‘Un tempo per la meraviglia alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento…’ un tempo sì, eppure accade che ancora qualcosa che sta in alto attragga l’attenzione di un bimbo che gioca: un aereo, uno dei tanti che provengono dal vicino aeroporto e che ogni pomeriggio rigano i cieli sopra il cortile della casa dei suoi nonni, dove si reca abitualmente. Incuriosito il piccolo butta indietro la testa, con gli occhi cerca una giustificazionevisiva al suono che ha appena sentito. Per un moto incondizionato del nostro organismo, le labbra seguono la testa e si spalancano esterrefatte. È un attimo sospeso in cui il tutto accade. È lì che nascono i desideri che ci ricordano che il motivo non ci è dato di saperlo, ma il nostro destino è in indissolubilmente legato alle stelle.

Quel bimbo si chiama Flavio Tebaldi – attuale allenatore della nazionale italiana di deltaplano campione d’Europa per il quarto anno consecutivo – ed ancora non sa cosa lo attende il suo destino. Perciò esprime il suo desiderio: chiede ai suoi nonni di accompagnarlo a vedere gli aerei volare e quando per la prima volta osserva il decollo di un suo amico scatta la scintilla.

UN PO’ DI PAZIENZA – Prima di poter volare da solo però ci vogliono tre anni. La disponibilità economica non è elevatissima e Flavio si deve accontentare della condivisione di un biposto con un altro atleta. L’occasione per dare una svolta alla sua vita capita in un luogo totalmente inusuale. “Un giorno uno dei miei compagni di paese mi vide fermo al passaggio a livello, mi disse che sentiva parlare di me e che voleva andare a vedere cosa si potesse fare per frequentare una scuola volo – racconta Flavio –. Siamo andati insieme e dopo una settimana abbiamo cominciato il corso. Il 9 settembre del 1990 ho fatto il mio primo volo: non me lo scorderò mai, è stata una cosa indimenticabile, lo desideri talmente tanto che si realizza un sogno”.

flavio tebaldiIMBATTIBILI – E’ quel numero nove reiterato a fare da collante ad un sogno che lo porta sul tetto d’Europa con la nazionale italiana di deltaplano – composta da Alex Ploner, leader della classifica individuale, Christian Ciech, più volte campione del mondo, Filippo Oppici quarto assoluto, Tullio Gervasoni, Anton Moroder, Davide Guiducci e Marco Laurenzi – per ben quattro anni consecutivi, senza contare il filotto di cinque vittorie consecutive ai campionati del mondo. Ultimo atto in terra di Macedonia: “Per noi diventa sempre più difficile – spiega Flavio –, dal 2008 dominiamo la scena mondiale ed europea e ogni anno cercano di interrompere la fila delle nostre vittorie. Ogni anno è una battaglia nella battaglia e migliorare il nostro record ci stimola molto. Quest’anno è stata un pochino dura per le prime quattro manche, perché abbiamo perso molti punti, ma poi volando come sappiamo con tranquillità e con l’esperienza dei nostri campioni abbiamo recuperato alla grande”. La sfida è già lanciata al prossimo mondiale nei cieli di Tolmezzo, tra le montagne del Friuli Venezia Giulia.

Il gruppo fa tutto. Ripeto sempre che siamo degli amici prima ancora che una squadra. C’è una grande coesione di gruppo che fa da collante. Per entrare in questa squadra prima di tutto devi saper dimostrare di saper far parte del gruppo e devi essere disposto a mettere da parte la tua ambizione personale. Prima si porta a casa l’oro di squadra poi nell’individuale.” Ecco spiegato il segreto di così tanti successi provenienti prima di tutto dalla passione di Flavio, presidente dal 1997 del suo club a Laveno. Uno che di cieli, di panorami con il suo deltaplano ne ha visti molti. Dall’atterraggio nel centro di Brasilia al sorvolare le Alpi austriache. Un’emozione impagabile, difficilmente descrivibile… solo da provare.

UN CLASSICO –Se dunque la vertigine, a detta di un certo Lorenzo Cherubini alias Jovanotti, non è paura di cadere, ma voglia di volare anche Flavio Tebaldi non è scampato al più tipico dei paradossi per un amante del volo. “Soffro di vertigini, infatti non riesco a sporgermi da una ringhiera. Sul deltaplano però senti di avere delle ali che sono il prolungamento delle tue braccia e ti sembra di volare come un uccello con la sola forza del tuo peso, sai come funziona e quindi sparisce la paura di cadere”. Resta comunque uno sport fatto di concentrazione e precisione, uno sport di testa. E nei momenti in cui questa non c’è è molto meglio fare altro.

Il 2010 è la deadline del suo percorso da atleta a livello nazionale. Da quell’anno Flavio ha smesso con le competizioni per dedicarsi pienamente alla sua passione che sempre tale è rimasta, mai un’ambizione. Solo voglia di emozionarsi. “A volte ci sono dei momenti in cui vorrei alleggerire il peso delle cose di cui mi occupo ma immagino che poi mi mancherà”. E chissà se esiste ancora qualcuno in grado di raccogliere il suo testimone con la stessa passione.

FILOSOFIA –“Normalmente guardiamo davanti a noi, quasi mai guardiamo in cielo. Noi, invece, volando diventiamo dei sognatori, guardiamo in alto per davvero e osserviamola forma delle nuvole, percepiamo l’intensità del vento. Ma la cosa più bella è che lassù si è completamente soli, sei tu con te stesso, e quello che si prova è un senso di libertà assoluto. Il tuo orizzonte si amplia tantissimo e finalmente riesci a vedere tutto. Senti il vento che ti accarezza la faccia ed è il massimo”.

Alessio Colombo