Luca Gandini si tuffa per terra. Tutta Masnago salta in cielo. Da queste due immagini, dinamicamente opposte, puoi spremere buona parte del succo del match tra Pallacanestro Varese e Pallacanestro Trieste. A Luca Gandini, centro dell’Openjobmetis, sono bastate poche azioni, e un totale di 7 minuti e 8 secondi sul parquet, per incendiare la platea del PalaEnerxenia e nel concreto, grazie alle sue giocate di sacrificio, cambiare volto al match.
“Un giocatore come me esce dalla panchina con compiti precisi: far rifiatare Simmons, dare energia e intensità e, possibilmente,  portare a casa qualche giocata positiva. Al mio ingresso in campo (58-51 per Varese, ndr) sapevo di dover dare soprattutto un contributo difensivo e pensare ad aiutare l’attacco con blocchi forti e buoni passaggi. Contro Trieste sono riuscito a fare tutto questo e – sorride compiaciuto Gandini – sono stato davvero contento quando ho constatato che il pubblico di Varese ha capito e apprezzato il mio impatto sulla gara”.

Quali a tuo parere le chiavi di lettura per questo successo?
“Come ho già accennato, direi la difesa, davvero intensa e grande determinazione nei momenti cruciali che ha prodotto palle recuperate, contropiedi, canestri in transizione e buonissima circolazione di palla contro la difesa schierata. Poi, in attacco, i miei complimenti al “Tambo” e a Peak che hanno prodotto giocate di alto livello, determinanti per aprire il parziale che ci ha spinto a + 20 sull’81-61 e conquistare una vittoria che vale tantissimo in chiave salvezza”.

Strano sentire parlare di salvezza da un gruppo che gioca dichiaratamente per inseguire i playoff.
“Mi rendo conto che il mio può sembrare un atteggiamento eccessivamente guardingo ma – continua Luca – in un campionato in cui le squadre possono cambiare volto in maniera importante sostanziale nel giro di pochi giorni, vedi proprio Trieste che ha inserito nientemeno che Hickman, Washington e Cervi, è bene essere ottimisti e pensare per il meglio, ma anche essere pratici e guardarsi alle spalle. Noi, per effetto di questa vittoria adesso siamo a +8 su Trieste e abbiamo incamerato anche il 2-0 negli scontri diretti. Quindi, virtualmente sono 10 punti di vantaggio e per ora, un pizzico di tranquillità ce la siamo guadagnata”.

Avete girato da poco la boa dell’andata, quale bilancio ti senti di trarre?
“E’ chiaro che salta agli occhi in maniera solare lo squilibrio tra rendimento casalingo e trasferta. Una differenza spiegabile solo con un elemento: il “fattore-Masnago”. Prima di venire qui a Varese non ho mai creduto alla “favola” del pubblico-sesto uomo in campo. Invece, devo ammettere che l’atmosfera speciale che si respira quando giochiamo in casa funziona evidentemente da agente catalizzatore di tutto: energia, entusiasmo, motivazioni, carica interiore. So che non dovrebbe essere così. So che, in fondo, i campi in serie A sono tutti 28 metri per 16, che i canestri stanno tutti a 305 cm. di altezza; che le condizioni di gioco sono perfette in ogni palazzo dello sport. Però, che vi devo dire? Evidentemente a Varese, a casa nostra, circondati dalla nostra gente, scattano meccanismi diversi. Tuttavia, i risultati recenti, vedi vittoria a Treviso e gran bella partita giocata a Sassari dicono che forse qualcosa sta cambiando anche quando giochiamo in trasferta e tutti sanno che per tagliare il traguardo post-season bisognerà per forza fare bottino anche lontano da Masnago”.

Luca, classe 1985, all’esordio in serie A. Finora solo 43 minuti di gioco e 0 punti segnati, 1 solo tiro in 10 presenze sul campo. Scusa la domanda volutamente provocatoria: in tutta sincerità, ne vale la pena?
“Sì, tutta la vita. Anzi, aggiungo, ringrazio i dirigenti di Varese che, dopo una lunghissima carriera nelle minori tra A2 e DNB, mi hanno scelto offrendomi l’opportunità di mettere il naso in serie a quasi 34 anni. Era un’esperienza che mi mancava e che, fortissimamente, desideravo. Essere capitati poi in uno dei “santuari” del basket italiano è ancora più bello e gratificante. Certo, non ti nascondo che i primi mesi sono stati durissimi perchè come a Varese non ho mai corso, nè mi sono mai allenato così tanto in tutta la mia carriera. Nelle prime settimane mi sembrava di essere addirittura un alieno, capitato per caso su un campo da pallacanestro. Non riuscivo a combinare nulla e i miei allenamenti erano pieni solo di errori e “disastri”. Adesso, fortunatamente, faccio un po’ meno errori, corro molto di più e, come si usa dire, ho l’impressione di essere “più sul pezzo”, più in sintonia sol resto della squadra. Però, sudore, lacrime e sangue sul parquet per mettere insieme qualche miglioramento ne ho versati parecchi litri”.

Sole, cuore e amore. Senza pensarci troppo sopra raccontami tre momenti da cristallizzare nella tua ormai lunghissima carriera.
“Numero 1: la promozione dalla B1 alla A2 conquistata proprio con Trieste. Il PalaRubini strapieno con 7000 spettatori urlanti e felici e il ritorno al basket di un certo livello chela città di Trieste aspettava da tanti anni. Numero 2: il derby di Bologna che ho giocato con la maglia della Fortitudo, immersi in un’atmosfera di attesa pazzesca in una città in cui tutti parlavano solo di quello. Numero 3: l’esordio in serie A1 con Varese il 26 settembre 2019. Una data che ricorderò per tutta la vita e un momento che ha rappresentato la realizzazione di un sogno perchè, poche storie, tutti i bambini che iniziano a giocare a pallacanestro sognano di arrivare al “top””.

Ultima domanda: su chi fare la corsa per raggiungere il traguardo-playoff?
“Difficile dirlo con una classifica così corta e, come dicevo, con un mercato che dall’oggi al domani può cambiare il destino di molte squadre. Quindi, pragmaticamente ti rispondo: con quella più vicino a noi che è proprio la Fortitudo Bologna ce, guarda caso, affronteremo domenica prossima. Loro non stanno vivendo un bellissimo momento, ma le loro qualità non si discutono ed il “roster” è di alto livello. Tuttavia, vincere al PalaDozza vorrebbe dire incamerare un altro 2-0 negli scontri diretti e fare un bel passo in avanti. Non sarà facile, ma – conclude Luca, tenero papà di Alessandro, 3 anni, e Viola, 1 -, replicando le prove di Treviso e Sassari, si può tentare il colpaccio”.

P.S: in chiusura, se Luca lo consente, aggiungo il numero 4 alla sua lista di cui sopra: i primi punti in serie A. Quando Gandini metterà a referto i suoi primi punti al massimo livello potremmo festeggiare l’evento con caroselli d’auto in Piazza Montegrappa, o no? O vi pare un filino esagerato?

Massimo Turconi