A tu per tu con il capitano e bandiera della Sestese, seconda in classifica in Eccellenza. L’obiettivo è andare in Serie D

All’alba dei 42 anni si può ancora essere decisivi. Sembra strano, ma è tutto vero. Nella vittoria di ieri sera della Sestese, per 4 a 1 sul Corbetta, doppietta per il capitano biancazzurro Alessandro Lorenzi, classe 1970: numero dieci sulle spalle e fascia di capitano al braccio. Sorprendente, come la stagione che sta disputando la squadra ticinese che era partita per un campionato tranquillo e si ritrova a lottare per la promozione. 

Alessandro, qual è il segreto di questa strepitosa forma fisica?
“Mah, non c’è un segreto. Diciamo che in questi due anni a Sesto mi è tornata la voglia di giocare e di divertirmi ancora. La Sestese è una società speciale che mi ha dato nuovi stimoli”.

Cos’ha di speciale?
“E’ una realtà piccola, ma tutto funziona alla perfezione. Si fanno cose semplici, ma efficaci. Diciamo che i tre anni di esperienza in serie D non sono stati dimenticati e, anzi, sono serviti per migliorarsi”.

Capitano e chioccia dei più piccoli, dato che c’è l’obbligo di giocare con i ’93 e i ’94.
“Siamo un ottimo gruppo di lavoro, ci divertiamo molto. Poi molti dei ragazzi anche i giovani del ’90 e del ’91, dopo l’esperienza in D, hanno davvero un’ottima cultura sportiva. Ci alleniamo seriamente e abbiamo anche uno staff tecnico di prim’ordine”.

Per te non è una novità lavorare con Giorgio Dossena.
“Eravamo già insieme in quella disastrata annata a Venegono, quando a dicembre sbaraccammo tutto. Dossena è uno dei tecnici più preparati che c’è in circolazione e lo è molto di più anche rispetto ad alcuni che allenano tra i professionisti”.

Ora siete a quota 56 punti, appaiati ad Inveruno e Sommese al secondo posto.
“Sì, adesso è inutile fare calcoli. Mancano sei partite e non ci sono, soprattutto quest’anno, gare facili o difficili. Sono poche le squadre che non hanno più nulla da dire al campionato: sarà una lotta con tutti e per tutti”.

E la Sestese ha l’obbligo di provarci.
“Indubbiamente, arrivati a questo punto ci crediamo. Anche perché rispetto ad altre squadre che hanno organici di tutto rispetto, noi, forse, siamo quelli che sin qui abbiamo dimostrato di più”.

Un buon finale di campionato cancellerebbe qualche piccolo rimpianto.
“Sì, la finale di Coppa Italia persa ai rigori contro il Caravaggio e la sfida cruciale del campionato, sul nostro campo, contro la Pro Sesto. In entrambe le occasioni non meritavamo di perdere, ma il campo ha sentenziato così. Speriamo di prenderci qualche rivincita.”