Daniele Odoni è un ragazzo positivo e giocoso e le sue battute, insieme a quelle di Privitera e di Di Vincenzo, rallegrano lo spogliatoio dei Bandits Varese. «Considero l’hockey una passione e uno sfogo e il nostro trio si diverte a fare scherzi agli altri compagni. Ci piace fare baldoria, insomma, ma in pista siamo seri e concentrati», spiega l’attaccante numero 97.
Classe 1992, è nato il giorno di Ferragosto a Como e per lui quella di domenica (ore 19.30 al PalAlbani) non può essere una sfida come tante: è un derby nel derby. «Conosco tantissimi giocatori di Como, per non dire tutti. Con alcuni sono cresciuto e sono anche miei amici, ma sul ghiaccio c’è una sana rivalità. Indosso la maglia di Varese da quattro anni e sono davvero contento di far parte di questa squadra. Sono molto legato a questo gruppo e non lo cambierei con nessun altro».

Un comasco a Varese: come è iniziata la tua esperienza in giallonero?
«Sono arrivato a Varese nel 2014 dopo aver girovagato. Dagli 11 ai 17 anni ho giocato infatti in Svizzera tra Lugano, Ceresio e Chiasso; rientrato in Italia, ho vestito prima la maglia del Como e poi quella del Pontebba, dove ho avuto l’opportunità di esordire in Serie A. Avvicinatomi a casa per problemi di lavoro, ho trascorso un’altra stagione, a dir la verità un po’ travagliata, a Como e in seguito ho deciso di accettare Varese. Una scelta che rifarei».

Hai giocato in Serie A. Che cosa ti porti dentro di quell’annata 2012/2013?
«Ho ricordi bellissimi e per me, che allora ero un ragazzo di 20 anni, è stata la realizzazione di un sogno. Sono stati miei compagni atleti che erano nel giro delle varie nazionali e che avevano assaggiato il ghiaccio degli USA e in Canada. In particolare, conservo con emozione gli incontri con Bolzano e Milano dove ho visto da vicino all’opera il bravissimo difensore Niklas Hjalmarsson, ora a Chicago, e il portiere Andrew Raycroft che in carriera ha difeso anche la gabbia di Dallas. Il livello era altissimo e ho imparato tanto dal punto di vista sportivo ma anche da quello umano: è durante quell’anno che ho toccato con mano quanto significhi per una squadra essere un gruppo solido».

Passando ai Bandits, il Relegation Round ha preso il via con una vittoria e una sconfitta. I playoff sono un obiettivo alla portata secondo te?
«Sono ottimista e lo sono a ragion veduta. Abbiamo perso ad Alleghe, ma ci siamo presentati all’Alvise De Toni con una squadra dimezzata da impegni e infortuni. Al ritorno al PalAlbani potremo battere i biancorossi senza problemi; al completo, infatti, sarà tutto un altro match e potremo operare il contro sorpasso in classifica».

Una costante di questa stagione è stata la mancanza di concretezza sotto porta. Tu che sei un attaccante concordi? Si può fare di più?
«Fare poche reti è un nostro cruccio. Produciamo una buona mole di gioco, ma non siamo cinici. Io stesso non lo sono come vorrei e come potrei esserlo. Dobbiamo essere più pungenti ma sono dell’idea che siamo sulla buona strada e se ci crediamo tutti insieme possiamo finalmente sbloccarci».

Quanto a te, sei soddisfatto della tua annata?
«Ho avuto un infortunio alla schiena che mi ha costretto al riposo per qualche settimana. Adesso mi sento bene, sono ritornato in buona forma e soprattutto sto cominciando a segnare con una cerca regolarità. Con il coach ho un ottimo rapporto, mi trovo bene e penso che sia una persona molto preparata per quanto riguarda l’hockey e altrettanto valida dal punto di vista umano».

Laura Paganini