L’arresto di Aldo Taddeo, ex presidente del Varese Calcio, ha riportato alla memoria le tristi vicende societarie che hanno condizionato gli ultimi anni del club biancorosso sino ad arrivare al fallimento sotto la gestione Benecchi. Taddeo è finito in manette in via cautelare perché ritenuto responsabile di bancarotta fraudolenta con tre imprese varesine.
Nel giro di poco, la notizia ha raggiunto anche Tblisi (Georgia), dove vive Fabio Baraldi, il pallanuotista che per sei mesi ha raccolto il testimone di Taddeo nel ruolo di presidente del Varese Calcio. “La mia avventura però è durata poco e adesso forse si è capito il perché”, è questo il suo commento.

“Nelle ultime ore mi hanno scritto tanti amici ed ex tifosi ed è arrivato il momento di dare loro qualche spiegazione in più in merito al mio addio” – continua Baraldi -. Dal giorno delle mie dimissioni non ho mai espresso giudizi, dopo quella conferenza stampa non ho dato spiegazioni aggiuntive. Adesso la motivazione del mio addio è abbastanza palese. Il Varese era gestito da un’altra società (la ForVa ndr) le cui quote erano gestite da Basile e Taddeo. Nell’operazione che mi ha riguardato, ma il mio progetto non è mai potuto andare avanti, mi sono trovato davanti ad un bivio: fare cose sbagliate o lasciare. Non c’era altra scelta. Noi non siamo voluti andare contro etica”.

Non si poteva percorrere la strada di continuare esclusivamente da solo? “Il problema era che bisognava fare un’operazione non a favore del Varese. Io avevo firmato il contratto in cui mi impegnavo a rilevare il 60 per cento delle quote della ForVa, non del Varese. Io avrei voluto fare un’operazione per salvare il Varese Calcio, non le casse di qualcuno. Non ho esitato nemmeno un secondo ad uscire di scena, anche perché non si trattava di 500 lire. I debiti si duplicavano ogni giorno e non c’era una situazione cristallina”.

Perché intraprendere questa avventura? “Ero consapevole di tutto, ma l’ho appreso col tempo. Ci siamo conosciuti a Napoli, presentati da un uomo di calcio. Prima di quella cena insieme non li avevo mai visti”.

Nell’inchiesta, Baraldi ha risposto alle domande della procura: “Sono totalmente estraneo ai fatti. Non ho toccato nulla dalle casse del Varese. Ho messo sempre di tasca mia, ma poi non si sa che fine facessero”. Quanto ci ha rimesso? “Ho buttato via 5/6 mila euro. Gli altri costi, quelli di gestione, non li considero buttati dato che ero il presidente”.

Baraldi sarebbe pronto a rimettersi in gioco: “Il Varese mi ha riempito di emozioni, l’esperienza mi è piaciuta tanto. La piazza è ferita ed è all’anno zero. Mi piacerebbe fare una squadra delle gente; ho visto il Città di Varese e lo seguo. Sono disposto a mettermi a disposizione della città se i componenti sono la gente di Varese. Parlo di persone incredibile come Maccecchini, degli anziani che erano sempre presenti allo stadio, dei tifosi che nonostante tutto ci sono ancora. Per passione mi rimetterei in gioco se la città avesse voglia di farlo. Da solo non lo farei mai, avrei bisogno di essere accompagnato dalla gente. Ho legato anche grandi amicizie, come quella con Roberto Bianchi, un uomo, un fratello per me, di sani principi. Sono grato alle persone che mi sono state comunque vicino, ai tifosi che sono stati affettuosi e calorosi, ai giocatori che ho sempre rispettato tanto, compreso mister Bettinelli che lo reputo una grande persona”.

Elisa Cascioli