Venezia è squadra diametralmente opposta a Varese, vista la sua panchina lunghissima con Udanoh che, in pratica, è tesserato solo per l’Eurocup. Partiamo dalla regia dove vi è già abbondanza: il ruolo se lo dividono l’ex varesino Andrea De Nicolao, il cuore e la grinta di Ariel Filloy Julian Stone. Il primo è più uomo d’ordine, gli altri due metteranno pressione a Mayo con tanta attenzione che va posta sull’ex NBA. Stone è giocatore altissimo per il ruolo dato che è alto 198 centimetri ed è un play a cui piace la difesa e il gioco sporco. Spesso le vittorie della Reyer arrivano dalle sue giocate nella metà campo difensiva più che in attacco ed è il vero collante dei lagunari.
In guardia c’è un altro ex varesino come Bruno Cerella, anche se il suo spazio è veramente ridotto. Insieme a lui giostrano l’azzurro Tonut, gran talento offensivo, e Jeremy Chappell. L’ex brindisino è alla terza squadra italiana in tre anni ed ha un fisico veramente possente che lo rende difficile da marcare e gli permette di avere minuti anche come ala. In posizione tre c’è un altro grande talento dell’Umana, ovvero Michael Bramos. L’americano di passaporto greco ha compiuto 32 anni in questo 2019, ma è giocatore di rara intelligenza cestistica ed è dotato di un tiro ed un rilascio sopraffino. Impossibile non amare tecnicamente un giocatore del genere che è alla sua quinta annata a Venezia. Insieme a lui minuti li dà anche Daye, di cui parleremo più attentamente dopo.
Come ala forte insieme a Daye, troviamo Valerio Mazzola, 31enne ferrarese rientrato da un infortunio proprio domenica scorsa contro Sassari. Esordio in campionato da 3 punti in 8′ per un giocatore che parte spesso in quintetto nella formazione veneta per poi lasciar spazio a Daye nel prosieguo della gara. Tris di torri mica male per chiudere il roster con i 210 centimetri di Pellegrino – contratto in scadenza a dicembre e concupito da parecchi club di A2 – e Vidmar e i 208 centimetri del talentuoso Watt. Lo sloveno è giocatore solido, roccioso, grande difensore e portatore di blocchi mentre Watt è un lungo che sa segnare in parecchi modi e non è mai sceso sotto gli 11,1 punti di media nelle sue 4 stagioni in maglia Reyer.

Occhio a… Austin Daye
In attesa del ritorno di Goudelock, è certamente lui l’uomo dal maggior talento della formazione veneziana. Talento ereditato dal padre – chi ha una certa età non può non ricordarsi quell’iradiddio di papà Darren visto per quattro fulgidi anni in maglia Pesaro prima di un biennio a Siena –, Daye arriva da una controversa stagione in maglia Reyer. Già, perchè prima di essere l’Mvp delle finali scudetto, Daye era arrivato sul limite del taglio per una serie di prove poco convincenti. Poi, un probabile colloquio con coach De Raffaele o non sappiamo bene cos’altro, ha sbloccato l’ala americana che ha letteralmente dominato in semifinale e finale: 14,4 punti di media nei playoff col 36,5% da 3 le sue cifre. Per lui questo è il terzo anno in maglia Reyer ed è all’ultimo anno del biennale firmato in precedenza. Con Venezia ha raccolto le maggiori soddisfazioni della sua carriera vincendo la Fiba Europe Cup nel 17/18 e lo scudetto l’anno scorso anche se nel suo palmares figura anche un titolo NBA coi San Antonio Spurs, ma con un ruolo marginale. Draftato dai Detroit Pistonsnel 2009 come scelta numero 15, Daye ha giocato 4 anni con la franchigia di Motown, poi è finito ai Memphis Grizzliesnel 2013, ai Raptors l’anno successivo e agli Atlanta Hawks nel 2015, prima di decidere di sbarcare a Pesaro per una super stagione a 21,3 di media. Un anno al Galatasaray e poi il presente in maglia Reyer.

IL CAMMINO DI VENEZIA

Matteo Gallo