La situazione delicata del Varese è cosa nota che tiene con il fiato sospeso tutti i tifosi. Il difficile momento della società biancorossa coinvolge anche  l’attività del settore giovanile. Affrontiamo questa e altre questioni, meno legate alla prioritaria contingenza, con l’attuale Direttore generale del vivaio del Varese ed ex giocatore della formazione Primavera negli anni Ottanta, Massimo Scodellaro.

Come si è riavvicinato ai colori biancorossi?
“Ho seguito mio figlio nella sua attività calcistica e questo mi ha portato a tornare in contatto con il Varese e diventare Team Manager nel 2016. Non mi sono mai staccato dall’ambiente del calcio che è stata ed è la mia passione”.

Veniamo al presente, in cosa consiste il suo attuale ruolo di direttore generale nel Varese?
“Devo coordinare e sostenere, in questo momento più che mai, tutti le persone che animano il settore giovanile del Varese sia per quanto riguarda l’attività di base sia il settore agonistico. È un impegno importante che mi prende tanto tempo”.

Quali sono le difficoltà maggiori che sta affrontando in questo momento?
“Le difficoltà sono tante. Quando ci sono problemi economici è dura mandare avanti le cose, perché l’impegno delle persone va riconosciuto anche economicamente. Per questo voglio ringraziare gli allenatori, che hanno dato disponibilità a impegnarsi su due gruppi squadra e, in alcuni casi, anche a portare al campo i ragazzi, e più in generale tutti gli addetti ai lavori che non stanno mollando e ci permetto all’oggi di mandare avanti la nostra attività di settore giovanile con 230 tesserati. Una testimonianza di serietà,  passione e  forte senso di appartenenza”.

Quale riscontro avete da parte dei genitori dei vostri ragazzi?
“Molti hanno compreso le difficoltà del momento e quando abbiamo chiesto un anticipo della retta per poter dare un segnale concreto ai collaboratori hanno risposto positivamente. Inutile negare che anche questa è una situazione non facile, perché c’è il rischio di perdere la fiducia. Per ora i genitori ci seguono e io posso assicurare che ce la metteremo tutta per arrivare fino in fondo. Proprio in quest’ottica stiamo organizzando dei tornei e manifestazioni capaci di darci lo slancio necessario per concludere la stagione e guardare al futuro”.

Lei allena anche nel Verbano, come riesce ad abbinare le due attività?
“Sono una persona che quando prende un impegno lo vuole portare a termine fino alla fine. Per questo motivo  voglio concludere il mio percorso con i ragazzi del 2001 del Verbano, giunti ormai all’ultimo anno del settore giovanile. Poi stare sul campo è ancora la cosa che mi piace di più, mi piace poter riuscire a trasmettere la mia esperienza calcistica ai più giovani”.

Settore giovanile di taglio professionistico, il Varese, e dilettantistico, Verbano, quali le maggiori differenze?
“Nel settore giovanile professionistico devi dare più servizi, c’è meno l’apporto del volontariato, tratto tipico delle realtà dilettantistiche. Nell’ambito professionistico ci sono maggiori complessità organizzative”.

In ambito di settore giovanile, quale rapporto ha e dovrebbe avere una società come il Varese con le realtà minori presenti sul territorio?
“Il Varese dovrebbe avere rapporti con tutte le società del territorio sotto forma  di affiliazioni e collaborazioni concrete. L’affiliazione non può essere solo una questione di immagine, ma per avere valore deve concretizzarsi nell’affiancamento e accompagnamento nell’attività sul campo. Il problema attuale del Varese è quello di rifarsi una credibilità”.

Marco Gasparotto