Tra i differenti profili che animano il calcio dilettante oggi conosciamo quello di Radames Tirelli attuale Direttore sportivo dell’Associazione Sportiva Dilettantisca Taino, ma con un lungo trascorso sotto molteplici vesti all’interno del mondo del calcio.

Radames TirelliCominciamo con una curiosità, lei ha un nome particolare, come mai l’hanno chiamata Radames?
“Io sono nato e cresciuto a Verona, dove abitualmente viene rappresentata l’Aida di Verdi, i miei genitori si sono ispirati a uno dei protagonisti, Ramadés per l’appunto”.

Veniamo al calcio, la sua grande passione, come comincia la sua avventura?
“Sono nel mondo del calcio dagli anni ’70. Ho cominciato come giocatore, sono stato un portiere, ho giocato fino alla serie D e in Eccellenza con la Vergiatese. Ho smesso a 35 anni e la stagione successiva ho cominciato ad allenare. Allenatore di prima squadra, ruolo che ho ricoperto per molti anni, fino a quando, agli inizi del 2000, ho conosciuto Giampaolo Montesano che mi ha coinvolto come dirigente in varie esperienze. Le mie esperienze come giocatore, allenatore e dirigente mi hanno visto impegnato per molti anni in Piemonte. Ho fatto la spola tra Lombardia e Piemonte”.

Giampaolo Montesano, per chi non lo ricorda ex giocatore di calcio professionista che, tra le altre, ha vestito anche la maglie del Varese a inizio carriera. Quale rapporto vi lega?
“Quello tra me e Montesano è un profondo rapporto di amicizia e collaborazione nelle attività calcistiche. Siamo un sodalizio che ha le sue basi nell’amicizia”.

Radames TirelliOltre a Giampaolo Montesano ci sono altre persone alle quali nel suo trascorso e presente calcistico è legato particolarmente?
“Sono molto legato alla società del Gozzano, dove per anni ho fatto il direttore sportivo. Le molte esperienze vissute mi legano a quell’ambiente”.

Veniamo al presente e al suo ruolo di direttore sportivo, quali sono le maggiori difficoltà a cui deve far fronte una società di calcio dilettantistica?
“Senza dubbio l’aspetto economico. Dover fronteggiare le spese necessarie per mandare avanti l’attività è diventato più difficile. Oggi si fa molta più fatica a trovare delle sponsorizzazione e per stare in piedi molto spesso ci si affida agli incassi legati all’organizzazione dei tornei giovanili in primavera”.

Dal punto di vista dell’allenatore e ora dirigente, quali sono i cambiamenti più rilevanti che ha potuto osservare nel corso della sua esperienza?
“Essenzialmente sono cambiati i ragazzi che, oggi, sono meno disponibili al sacrificio, soprattutto in realtà più piccole come le nostre. Poi, il livello tecnico è calato, la qualità delle squadre è diminuita moltissimo rispetto agli anni passati”.

Dove intervenire per invertire la rotta?
“Vedo che oggi ci si affida molto ai laureati in Scienze motorie che, possono andare bene, ma molti di loro non hanno mai giocato e danno un apporto dal punto di vista motorio, ma non c’è la comprensione e passione del gioco del calcio. Per crescere le formare le nuove leve calcistichebisogna tornare ad affidarsi a chi ha giocato a calcio e ha veramente la passione per questo gioco”.

Radames TirelliLei ha vissuto il calcio tra Lombardia e Piemonte due terre confinanti, quali differenze?
“Il calcio in Piemonte è più agonistico, mentre in Lombardia c’è un livello tecnico più elevato. Per il resto non ci sono troppe differenze, anche il gap strutturale da parte del Piemonte negli anni è stato colmato”.

Strutture e impianti qual è la sua valutazione sulla situazione presente?
“Girando per i vari campi vedo ancora strutture che attualmente permettono di fare attività anche se ci sono situazioni un po’ al limite”.

Cosa la spinge ancora oggi al campo di calcio?
“La mia passione per il gioco del calcio. Attualmente mi piace e sono pienamente coinvolto dall’attività di settore giovanile. Bisogna avere cura dei giovani e stare attenti. Purtroppo  vedo che c’è la tendenza a fare business sui giovani, in particolare con i ragazzi dell’ambito semiprofessionistico, dove ci sono figure di procuratori che vogliono unicamente speculare, illudendo ragazzi e famiglie”.

Ci dica quali caratteristiche deve avere un bravo dirigente?
“Senza ombra di dubbio bisogna saper valutare i ragazzi, sia come persone sia le caratteristiche tecniche del giocatore, poi bisogna saper collaborare con gli allenatori e tutta la parte tecnica che svolge l’attività sul campo”.

Marco Gasparotto