Un sogno di bambino che diventa realtà, quei colori che brillano più di ogni altra cosa, l’amore e la passione per un lavoro che è sempre stato la prima scelta, l’addio (o forse l’arrivederci) a quella realtà che tanto ha significato e che avrà sempre un posto speciale nel cuore ancor prima che nel bagaglio di un uomo cresciuto a pane e calcio. E’ un elenco lunghissimo quello che si potrebbe trascrivere per raccontare la vita calcistica di Alberto Tagliabue, di professione preparatore dei portieri, un elenco che da solo, però, non spiegherà mai la miriade di emozioni provate da quella telefonata in poi: “Vuoi allenare i portieri del Varese?”. Boom, arriva dritta allo stomaco la domanda, la telefonata, che aspetti da una vita.
Ma come è andata esattamente?
taglia_2Qualche settimana fa mi ha contattato Scodellaro, il responsabile del settore giovanile biancorosso, poi ci siamo trovati, abbiamo fatto due chiacchiere fin quando mi è stata fatta una proposta concreta ovvero quella di allenare la categoria giovanissimi (2004, 2005); non l’ho accettata su due piedi, confesso che ci ho pensato un po’ perché avrei dovuto prendere una strada diversa da quella condotta fino ad oggi, ma dentro di me sapevo già la risposta”. Una risposta che poteva essere solo un sì grosso quanto una porta da calcio: “E’ un sogno che diventa realtà. Da bambino ho sempre avuto questo desiderio nel cassetto e cioè allenare i portieri del Varese, oggi lo realizzo e quasi non mi sembra vero”.
Senza troppi giri di parole, che cos’è per te Varese?
(Un sospiro e poi via) “Varese è la mia squadra del cuore, tanti di noi tifano i grandi club di serie A, come è giusto che sia, io per primo sono interista, ma tifare la squadra della propria città è qualcosa che va oltre, è un sapore diverso, è un tifo diverso; io sono cresciuto con il Varese di Fascetti, potrei recitare la formazione a memoria, mi sono innamorato di un club che sentivo mio, abitavo dove c’era la vecchia sede, vedevo i giocatori da vicino ed erano i miei idoli e come tutti i ragazzini non aspettavo altro che il weekend per la partita della mia squadra del cuore, ma non è tutto…” Cos’altro facevi? “Da ragazzino avevo già sfiorato questa società dall’interno facendo qualche anno tra le fila delle giovanili, ci avevano dato la divisa e la tuta, io la guardavo e mi commuovevo, e così finivo per indossarla anche quando andavo a dormire, portando con me tutti i miei sogni di gloria”.
Facciamo un passo indietro: dire sì al Varese significa lasciare la Valceresio, realtà di prima categoria a cui hai dedicato sei anni della tua carriera di allenatore, che significato ha per te?
Senza giri di parole, io alla Valceresio devo tutto, ma proprio tutto, come uomo ancor prima che come preparatore, lascio un ambiente fantastico, delle persone fantastiche, mi hanno insegnato tantissimo ma spero anch’ io di aver lasciato qualcosa di buono a loro, il calcio, così come la vita, è fatto di scelte, quello che conta è salutarsi nel massimo del rispetto, così è stato, nella vita poi non si sa mai, quello che è certo è che sarò sempre grato alla Valceresio”.
A proposito della Valceresio, vuoi sbilanciarti sul prossimo campionato di prima categoria?
Sarà un bel campionato perché tante squadre si sono rinforzate, ad Arcisate è stato fatto un ottimo lavoro, come sempre d’altronde perché stiamo parlando di una società molto ben organizzata, con le idee chiare ed in continua crescita, l’attacco Ambrosoli – Ponti – Piccinotti è un tridente che in pochi si possono permettere a questo livello, possono far bene e glielo auguro di cuore, sarò sempre un tifoso della Valceresio”.
La tua carriera di allenatore passa anche dalla Svizzera visto che sei il preparatore dei portieri dell’AC Taverne e che quest’anno sarai al fianco di Maurizio Ganz…
Altra esperienza incredibile, altra annata alle porte in cui si può far bene, Ganz poi non lo devo certo presentare io, in Svizzera però è un po’ diverso visto che settimana prossima inizierà il campionato, ma al di là di questo stiamo parlando di un’altra realtà da cui attingere per imparare e crescere, io ci metto come sempre tutto il mio impegno e la mia passione”.
taglia_1Cosa ti aspetti, invece, dal Varese che come tu ben sai è una piazza calda sempre nell’occhio del ciclone?
“Solo una cosa: programmazione. Ma questo vale sia nel capitolo portieri sia a livello di società, prima squadra, ecc…perché senza programmazione non si va da nessuno parte, è importante fare le cose fatte bene anche se ci vuole tempo, bisogna avere pazienza per andare lontano”.
Ed il Varese, invece, cosa deve aspettarsi da te?
Deve aspettarsi un preparatore pronto a mettere in campo tutto quello che sa e pronto ad apprendere anche le virgole, da me potrà sempre aspettarsi entusiasmo, voglia, passione, ed un amore smisurato, l’ho già detto che amo questi colori? Questo sarà il mio valore aggiunto, il bianco ed il rosso ce li ho tatuati sulla pelle, io so che faccio un grande colpaccio entrando al Franco Ossola, ma senza presunzione dico che il colpaccio lo facciamo entrambe”.
Infine: Tagliabue al Varese, se il titolo di quest’intervista fosse questo, che effetto farà?
Lo sai che sono uno da libro cuore, se la metti così, mi viene da piangere”.

E chissà se dopo trent’anni qualche lacrimuccia scenderà anche quando quella tuta verrà re-indossata, perché no, pure prima di andare a letto, sarà qualche taglia più grande solo per contenere meglio un cuore più grande che non ha mai smesso di innamorarsi della sua città, della sua squadra, di quel favoloso mondo biancorosso. Quel “bambino” che ogni sera chiudeva gli occhi sognando tutto ciò, ora può tenerli spalancati perché “E’ vero, è tutto vero”, il treno è passato, il sogno è realtà: buon viaggio Taglia per questa nuova, fantastica, avventura.

Mariella Lamonica