Incontro Attilio Caja al Palazzetto lunedì il giorno dopo il successo con Trieste, è sorridente e rilassato. Il coach parla volentieri e non si può non cominciare l’intervista proprio dalla splendida vittoria in terra friulana, una partita perfetta che ha avuto un leader indiscusso: Josh Mayo con i suoi 32 punti finali e 43 di valutazione.
“E’ stata una vittoria su un campo difficile contro una squadra che ha fatto bene la prima partita con Venezia. Venivamo dalla prestazione poco brillante con Sassari e sapevamo delle difficoltà che avremmo incontrato davanti ad un pubblico caldissimo. E devo dire che ci siamo preparati bene: sono partito da alcune cose buone che abbiamo realizzato contro Sassari e ho aggiunto qualcosa nella tattica, concedendo ai ragazzi di spendere qualche fallo per sacrificarsi per la squadra. A questo proposito, devo fare un plauso ad Ingus Jakovics che è stato esemplare sotto questo aspetto”.

La squadra si sta amalgamando e sta assorbendo il suo sistema.
“Ci vuole molto tempo anche perchè la maggior parte dei giocatori arrivati in estate non conoscevano me e non si conoscevano tra loro e in più provenivano da realtà e campionati diversi. I miei ragazzi devono capire che occorre l’apporto di tutti e per ottenere il massimo dobbiamo lavorare duro tutti insieme”.

Capitolo Jason Clark.
“Siamo in attesa di conoscerlo perchè praticamente non lo abbiamo mai visto. Dopo appena un paio di allenamenti si è infortunato e quindi per ora è un punto di domanda, sarà tutto da scoprire”.

Avversaria di turno è la Pompea Fortitudo Bologna, tornata in serie A dopo dieci anni.
“Stiamo parlando di una squadra molto lanciata, con atleti davvero di alto livello: da Pietro Aradori, un giocatore che fa la differenza, a Mancinelli, da Leunen a Cinciarini. Il suo ritorno in serie A fa bene al nostro basket”.

Possiamo definire Varese -Bologna una sfida “storica” non solo sul campo ma anche dal punto di vista delle tifoserie.
“E’ una partita affascinante e Bologna è una piazza storica del nostro basket. Dopo dieci anni la Fortitudo è ritornata al suo posto in serie A e lo stesso vale per le altre due neopromosse Treviso e Roma. Quest’anno il livello del campionato si è alzato ed, escludendo almeno otto squadre che non scenderanno sicuramente di categoria, dobbiamo ragionare sulle altre che rimangono. Sarà un torneo duro in cui dovremo soffrire”.

C’è un giocatore del nostro campionato che le piacerebbe avere a Varese?
“Ce ne sarebbero diversi ma per ora rimangono nei miei sogni”.

Varese ha sempre bisogno del suo pubblico e lei punta su questo fattore.
“I nostri tifosi sono sempre presenti, numerosi, partecipi e calorosi in ogni momento così come lo sono i ragazzi della Curva che fanno partire i cori e a volte me ne dedicano qualcuno. Tutti hanno sostenuto la squadra in modo positivo e propositivo anche durante la difficile partita contro Sassari. Insomma Masnago è un luogo unico”.

Oltre alla pallacanestro, lei ama il calcio ed è un grande tifoso dell’Inter. La stagione è partita bene…
“Per ora siamo primi, anche se bisogna sempre stare con i piedi per terra. Ricordo che anche nel primo anno di Luciano Spalletti siamo stati in cima alla classifica fino a Natale. Ammiro Conte e sono contento di come faccia giocare la squadra. Non mi è piaciuto però che allo stadio non facciano più sentire l’inno “Pazza Inter”: credo che sia nel nostro dna da sempre e penso anche che un interista sia nato per soffrire e non si può cancellare la storia che è dentro di noi. Sapete cosa vi dico? E’ troppo facile nascere juventini…”.

Benedetta Lodolini