Resiste, nonostante, qualche cosa che ancora ci salva dal baratro di una quotidianità spezzata. Sono i sogni, quell’indomita voglia di tornare ad emozionarci per mezzo di un gesto sportivo che mantiene ognuno di aggrappato ad un futuro di normalità. Non ci era ancora capitato di desiderare così fortemente anche il più piccolo, apparentemente banale, gesto capace di farci sentire umani. Figurarsi se di mezzo poi c’è un giovane campionissimo di nuoto, di nome Simone Barlaam, che negli ultimi quattro anni ha concentrato ogni sforzo per Tokyo 2020 quelle che sarebbero, il condizionale è d’obbligo, le sue prime Paralimpiadi.

Simone, come hai appreso la notizia dell’esplosione dei contagi da Coronavirus?
“Mi stavo preparando per la tappa di Coppa del Mondo di nuoto di Lignano Sabbiadoro (dal 27 febbraio al 1 marzo) che poi è stata cancellata. In successione sono state chiuse tutte le piscine e ho scelto di raggiungere la mia ragazza qui a Londra, dove mi trovo ora, per poter continuare ad allenarmi in vista della prossima tappa di Sheffield in Inghilterra, che presumo sia molto a rischio come gli stessi Europei a maggio. Qui la situazione è ancora un po’ incerta, ma comincia a circolare un po’ di preoccupazione in più da qualche giorno”.

Da italiano all’estero come vivi questa situazione anomala? Hai contatti con la tua famiglia?
“Cerco però di stare tranquillo. Mi dispiace molto leggere quello che accade in Italia, ma penso che le decisioni prese siano giuste e gli altri stati dovranno fare lo stesso in futuro per evitare il peggio. Per assurdo i miei familiari sono relativamente al sicuro momentaneamente perché in giro per il mondo: è capitato per caso che nello stesso momento mia sorella si trovi in Canada e mio padre e mia madre siano negli Stati Uniti, anche se potenzialmente lì la situazione potrà essere peggiore di quella italiana”.

Di quanto sarebbe cambiata la tua routine giornaliera se fossi rimasto in Italia in queste settimane?
“Moltissimo. Sono rimasto in contatto con la mia squadra in Italia e ora loro si stanno allenando sicuramente di meno, anche perché quando c’è stata la cancellazione di tutti gli eventi sportivi e l’acqua è stata tolta a tutti gli atleti. Solo per gli atleti di un certo di livello è stata fatta qualche eccezione, ma comunque ponendo dei limiti agli allenamenti. È una situazione con cui dovrò fare i conti anche io perché fra non molto rientrerò”.

Molte manifestazioni sportive sono state rinviate e molte altre sono tuttora a rischio. Virus permettendo, quale competizione non vorresti fosse sospesa?
“Sarebbe un dispiacere enorme la sospensione di Tokyo 2020, anche perché sarebbe la ciliegina sulla torta di un quadriennio di preparazione intenso e sarebbe per me anche l’esordio ad una Paralimpiade. Ma ci sono cose più grandi di me e più importanti dello sport, ovvero la salute. Perciò se verranno rinviati i Giochi bisognerà accettarlo”.

In un periodo particolarmente vuoto di motivazioni, che consiglio ti senti di dare a chi rimane a casa per evitare di perdere la forma fisica?
Simone Barlaam 1“La cosa più importante è non lasciarsi andare alla pigrizia. In questi giorni sto facendo palestra a casa per evitare eccessivi contatti e posso dire che la fatica con il corpo libero spesso aumenta. Per noi nuotatori c’è il rischio di perdere un po’ la sensibilità con l’acqua. Purtroppo il nostro è uno sport che richiede una grande frequenza in vasca proprio per perché devi sviluppare un feeling con l’acqua”.

Il momento storico è sicuramente difficile per il nostro Paese ma per un ragazzo così giovane è lecito, quasi obbligatorio, guardare comunque avanti e sognare. Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
“Tokyo 2020 è comunque l’obiettivo di questo quadriennio. Rimane la voglia di migliorarmi, anche per quanto riguarda la mia vita personale. Infatti mi sono iscritto alla facoltà di Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano per arrivare a progettare un domani una mia handbike da corsa. Ma ho molte passioni al di fuori del nuoto, per esempio il disegno che ho coltivato fin da piccolo in ospedale. È stata la mia salvezza perciò mi piacerebbe un giorno pubblicare un mio libro di fumetti”.

Quella degli sportivi è una delle categorie potenzialmente più a rischio per lo svilupparsi dei contagi. In questo momento hai paura nel praticare il tuo sport?
“Un po’ di timore c’è, devo ammetterlo, ma in fondo l’acqua grazie al cloro è un ambiente abbastanza sicuro sotto il profilo igienico. Per me poi ha sempre rappresentato un luogo di rifugio perciò andrò avanti finché potrò farlo”.

C’è tanta voglia di tornare alla normalità. Sperando che tutto si risolva al meglio, cosa ci può insegnare questo periodo di stop?
“Penso che possa davvero fare del bene, può farci capire una volta per tutte il valore dello sport. È parte integrante della vita di tutti e spesso ce ne dimentichiamo. Quando usciremo da questa situazione, forse sapremo dare più peso alle cose che facciamo, anche a quelle che ci sembrano più banali”.

Alessio Colombo