Tu pensi a Tommy Scrubb, lo vedi muoversi sul campo, ne valuti le mosse e le scelte tecniche, quasi sempre corrette, ne ponderi i tempi tattici, quasi sempre “on time” e giustamente lo descrivi come uno dei giocatori più “cerebrali” di questa sorprendente Pallacanestro Varese. Poi, fai due chiacchiere con lui nel dopo Varese-Torino e scopri che tutto torna. O quasi.

Perchè il buon Thomas, nella sua Vancouver, ha lasciato aperti sulla scrivania di casa libroni di Neuroscienze. Volumoni di medicina, biochimica, fisiologia e anatomia del sistema nervoso che forse Tommy, quando tra una dozzina d’anni appenderà le scarpe al chiodo, riprenderà fra le mani per coronare il sogno della sua seconda vita e diventare, finalmente, medico specializzato in neurologia.

Intanto, in attesa dell'”anno che verrà”, Scrubb con le sue movenze incanta il pubblico di Masnago e dà ragione al 100% al general manager Andrea Conti che in tempi non sospetti, basta andare a rileggersi l’intervista del 2 ottobre scorso,  esaltava personalità, profondità tecnica e l’acclarata utilità di Thomas.
“Il mio gioco è essenziale, lineare, senza fronzoli – conferma l’ala di Varese -, ed io sono assolutamente, al 100%, un giocatore di squadra e le statistiche individuali non fanno per me. Proprio non mi interessano. Invece, mi interessa molto di più lavorare per il mio team e fare il meglio possibile per spingerlo verso l’alto. Per ora, in questo senso, le cose stanno andando abbastanza bene. Mi pare…”.

Bhe, col terzo posto in classifica ad una vittoria dall’accesso alle Final Eight di Coppa Italia, si potrebbero usare superlativi e iperboli: ti aspettavi una prima parte di stagione così brillante?
“Così alti in classifica, addirittura al terzo posto, proprio no perché – spiega Thomas -, guardando il “ranking” stagionale avevo l’idea che la parte alta della graduatoria fosse di proprietà di altri club che durante l’estate avevano rinforzato molto i loro organici. Però, in tutta onestà, diciamo che non ne sono sorpreso perché in pre-stagione abbiamo lavorato con grande intensità e serietà raccogliendo subito buoni risultati ma, soprattutto, dimostrando coesione e solidità di un gruppo senza superstar. Nella nostra squadra non ci sono “Io”, ma solo tanti “Noi” ed il nostro segreto, piuttosto semplice in realtà, è solo questo”.

E il segreto tecnico, invece, qual è?
“La difesa, senza dubbio. Quando là dietro siamo concentrati, caricati e attenti diventa difficile per tutti farci canestro. Dalla difesa di squadra nascono vittorie come quella ottenuta a Venezia in una gara in cui sono fusi alla perfezione preparazione tattica, orgoglio individuale, determinazione costante per tutti i quaranta minuti e compattezza di squadra. E, insomma, lasciare solo 61 punti ad una squadra con talento offensivo come la Reyer spiega molte cose”.

Realisticamente: a quale traguardo può puntare l’OJM?
“E presto per dirlo, ma classifica alla mano penserei prima di tutto ai playoff, ovviamente partendo dalla posizione più elevata possibile. Poi, secondo step, provare a superare almeno un turno di post-season. Da lì in avanti vedere cos’altro può succedere perché, me ne sono accorto a mie spese l’anno scorso quando ero ad Avellino, le posizioni acquisite in stagione regolare valgono quasi zero. Noi, da quarti in classifica, siamo stati eliminati da Trento arrivata ai playoff più forma fisicamente e più pronta di noi a giocare insieme”.

In attesa di sviluppi futuri, Thomas si gode l’atmosfera “bipolare” (siamo ancora in teme di neuroscienze, o no??) di Varese. Da un lato la natura, il colore verde dominante, la sensazione di tranquillità trasmessa dai laghi e da un paesaggio che, seppur in sedicesimo, gli ricorda la British Columbia dov’è nato e cresciuto. Dall’altro lato, invece, c’è l’atmosfera caldissima del palazzetto di Masnago: “Giocare davanti al pubblico di Varese è incredibile se indossi la maglia biancorossa, ma terribile se scendi sul parquet con la maglia “sbagliata”. Mi piacciono il clima di partecipazione, il coinvolgimento e la simbiosi totale tra tifosi e giocatori e penso che per un giocatore sia davvero gratificante battersi per qualcosa, la tradizione e il nome di Varese, e per qualcuno: i tifosi. Sono sensazioni che, al di là dell’essere giocatori professionisti, danno senso a quello che fai”.

Battere la SuperOlimpia Milano, quello si che darebbe un “gran” senso…
“Ricordo la terrificante “spazzolata” rifilataci da Milano in un torno di pre-stagione. Rispetto ad allora noi abbiamo mosso grandissimi passi in avanti e siamo più pronti ad affrontare i campioni d’Italia. Poi, forse, dopo che abbiamo battuto Venezia qualche piccola preoccupazione l’avranno pure loro. Giusto??”.

 Massimo Turconi