Dopo coach Sandro Gamba, ora è Marino Zanatta a fare gli auguri di buon compleanno a Yelverton e a ricordarlo a modo suo.

MARINO ZANATTA – “Come tutti i miei compagni – ricorda Zanatta -, vedo per la prima volta Yelverton nel giugno del 1974 in occasione della Coppa Intercontinentale giocata a Città del Messico. L’Ignis arriva a quella manifestazione accompagnata da una situazione particolare perchè al termine del campionato 1974, e poche settimane prima di disputare la Coppa del Mondo per club, coach Gamba e i dirigenti del club decidono di tagliare un giocatore superlativo come Manuel Raga che, come tutti sanno, all’interno di un gruppo solidissimo come l’Ignis consideriamo importantissimo, una sorta di pietra angolare. Quindi all’inizio nei confronti di Charlie, anche se ovviamente lui non ne ha nessuna colpa, c’è un pizzico di naturale diffidenza perchè nel pensiero di tutti è pur sempre colui che ha “rubato” il posto ad un fratello come Manuel. Invece, bastano pochi minuti di frequentazione in spogliatoio e in allenamento per scacciare via tutti i pensieri sbagliati sul suo conto. Charlie infatti si presenta al gruppo per quello che è: un ragazzo con tutte le qualità umane messe al posto giusto. E’ simpatico, intelligente, generoso, sempre sorridente, solare e disponibile agli scherzi, sa stare in gruppo come pochi altri, non ha ha mai atteggiamenti sopra le righe e porta con sè un segno che considero distintivo delle persone di alto livello: ha il dono dell’autoironia e sa come ridere di se stesso. Insomma, Yelverton-uomo supera alla grandissima il primo esame/impatto, mentre dal punto di vista tecnico capiamo immediatamente il perchè della scelta di coach Gamba. Charlie, in possesso di doti atletiche e fisiche impressionanti, è il giocatore che ci manca sotto il profilo difensivo perché è eccezionalmente rapido e reattivo, ha potenza muscolare e “piedi” per reggere tutti i ruoli perimetrali e, se occorre, per qualche minuto, può tenere anche i mezzi lunghi. Un jolly difensivo incredibile che, nemmeno il caso di sottolinearlo, una volta in attacco col talento che si ritrova può fare quello che vuole”.

Non a caso, con Yelverton, il vostro viaggio in Coppa Campioni nell’annata 1974-1975 assomiglia ad una passeggiata di salute.
“In effetti – conferma il grandissimo “Zago” -, fino alla famosa finalissima di Anversa superiamo tutti gli ostacoli senza incontrare soverchie difficoltà. L’avversaria più dura e impegnativa incontrata lungo il percorso di qualificazione si rivela lo Zadar Zara di Cosic e Giergia, ma ricordo che in due gare ad alto punteggio sono proprio le prestazioni difensive eccellenti di Yelverton a darci la spinta giusta per superare gli slavi. Il tutto, dicevo, fino alla notte “magica” di Anversa che, in realtà, nei giorni precedenti sembrava dovesse essere quella da dedicare ai nostri incubi peggiori perchè, privi di Dino Meneghin, assente per una frattura al braccio e con mezza squadra febbricitante, quella Ignis, che tanto per cambiare affronta il Real Madrid, pare destinata ad un inutile massacro. Invece, in mezzo alla sorpresa generale vinciamo noi. Con la forza della disperazione, con tutto il carattere del mondo e l’esempio trascinante di Charlie, che nella nostra metà campo si moltiplica difendendo su tutti, riusciamo a sorprendere i madridisti riportando, come da tradizione, nelle vetrine dei negozi del centro di Varese l’edizione della coppa più insperata e impronosticabile”.

yelverton pallacanestro vareseCharlie però, alla fine di quella stagione lascia Varese per giocare prima a Brescia, che lo sceglie come americano per il campionato, e successivamente in Svizzera. Poi, come in un bella favola, lo ritrovi al tuo fianco nella stagione 1977-1978: che effetto ti fa?
“Effetto? Gioia purissima perchè nel corso degli anni il rapporto con Charlie si è consolidato al punto di diventare una grande amicizia che coinvolge anche le rispettive famiglie. Quindi, ci sono tutti i motivi per essere doppiamente felice visto che ritorna in squadra un giocatore stupendo che, nel frattempo, grazie all’aumentata esperienza nel basket italiano ed europeo è addirittura migliorato. E, in quella stagione, a parte la disgraziata serata di Monaco in cui perdiamo la Coppa dei Campioni lasciandola nelle mani del “solito” Real Madrid, Yelverton gioca da sensazionale protagonista realizzando in tutti i playoff, ma in particolare nella serie-scudetto contro la Virtus Bologna, la sua impresa più bella e importante giocando  gare di meravigliosa bellezza e sostanza”.

Nei tuoi ricordi a proposito di Charlie ci sono un paio di aneddoti significativi?
“In realtà ce ne sarebbero decine e decine, ma vorrei offrirtene un paio che, per ragioni opposte, tratteggiano la personalità di un uomo ironico e d’animo sempre generoso. Il primo Yelverton, come detto, arriva in Italia nel 1974, epoca in cui la gente di colore era guardata con curiosità, qualche volta con sospetto e il “politically correct” non si sapeva proprio cosa fosse. Charlie, però, abituato al razzismo, alle violenze verbali e fisiche ben presenti negli States, non solo non badava ad alcuni atteggiamenti, ma riusciva pure a scherzarci sopra. Così una volta, durante una trasferta a Torino alloggiamo in un hotel di gran lusso. Mentre siamo a pranzo con tutta la squadra, numerosi clienti guardano Yelverton in maniera troppo insistente. Allora Charlie, al termine del pasto si alza, cammina con passo studiato verso un dipendente dell’albergo, si fa consegnare la sua giacca di servizio, una di quelle a righe facilmente riconoscibili, e in tutta tranquillità come se niente fosse comincia a girare tra i tavoli chiedendo sorridente: “Buon giorno signore, posso fare qualcosa per lei? Vuole che porto valigia in camera? Vuole ordinare cibo? Tu desidera io “pulisci” tuo tavolo? E così via, mentre noi, divertiti, assistiamo alla sua clamorosa perfomance attoriale stesi per terra dalle risate. L’altro episodio è datato 1978. Charlie, colpito da un gravissimo lutto famigliare, è costretto a raggiungere in fretta e furia New York per  partecipare ai funerali di un suo caro. La MobilGirgi però, che si trova in un periodo delicatissimo, probabilmente decisivo della stagione, la domenica deve giocare una gara determinante a Cantù. Yelverton, senza nessun obbligo da parte di società e staff tecnico, capisce la particolarità del momento e altrettanto in fretta torna in Italia, sopportando dozzine di ore di aereo, fusi orari a pioggia, tutti i disagi del viaggio e, soprattutto, una profonda tristezza dentro al cuore. Charlie  arriva in spogliatoio a Cucciago pochi minuti prima dell’inizio della partita, quando ormai coach Nico Messina ha già finito discorso e riunione tecnica. Dice all’allenatore che si sente di giocare e senza dire una parola per tutti i quaranta minuti, giocando con una concentrazione feroce, mette insieme una gara incredibile. Poi, doccia, sempre silenzioso e assorto nei suoi pensieri, un frettoloso saluto e via. Tutto fatto per il bene della squadra e con grande generosità verso i suoi compagni. Un comportamento che, anche nei miei anni successivi da dirigente, non ho più riscontrato. O, almeno, non in questa forma. Charlie, anche per questo, non solo per questo, era, è tuttora, amatissimo e rispettato da allenatori, compagni, dirigenti e tifosi. In poche parole – conclude ancora commosso Marino -, a uno come Yelverton al di là del suo lato estroso, da vero artista, non puoi non volere bene. Buon compleanno, amico mio!”.

PRIMA PARTE

 Massimo Turconi