Parlo con Giuseppe Figliomeni, terzino del Varese, ne raccolgo confidenze, anche intime, speranze e sogni e chiacchierando con lui non posso fare a meno di pensare al terzo libro delle Ecclesiaste.

Non posso fare di soffermarmi sulla poetica dei “Tempi dell'uomo” e, in particolare, sui passaggi che recitano: “C'è un tempo per demolire e un tempo per costruire. C'è un tempo per piangere e un tempo per ridere. C'è un tempo per tacere e c'è un tempo per parlare”. 

Giuseppe, nonostante abbia solo 24 anni, hai già vissuto tanti di questi tempi. Nella sua ancor giovane vita è già passato attraverso demolizioni e ricostruzioni. Ha già avuto occasioni per piangere, versando lacrime amarissime, e anche occasioni per abbozzare qualche timido sorriso.
E' già transitato attraverso pesanti silenzi e  sagge parole. Sagge come quando descrive la sua situazione recente.
“Sono felice perché, reduce dalla buona prestazione sfoggiata ad Ascoli. Un rientro nei ranghi atteso per otto giornate. Un tempo lunghissimo durante il quale mi sono allenato sempre bene, con attenzione e rispetto per il lavoro dei compagni, di mister Maran e di tutta la squadra. Negli ultimi due mesi credo di aver dimostrato serietà, professionalità, attaccamento alla maglia e sono contento perché, grazie a queste qualità, il mister mi ha trovato pronto alla chiamata. 
Peraltro, vorrei ringraziare Maran, del quale rispetto lavoro e scelte, perché mi ha fatto sempre sentire parte del gruppo: un aspetto psicologicamente importante quando non giochi per lunghi periodi. Penso anche che al mister vada riconosciuto l'indubbio merito di aver girato come un guanto squadra e ambiente. Maran ci ha dato molto: idee chiare, l'esperienza di chi conosce bene la categoria e forte spinta a livello mentale. In poche parole, una svolta netta e senza nulla togliere a mister Carbone, che sicuramente diventerà un ottimo allenatore, direi che in questo momento un tecnico come Maran è più adatto alle caratteristiche del nostro gruppo”.

Varese che, un passo alla volta, sale. A tuo giudizio dove finirà questa “scala”?
“Impossibile dirlo perché l'obiettivo della nostra squadra è fare sempre di più e sempre meglio. Il nostro cammino del resto parla chiaro: dopo una cattiva partenza, col cambio di allenatore ci siamo assestati dando il via ad una lenta ma costante risalita che dovrebbe condurre verso il traguardo primario: la salvezza. Una volta raggiunto questo scopo, potremo iniziare a guardarci indietro e, come si usa dire, regalarci altre soddisfazioni”.

Prova a dare nome e cognome a queste soddisfazioni.
“In un torneo che si sta rivelando duro e molto equilibrato, credo che l'equazione potrebbe essere soddisfazioni uguale a playoff. Ecco, riconquistare la post-season dopo che ci siamo messi alle spalle il favoloso ciclo di Sannino, sarebbe bellissimo e gratificante per tutti: società, staff tecnico, giocatori e, più di tutti, i tifosi del Varese che  meritano di vivere ancora questa gioia”. 

Tu, invece, quali gioie vorresti vivere?
“Due sopra tutte le altre: conquistare traguardi importanti col Varese e la gioia “covata” da tutti i ragazzi italiani che giocano a calcio: arrivare in serie A”.

Accantonati per un momento i sogni, parliamo di una stringente e vicinissima realtà: il match di domenica contro il Verona.
Squadra di rango e di alto livello che sarà al Franco Ossola in grande forma, forte di otto vittorie  consecutive e una classifica che dice molto. Ma noi, che a Masnago abbiamo sempre prodotto prestazioni di valore, avremo due motivazioni in più: chiudere bene un 2011 comunque da ricordare e fare un regalo di Natale speciale ai nostri tifosi”.

E tu, sarai in campo?
Non lo posso sapere. Ovvio, ci spero e ti dico che sarebbe fantastico vedere ancora sulla lavagna il mio nome nell'undici titolare. Sarebbe, questa volta, un “regalone” natalizio tutto per me”.

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