Ieri con il fallimento si è chiuso il cerchio su Calcio Varese. La neonata realtà del Città di Varese, che riparte dal girone B della Terza Categoria con mister Stefano Iori in panchina e un nuovo logo, chiarisce alcuni punti attraverso un lungo e dettagliato post sulla sua pagina FB che riportiamo di seguito integralmente.

Questo post chiude un cerchio. Finisce di presentare il perché di questa avventura e vuole mettere anche qualche puntino sulle i. Nelle nostre intenzioni è anche l’ultimo su questo argomento. Anche per questo motivo è lungo e dettagliato. Speriamo sia anche chiaro.

Ieri la SSDaRL Calcio Varese (risulta essere questo l’ultimo nome) è stata dichiarata insolvente e quindi “fallita” con una sentenza del Tribunale di Varese.
Non è stato un bel giorno, ma, per ciò che importa a chi ama i colori biancorossi, in realtà il giorno nero è stato quello della mancata iscrizione al campionato di Eccellenza.
Perché un post su quanto è accaduto?

Innanzitutto perché se esistesse un Varese Calcio (la denominazione inversa non ci è mai piaciuta) non esisterebbe la A.S.D. Città di Varese.

Lo abbiamo detto da subito. Abbiamo aspettato l’ultima mezz’ora dell’ultimo giorno possibile sperando che qualcuno si occupasse della moribonda società e salvasse la situazione. Andava bene anche vedere che qualcuno, pur senza salvare la società in questione, si fosse attivato per non interrompere la lunga tradizione del calcio a Varese.
Nessuno si è mosso.
Si sono lette solo improbabili ipotesi su un non meglio precisato futuro in cui non si sa bene chi avrebbe fatto “rinascere” il calcio a Varese (almeno dall’eccellenza ovviamente) con un “progetto serio” e soprattutto “le risorse necessarie per riportare subito Varese almeno in serie C”.
Parole, in gran parte dettate dall’amore per il Varese, ma senza alcuna reale connessione con la realtà.
Sono anni che si aspetta “qualcuno” che non arriva mai. E questo aspettarlo ha aperto lo spazio anche a situazioni quantomeno farsesche che tutti noi conosciamo. Sono anni che si cerca la “scorciatoia” per salire fino a categorie di prestigio. Scorciatoie che non esistono. Perché l’art. 52 comma 10 NOIF si applica solo alle squadre professionistiche. Sono anni che si parla di “progetti” con investimenti milionari. Intanto non si pagavano neppure le bollette del telefono.
Noi non abbiamo parlato, ma abbiamo deciso di agire. Non abbiamo, tocca ribadirlo, fatto “rinascere” il Varese Calcio.

Abbiamo tenuto in vita il calcio a Varese.
Nell’unico modo possibile. Abbiamo deciso di dare un taglio netto a tutto quanto di deleterio c’è stato intorno al calcio a Varese dopo l’inebriante scalata che si è fermata ad una…traversa dalla serie A.

Non ci interessa in alcun modo alimentare la discussione perenne che c’è intorno al calcio a Varese, ma vogliamo parlare di fatti. I fatti sono riassumibili in pochi ma incontestabili punti:

1) Il titolo sportivo del Varese fondato nel 1910 è, tecnicamente, sparito con il fallimento del AS Varese 1910 SpA. La successiva procedura straordinaria prevista dall’art. 52 comma 10 NOIF non attribuisce il titolo sportivo della società professionistica fallita, ma ne crea uno nuovo, in modo del tutto eccezionale, da attribuire ad una nuova società avente la sede nel medesimo comune.

2) Il titolo sportivo è, tecnicamente, definito dallo stesso art. 52 NOIF al comma uno come “il riconoscimento da parte della F.I.G.C. delle condizioni tecniche sportive che consentono, concorrendo gli altri requisiti previsti dalle norme federali, la partecipazione di una società ad un determinato Campionato”. Non c’è altro. Oggi, al momento del fallimento, non c’è alcun titolo sportivo valido per una categoria superiore alla terza. Anche ammesso ci sia qualcuno che decida di costituire una nuova società (nuova società, lo ripetiamo) che sia interessata a rilevare dal fallimento il titolo sportivo (che non è, lo ribadiamo, quello originale del Varese fondato nel 1910) questa dovrà dimostrare:
A) di avere acquisito l’intera azienda sportiva della società in stato di insolvenza;
B) di avere ottenuto l’affiliazione alla F.I.G.C.;
C) di essersi accollata e di avere assolto tutti i debiti sportivi della società cui è stata revocata l’affiliazione ovvero di averne garantito il pagamento mediante rilascio di fideiussione bancaria a prima richiesta;
D) di possedere un adeguato patrimonio e risorse sufficienti a garantire il soddisfacimento degli oneri relativi al campionato di competenza;
Quindi dovrà fare, dal punto di vista economico, ciò che andava fatto per continuare in Eccellenza, ma per fare, non prima della stagione sportiva 2020 2021, il campionato di terza categoria.

3) Il titolo sportivo, sempre ex art. 52 NOIF, ma comma 2, non può essere oggetto di valutazione economica e non può essere ceduto.
Quindi no. Non si può “comprare un titolo di serie D” (o di qualsiasi altra categoria) e ripartire da lì.
Si può ottenere un risultato simile cambiando il nome a una società esistente, attiva e che ha il titolo sportivo valido. Che però deve esistere (oggi in provincia sono solo due, peraltro molto decentrate rispetto a Varese) e deve decidere di spostare la propria sede e di cambiare nome (nome che la figc deve accettare) sostanzialmente sparendo.
Si può ottenere un risultato simile anche con una fusione fra una società con sede a Varese e una diversa società con titolo sportivo per la serie D (o altra categoria). Anche in questo caso serve una società disposta a “sparire”. Ma soprattutto serve una società a Varese che possa fondersi con questa ipotetica benefattrice. Non c’era. Ora c’è.
Ci sono storie in giro per l’Italia che apparentemente sono differenti da queste due uniche eccezioni, ma se le si approfondisce in realtà si fondano su presupposti molto differenti. Se fosse fallita durante la stagione qualche possibilità in più ci sarebbe stata (come ad esempio successo a Trieste pochi anni fa), ma qui è fallita dopo aver fatto decorrere il termine per l’iscrizione al campionato successivo. Un colpo mortale per ogni velleità. Che comunque “costava” quanto sopra ricordato. Il fallimento durante lo scorso campionato (e non dopo il termine ultimo per l’iscrizione) avrebbe potuto gestire in proprio o cedere il titolo sportivo di Eccellenza. Il fallimento ad agosto no. Scelte fatte da qualcuno che di certo non siamo noi.

Alla luce di questi punti, sui quali ad oggi non c’è possibilità di discussione (concreta e tecnica), è nato il Città di Varese. Che ha queste caratteristiche:

1) È una ASD nata con l’unico scopo di non far morire il calcio a Varese. Non è il Varese Calcio ma è stata pensata per tenere viva la fiammella del calcio a Varese.

2) È una associazione sportiva dilettantistica quindi non è frazionata in quote e non ha una proprietà in senso stretto, ma è gestita e diretta da chi l’ha fondata. Si mantiene economicamente grazie ai soldi immessi dai soci fondatori, ai contributi volontari ricevuti da privati, alla sottoscrizione di qualsivoglia forma di adesione (anche esterna alla compagine in senso stretto), ai ricavi di iniziative mirate all’auto finanziamento e, eventualmente, alla sottoscrizione di contratti di sponsorizzazione. Tutti questi strumenti sono tracciati nel bilancio. Ove applicabile viene conteggiata l’IVA e vengono corrisposte le imposte previste. Ogni utile deve essere obbligatoriamente utilizzato per il finanziamento della associazione stessa.

3) Dal punto di vista sportivo mira a salire verso categorie più vicine al “calcio vero” e lo fa con estrema attenzione ai conti e senza perdere di vista il fine principale: contribuire alla riconciliazione fra Varese e il calcio che possa favorire un futuro Varese Calcio che torni nel calcio professionistico.

4) È lo strumento ideale, forse anche l’unico possibile, per fare da piattaforma ad eventuali (e sperati) progetti strutturati per il ritorno nel calcio professionistico. Per essere chiari non è difficile, se ve ne fossero le condizioni, trasformarla in società con la quale eventualmente anche fondersi ad altre realtà titolari di un titolo sportivo di livello superiore. Si parla comunque di ipotesi che, da anni, non si vedono in concreto. Se dovessero palesarsi ci sarà piena disponibilità.

Detto tutto ciò è ovviamente una scelta libera quella di seguirne le vicende o meno. Tifosi ed appassionati potranno, volendolo, avere una partita da vedere la domenica. Chi pensa che il livello sia offensivo e che “piuttosto meglio nulla” potrà serenamente scegliere per “il nulla” e tornare un domani quando le sue aspettative minime saranno soddisfatte. Non si comprende perché mai nel frattempo si dovrebbe riversare acredine su chi invece ragiona “al di là della categoria”, ma anche ove accada questo noi ci asterremo da ogni inutile polemica. Noi altro non potevamo fare.
Questo vale anche per i media. In qualsiasi accezione e declinazione. Chi vorrà seguirci pensando al calcio che a Varese non è morto sarà benvenuto, anche perché dimostrerà di condividere la nostra idea di calcio. Ma anche chi si occuperà di noi per pura cronaca come per le altre 26 partecipanti ai due gironi di terza categoria sarà benvenuto. E, infine, sarà benvenuto anche chi vorrà pensare che il calcio a Varese in realtà sia morto. Un domani si ricrederà su questa iniziativa. Il tempo è galantuomo.

Il nostro è solo un modo di vivere il calcio in un certo modo. Per come lo viviamo noi leggere che il calcio a Varese è sparito e che nel campionato 2019 2020 a Varese non c’è calcio sarebbe stato di gran lunga peggio della terza categoria alla quale ci si avvicina comunque con rispetto.

Ecco perché il fallimento di ieri non sposta di una virgola la questione. Ed ecco perché il Città di Varese c’è.

Forza Varese

redazione@varese-sport.com