Fulvio Pea, mister del Padova, è un personaggio diverso rispetto ad altri elementi che si possono trovare in cadetteria.
Nato a Casalpusterlengo nel 1967, Pea dedica gran parte della sua carriera all’allenamento delle squadre dei settori giovanili, muovendo i primi passi in una Prima Squadra nella Lucchese (stagioni 2005-2007) salvo poi proseguire ancora nelle giovanili di Sampdoria e Inter, fino all’opportunità lo scorso anno in Serie B con il Sassuolo, terminata con la sconfitta in semifinale di playoff proprio contro i blucerchiati.
Uno dei rari esemplari di allenatore a non aver alle spalle una carriera da giocatore.
“Esattamente, per questo mi ritengo molto fortunato. Io però credo che non sia tanto importante ciò che c’è stato, quanto ciò che si fa, e il processo che ti spinge ad essere dove sei. Non avrò una carriera da giocatore alle spalle, certo, ma ho comunque tanti anni di lavoro che mi hanno portato ad essere dove sono ora”.
Tanto lavoro dedicato, soprattutto ai giovani. Il tuo palmarès vanta un campionato Primavera con la Sampdoria durante la stagione 2007-2008, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana sempre con i blucerchiati (con giocatori del calibro di Vincenzo Fiorillo, Andrea Poli e Guido Marilungo), e una Champions Under-18 Challenge e un Torneo di Vareggio con i ragazzi dell’Inter. Quanto è stato difficile il salto in una categoria importante come la Serie B?
“A dir la verità per niente, perché ho sempre avuto la fortuna di avere a che fare, lo scorso anno con il Sassuolo e quest’anno con il Padova, con persone serie ed interessanti che mi hanno sempre facilitato il lavoro. Quando c’è questo tipo di clima, tutto diventa semplice”.
Gigi Simoni, Walter Mazzarri, Josè Mourinho e Rafael Benítez. Tutti grandi allenatori con i quali hai avuto a che fare; chi ti ha trasmesso di più?
“Tutti mi hanno insegnato qualcosa perché sono tutti tecnici di una certa caratura, ognuno con il proprio metodo di lavoro e la propria filosofia di gioco. Ciò che ho fatto io, è stato cercare di prendere il meglio da tutti per riuscire a crearmi un modo, uno stile, tutto mio. Se poi ci sono riuscito, questo non lo so; il campo parlerà per me”.
Ora la realtà di mister Pea è il Padova. Dopo una partenza a rilento (3 punti nelle prime quattro giornate), i biancoscudati hanno preso il via, incanalando una serie di ottimi risultati tra cui la vittoria con il Verona dell’ottava giornata. Che squadra vedremo al “Franco Ossola”?
“Un gruppo di ragazzi che cerca sempre di dare il massimo, puntando su uno straordinario spirito di coesione; la squadra è nuova, quindi non abbiamo il peso di dimostrare qualcosa. Ciò nonostante vogliamo assolutamente giocarcela con tutti, dal primo all’ultimo minuto, perché abbiamo le qualità per poterlo fare”.
Di fronte un Varese che non vince da otto giornate.
“Non credo nei periodi bui delle squadre, soprattutto del Varese. Rispetto allo scorso anno ha cambiato veramente poco, e tutti sappiamo dove è riuscita ad arrivare la scorsa stagione… Nonostante alcuni risultati negativi, i biancorossi hanno sempre disputato delle ottime partite anche in questa stagione, per cui dovremo tenere gli occhi bene aperti perché sono molto pericolosi”.

Marco Gandini