faccia simpatica e un nome che rivela una delle tante storie  di una Paralimpiade epocale.
Nome, cognome, luogo di nascita e occupazione.

“Marco Galeone, nato a Napoli, responsabile tecnico della nazionale paralimpica del Sudafrica di adaptive rowing”.
E’ il caso di cominciare dall’inizio.

“IL canottaggio è la mia vita – racconta Galeone – dopo 10 anni da tecnico alla Canottieri Napoli mi è stato dato il ben servito è ho dovuto gioco forza guardarmi intorno perché il mio incarico part-time  in Federazione, in affiancamento al CT dell’adaptive azzurro Paola Grizzetti, non poteva certo bastare per me e la mia famiglia. Già in passato qualcosa con la Federazione sudafricana c’era stato. Ritrovandomi nella condizione di dover lavorare ho riconsiderato la precedente proposta e nel giugno del 2011 ho fatto le valige sono partito insieme alla mia famiglia per trasferirmi in Sudafrica”.
Dalla delusione del distacco traumatico dalla propria città all’inizio di una sfida affascinante
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“La delusione per come sono stato messo alla porta dalla Canottieri Napoli è stato grande. Il legame con la mia città è indissolubile. Questo è un nuovo, inaspettato capitolo della mia vita. Una sfida e un’opportunità professionale che aveva come primo obiettivo quello di qualificare almeno una barca per le Paralimpiadi di Londra. E’ mancato poco che oltre al singolo passasse anche il quattro con. Ora ho davanti quattro anni di lavoro per presentarci al meglio alle Paralimpiadi di Rio”.
E’ tipico di noi italiani vedere negli altri Paesi l’erba sempre più verde. Tu che ci abiti ci lavori com’è la realtà dello sport disabili in Sudafrica?

“La gestione dello sport sudafricano è gestito da un unico Ente. Tanto per intenderci non esiste un Comitato Paralimpico. Gli atleti con disabilità non hanno trattamenti particolari e facilitazioni come avviene ormai anche in Italia, naturalmente fatta eccezione per le stelle Oscar Pistorius e Natalie du Toit. Da parte della Federazione c’è però un grande impegno per far crescere il movimento paralimpico in quantità e qualità. Un lavoro iniziato e Pechino, consolidato qui a Londra con l’intento di vedere frutti concreti nel 2016 a Rio”.
Com’è stata questa tua prima Paralimpiade?

“Un’esperienza fantastica! Niente di immaginabile, tutta da vivere intensamente. Se qui il motto era “Inspire a generation”, ispirare le nuove generazioni e direi che gli organizzatori hanno fatto centro, il mio personale era un detto tipico sudafricano: “raise heart beat enjoy”, in sostanza intendono “aumenta i battuti del tuo tuo cuore e divertiti”.
Gareggiando con il singolo femminile (Sandra Khumalo nella foto con Marco Galeone) non hai trovato l’Italia della tua collega Paola Grizzetti in gara a Londra solo con il “doppio” e il “quattro con”. Rispetto a Pechino gli azzurri non sono riusciti a confermare i due singoli. La causa principale è la mancanza di numeri tali da aumentare la selezione e di conseguenza la qualità. In Sudafrica che numeri hai trovato?

“Hai nominato Paola. Per l’anno in cui ho collaborato con lei posso vantarmi di aver studiato all’Università dell’adaptive rowing (nella foto a sx Galeone con il dott. Piero Poli e Paola Grizzetti). Detto questo, per quanto riguarda i numeri, il Sudafrica è un Paese grande tre volte l’Italia ma i tesserati del canottaggio sono inferiori al numero di tesserati della Lombardia. L’acqua non manca ma molto pochi sono i bacini idonei per remare a causa di “popolazioni” particolari come quelle degli ippopotami e dei coccodrilli. Oltre la ragione ambientale c’è quella culturale. Anche in Sudafrica il canottaggio non è uno sport che va per la maggiore.  Gli sport più popolari sono il rugby, l’atletica, il cricket. Grazie ai risultati ottenuti il nuoto è cresciuto molto. Speriamo che l’oro vinto alle Olimpiadi dal quattro senza pesi leggeri faccia da volano a tutto il nostro movimento”.
Visto il programma rivederti in Italia in tempi brevi sarà difficile.

“Sarò in Europa per tutti gli appuntamenti di Coppa del Mondo e poi vorrei tornare a Napoli per trascorrere le feste di Natale anche se quest’anno mia moglie vorrebbe provare l’ebrezza di una Natale festeggiato in spiaggia sotto un bel sole”.
Un diversamente “’O sole mio”…

R.B.