Pesaro, terra di mare, ma anche fortissimamente terra di basket. Settima per media spettatori con oltre 4400 presenze fisse alla Vitrifrigo Arena per una squadra malinconicamente ultima in classifica. Unica ad avere già esonerato l’allenatore – via Perego che aveva un biennale dentro l’ex varesino Giancarlo Sacco –, Pesaro ha avuto vari problemi di organico tanto da non riuscire praticamente mai a giocare d’insieme.

Tanto spazio e responsabilità a Federico Mussini in regia che ha mangiato il posto al serbo Vasa Pusica, arrivato direttamente dal college a stelle e strisce passando da San Diego ai Notheastern Huskies con tanto di anno sabbatico per il cambio di ateneo. Grandi attese, ma finora ha deluso tanto da esser sorpassato ultimamente da Mussini chiamato all’anno della verità dopo un paio di stagioni così così dopo il ritorno, anche lui, dal college (St John’s). 10,3 punti in 23′ fin qui per il prodotto di Reggio Emilia: la sua crescita passa, però, anche dal dover trainare Pesaro verso la salvezza: riuscirà a farcela?

In guardia c’è il talento vero di Barford insieme ai giovani Miaschi e Drell: 13′ per l’italiano con 3,1 punti di media, mentre l’estone voluto da Perego ha firmato un triennale e viaggia a 6,2 punti in 20′. In ala troviamo Leonardo Totè, fuori per una frattura alla mano sinistra dopo un buon inizio e rientrato proprio domenica scorsa contro Milano (77% da 2 e 8,5 punti). A Masnago ci saranno il discusso Zach Thomas e l’altro 2000 Paul Eboua. Il primo arriva da una buona stagione in Belgio all’Okapi Aalstar con 14 punti di media, ma la serie A si sta rivelando troppo per lui: 9,8 punti con un modesto 29% dall’arco. Giocatore che può giocare anche in ala forte. L’italiano, ma camerunense di nascita, è un buon prospetto uscito da quella macchina di talenti della Stella Azzurra Roma e dopo la buona annata a Roseto ha fatto il salto in A: grandi doti fisiche per lui, mano ancora da aggiustare e ammorbidire dalla lunga distanza, ma ha le qualità per crescere in futuro.
In ala forte c’è il confermato Simone Zanotti: buon cambio che dà fisicità uscendo dalla panchina e che in questo momento ha più spazio per le assenze. 4,7 punti col 58% da 2 per il lungo di 208 centimetri. Chili e centimetri che non mancano nemmeno sotto canestro con Chapman: 208 cm per 111 kg che sta viaggiando a 13,5 punti e 5,5 rimbalzi in 22′ di utilizzo.

 

Occhio a… Jaylen Barford
Jaylen Barford pesaro basketEssere l’MVP del PIT (Portsmouth Invitational Tournament) è sempre una bella presentazione. Per chi non lo sapesse, è l’unico torneo post college e che avviene prima del draft riservato ai soli giocatori di college. Dove c’è la crema dei migliori giovani giocatori, insomma. E Jaylen Barford lo è stato nel 2018.
Un futuro che poteva essere al piano di sopra, nella NBA, ma non lo è stato. Iniziata la carriera universitaria a Motlow State, macina punti su punti: 20,6 al primo anno che diventano 26,2 nell’anno da sophomore. Da lì il trasferimento ai ben più noti Arkansas Razorback: 12,8 punti il primo e 17,9 nell’ultimo anno di università. Poi il draft dove non venne scelto, ma riuscì a firmare per il training camp degli Charlotte Hornets. Il taglio arriva l’11 di ottobre e per il nostro Barford ci fu un intero anno in G League con i Greensboro Swarm, società satellite degli Hornets, chiuso a quasi 18 di media. Non un grandissimo tiratore da fuori, qualità che forse lo ha tenuto fuori dalla Nba, Barford è però un toro che va bene a rimbalzo e lo conferma anche in Italia: 4,5 di media per un giocatore di 191 cm non è niente male. Abile procacciatore di liberi con la sua esuberanza fisica, ma anche un buon passatore, Barford è giocatore poliedrico sul fronte offensivo e capace di poter diventare leader, in futuro, di una squadra anche di buona caratura. La sua carriera europea passa anche da Pesaro: saprà portarla fuori dal guado?

IL CAMMINO DI PESARO

Matteo Gallo
(foto Luca Toni da FB Victoria Libertas Pesaro Basket)