“Da qualche stagione in qua descrivere Cantù e parlare delle prospettive brianzole è, per qualunque addetto ai lavori, una vera impresa perchè – spiega Andrea Conti, general manager della Pallacanestro Openjobmetis Varese – sulla società canturina grava sempre la cosiddetta “incognita Gerasimenko”. Il patron russo, infatti, è in grado di cambiare completamente connotati alla squadra nel giro di 24 ore e quindi, il giudizio definitivo su Red October oltre che sospeso rischia di essere piuttosto aleatorio. Esaurita questa premessa dico che, finora, a Cantù sono comunque arrivati personaggi importanti sotto tutti i punti di vista. Tuttavia, prima di introdurre l’argomento giocatori, mi sembra giusto porre l’accento su coach Pashutin, tecnico ben conosciuto da Gerasimenko, nonché elemento da tenere in grande considerazione perchè ha il curriculum, l’esperienza ad altissimo livello maturata in Eurolega e tutte le carte in regola per imporre il suo marchio anche nel campionato italiano. A mio modesto avviso, proprio Pashutin potrebbe essere il valore aggiunto di Cantù”.

Altri personaggi “pesanti” sono anche quelli che formano l’organico canturino. O no?
“Ovvio che sì – risponde Andrea -. A cominciare da Tony Mitchell, ala piccola dal talento assoluto in possesso di grandissime doti da realizzatore, che in Italia abbiamo già visto fare benissimo a Trento e un po’ meno a Sassari. Mitchell, se riuscirà a restare nei binari tecnici e mentali, ha tutte le qualità e l’esperienza e il carisma per proporsi come giocatore-guida di un gruppo molto talentuoso. Mitchell avrà al suo fianco esterni di pregio come Gerry Blakes, playmaker mancino che dopo ottime stagioni in campionati minori come quelli cipriota e svedese approda, per verificarsi, in un torneo di livello superiore. Nello spot di guardia ci sarà Omar Calhoun, classe 1993, talentuoso esterno che dopo una brillantissima carriera universitaria (titolo assoluto NCAA a University Connecticut 2014, ndr) è, pure lui, reduce da un paio d’anni di esperienza nel campionato finlandese. In ala giocherà Ike Udanoh, giocatore maturo (classe 1989), già visto in Italia, esattamente a Ferrara e Mantova, nel campionato di A2 e con diverse stagione europee in Russia. Sotto canestro Cantù potrà affidarsi alla stazza di Jonathan Tavernari, ragazzo già visto in canotta Banco Sardegna Sassari, oppure al più longilineo e atletico Shaheed Davis, volto nuovo per il nostro campionato, ma non per l’Europa dal momento che, alle spalle, Davis ha dei “giri” in Ucraina. Dalla panchina, per ora, escono, come detto, o Tavernari-Davis per i ruoli interni e Gaines, guardia-playmaker con punti nelle mani, esperienza, anche italiana a Caserta e Pesaro, e tantissima voglia di affermarsi come giocatore di alto profilo nel ranking europeo. Dietro questi sette giocatori sui muovono quattro italiani, Parrillo, Quaglia, Tassone e Baparapè che sembrano destinati a trovare scarso spazio. Tutto ciò al netto di colpi di mercato che, conoscendo Gerasimenko, sono sempre probabili. Anzi, fortemente possibili”.

Pregi, difetti e prospettive?
“La batteria di esterni mi piace molto per assortimento tecnico, impatto fisico e atletico. Poi, da non sottovalutare c’è il fatto che nello spogliatoio di Cantù si parlerà solo inglese e se gli americani faranno “buona chimica” il valore della Red October potrebbe innalzarsi parecchio. Tra i difetti ci sono, evidenti, la mancanza di chili e centimetri sotto canestro e rotazioni limitate, soprattutto per una squadra che ha intenzione di affrontare il doppio impegno europeo affrontando le qualificazioni in Champions League. Infine, per quanto riguarda le prospettive, mi sembra che Cantù possa aspirare ad una stagione tranquilla con una consapevolezza: se tutte le caselle del “puzzle” dovessero combaciare, potrebbe essere lecito puntare a qualcosa di più”.

 

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Massimo Turconi