È del 1087 il documento dove si legge che Pietro da Seregno dona parte dei suoi beni alla canonica di San’Ambrogio a Milano. È anche la prima volta che si sente citare Seregno, comune della bassa Brianza. In questo territorio sono stati trovati manufatti di origine romana che hanno aperto ipotesi antiche sulle origini della cittadina (che invece si fanno risalire all’alto medioevo).

Le cronache del XIII secolo parlano di un borgo composto da proprietari terrieri e anche da artigiani e mercanti. Come successo per molte terre della Brianza, Seregno è contesa fra le grandi famiglie di fine XIII secolo. È divisa in due parti, alta e bassa, con due chiese, una dedicata a San Vittore e l’altra Sant’Ambrogio. Una separazione risolta nel ‘700 con la loro demolizione l’unificazione nella attuale basilica di San Giuseppe.

Per la sua posizione sulle vie di collegamento fra diverse province e per la vicinanza con la Svizzera, Seregno sviluppa una importante vocazione artigianale e commerciale. Qui si producono mobili in legno molto richiesti e si sviluppano imprese tessili e meccaniche che esportano prodotti in tutto il mondo. Qui è nato Umberto Trabattoni, imprenditore che nel 1940 arriva alla presidenza del Milan (ha buon fiuto nell’individuare i calciatori e costituisce il trio svedese Gren-Nordhal-Liedholm che riporta lo scudetto in rossonero dopo 44 anni). È stato il patron del Seregno Calcio dal 1922 al 1935 e ha fatto costruire lo stadio dove ancora oggi gioca la squadra di calcio cittadina.

L’impianto è intitolato al figlio Ferruccio, il suo unico maschio, morto in giovane età. Il Seregno di Trabattoni nel 1933 è ammesso alla Serie B, grazie alla ristrutturazione dei campionati e alla sapienza calcistica del presidente. Nel 1982 il Seregno 1913 retrocede in Interregionale dopo avere giocato il suo ultimo campionato fra i professionisti. Oggi lotta per non retrocedere in Eccellenza, esattamente come il Varese. Seguire il Varese in questa trasferta può rappresentare l’occasione per provare piatti tipici della tradizione lombarda, anche di campagna: dai bolliti all’osso buco, dai rotoli di frittata alle insalate con uova e pollo a filetti.

Simona Romaniello