La FIGC come una parte sociale. O come uno stakeholder nella trattativa per un contratto collettivo. Secondo quanto emerso dal tavolo di lavoro permanente anticrisi Covid-19 convocato ieri dal presidente Gravina virtualmente presenti i vertici della Lega di A Dal Pino, di B Balata, di Lega Pro Ghirelli, dei Dilettanti Sibilia, dell’AIC Tommasi, dell’AIAC Ulivieri e dell’AIA Nicchi, le proposte da inviare al Governo via CONI sarebbero in linea con l’attuale scenario catartico. In sintesi estrema: un fondo salva-calcio e cassa integrazione con ammortizzatori sociali per i calciatori che guadagnano fino a 50 mila euro lordi. Condizione tipica della serie cadetta ed ancor più della C dove rappresenta una sorta di benchmark salariale. Nessun contributo diretto, insomma. Ma margini di manovra utili a preservare giocatori e club più deboli. E con essi, l’intero calcio tricolore.

Scontato pensare che parte di quella mutualità (anche a mero titolo simbolico) possa essere generata attraverso il taglio degli emolumenti dei top della Serie A. Altrettanto scontato immaginare che sul tema si potranno incontrare delle resistenze.

Giovanni Castiglioni