Mai fidarsi delle apparenze. In caso di raduni, però, si può fare un’eccezione. Perché (ovviamente), i fatti devono ancora arrivare e perché le parole sono (più o meno) l’unico metro di valutazione. Nella continuità di una stagione (quella di promozione e Scudetto), di cui la partente sembra una robusta proiezione. Sei cose che abbiamo imparato dalla presentazione biancoblu di ieri.

Una donna al comando. Ma non da sola. Dieci nuovi giocatori a fare da quinta, solo tre figure al tavolo della sala stampa: Patrizia Testa, Sandro Turotti e Ivan Javorcic. Rispetto alle puntate precedenti, il presepe della presentazione si è chiaramente ridotto all’osso. Immagine nitida (non casuale), di una linea di comando che, nel tempo, ha saputo razionalizzare le sue gerarchie. Una trinità tigrotta legittimata anche dalla definizione di “angeli custodi” imposta dalla presidentessa ai vicini di banco. Esiste uno stile Pro Patria? Ora sì. A differenza di 3 anni fa.

Turotti ha parlato da Direttore Generale. L’argomento non entusiasma il biellese che dovrà però farsene una ragione. Il ruolo ufficiale è quello di Direttore Sportivo. L’orizzonte delle sue parole va ben al di là. Almeno questa è la percezione. “Non dobbiamo fare voli pindarici. Ho entusiasmo, c’è nella piazza e non voglio frenarlo. Prima però dobbiamo consolidarci. Non faccio appelli. Si facevano negli anni ’80. Dico solo che qui tutte le promesse fatte sono state mantenute”. Rivendicazione che vale un po’ per tutti. Un appello sotto mentite spoglie per chi avrà la capacità di coglierlo.

Allo “Speroni” per crescere. La filosofia del mercato biancoblu svelata da Javorcic andando dritti al punto: “Abbiamo scelto giocatori che hanno grandi margini di miglioramento. Questo è stato l’aspetto fondamentale”. Principio che può valere in misura ridotta per Fietta (classe ’84, oltre 300 gare tra i professionisti), ma che rappresenta comunque il punto di contatto dell’intera nuova rosa. Un esempio? L’ultimo arrivato, il portiere Paolo Tornaghi. Numero uno di grandi potenzialità solo in parte suffragate da una carriera nomade transitata anche attraverso un’esperienza oltre oceano. Per lui, la vita ricomincia a 30 anni.

La Smorfia. Numeri indossati. Senza che questi abbiano un valore assoluto. Almeno per quanto riguarda i titolari. Pescandone qualcuno dal mazzo: 1 Tornaghi, 3 Mora, 4 Colombo, 5 Battistini, 6 Molnar, 7 Pllumbaj, 8 Disabato, 9 Gucci, 12 Mangano, 14 Bertoni, 15 Boffelli, 16 Fietta, 19 Zaro. Aspettando l’ultimo (o penultimo) colpo che dovrebbe essere una punta.

#vorreiincontrartifra100anni. L’hashtag ha il copyright societario (e quello musicale di Rosalino Cellamare). Primogeniture a parte, l’appuntamento con il secolo di vita sarà il sottotesto stagionale. Per tutti. Ivan Javorcic compreso: “Per me è motivo d’orgoglio essere l’allenatore nell’anno del centenario. E’ uno dei motivi per cui la Pro Patria rappresentava per me una priorità”. Lo spalatino è alla sua terza stagione a Busto Arsizio. Circostanza che non occorreva dal triennio (parziale) di Carlo Muraro 15 anni fa. Si tocchi pure ferro. Ma la statistica non cambia. 

Ci siamo. Quasi. Il riferimento è ai campi di allenamento. La deadline fissata per settembre dal sindaco Antonelli vedrà l’ennesimo sforamento. Ma i lavori sono cominciati e (tra la fine del 2018 e la primavera del 2019), dovrebbero trovare compimento. Niente sintetico al momento. Solo lo stretto necessario per dare una casa stabile ed autoctona al Settore Giovanile. Chi frequenta l’ambiente sa quanto questa sia una svolta storica attesa da almeno 4 lustri. Un piccolo (grande) segnale di quanto stia mutando il vento.                                                                                 

Giovanni Castiglioni