Da sempre ogni regola ha la sua eccezione. Ad eccepire quella che vieta di scrivere sui muri hanno provveduto gli attivisti del Pro Patria Museum il cui restyling ha previsto (tra le altre novità), l’apposizione all’esterno della mostra permanente di uno stralcio dell’arcinoto articolo di Bruno Roghi per “La Domenica Sportiva” del 12 marzo del ’31. Quello (per intendersi) che ha sdoganato l’appellativo di tigrotti (“il campo dei bustocchi è l’antro della tigre: chi ci si avventura ci lascia la pelle…”). Imbrattamuri (o graffitaro) d’occasione Massi Toia che (per dirla tutta) ha reso il fuori persino più evocativo del dentro.

Ma facciamo un passo indietro. Il 24 giugno dell’anno scorso (non a caso, patronale cittadina), un gruppo di tifosi e soliti sospetti biancoblu (Cristian Crespi, Luca Calloni, Mattia Brazzelli Lualdi, Matteo Tosi e Andrea Fazzari che è anche curatore del museo) ha lanciato una raccolta fondi sotto l’egida (chiaramente) della Pro Patria e attraverso la sponda dell’Associazione Culturale bustocca Brughiera CàDaMat. Nello specifico, 50 euro per una figurina. Con l’obiettivo di arrivare a 100 (cioè, il secolo di storia tigrotta). Frotta di adesioni e target bruciato in tempi brevissimi. Risultato? Museum riassortito, allarmato e dotato di custode artistico all’ingresso. In più, l’esposizione di un tazebao XXL a raccogliere le 100 figurine (o figurone) motore dell’iniziativa.

Sabato mattina il taglio del nastro alla presenza di Patrizia Testa, dell’intera prima squadra, del sindaco Emanuele Antonelli e dell’assessore ai grandi eventi Paola Magugliani. Ad imbracciare le forbicione anche Alberto Armiraglio (spin doctor del Museo ai tempi della sua apertura originaria risalente a 5 anni fa). Degno compimento di un’opera utile prima ancora che meritoria. Per la cronaca, il buffet è seguito per davvero.                 

Giovanni Castiglioni

Tutte le foto di Domenico Ghiotto, Agenzia Blitz