Nonostante il cambio societario, il passaggio di quote da Basile a Benecchi e la gestione finanziaria di Fabrizio Berni, i problemi economici del Varese, come poteva essere prevedibile, non si sono risolti. Anzi, la crisi economica sembra essersi acuita e la situazione l’hanno scoperchiata i giocatori del Varese con lo sciopero della scorsa settimana. All’appello mancano i rimborsi spese di ottobre e novembre, che Benecchi ha garantito di sistemare durante questa settimana, ma la prima squadra è solo la punta dell’iceberg. I debiti ereditati sono davvero giganti, è vero, ma finora il club non è riuscito a far quadrare i conti nemmeno della stagione in corso.

NUOVI SOCI
Oltre alla prima squadra, si parla anche dei rimborsi a tutto il settore giovanile, degli stipendi a dipendenti e collaboratori, delle forniture, delle bollete, degli affitti dei giocatori e delle rate promesse ai vecchi creditori che avevano accettato la ristrutturazione del debito. Una situazione abbastanza grave se si considera che alle porte ci sono altre vertenze da onorare se si vuole evitare un’ulteriore penalizzazione. Non tutto è rimasto insoluto, va detto: in estate il Varese ha provveduto a saldare il debito col Comune, ha pagato le vertenze, i primi rimborsi, ha messo mano al portafoglio per dare una risistemata allo stadio, ma per risollevare le casse del club serve ben altro, servono altre risorse. Per questo Berni ha attirato a sé potenziali investitori e nuovi soci, ma il tutto deve ancora concretizzarsi.

IL GIORNO GIUSTO
Che il giorno giusto sarà domani e la settimana decisiva quella prossima lo sentiamo (e lo scriviamo) da troppo tempo. Siamo arrivati al punto di supporre che quest’anno il rischio di non concludere la stagione sia ancora più alto dell’anno scorso.
Gli investitori (chi?) sarebbero pronti e arriverebbero solo nel caso si potesse intervenire sullo stadio “Franco Ossola” a livello di struttura, ma per farlo è ovviamente necessario allungare la concessione comunale che scadrà a giugno. Ecco allora che entra in gioco il sindaco Galimberti. Il Varese avrebbe chiesto una convenzione quasi centenaria con l’obiettivo di rifare totalmente lo stadio e attende ancora una risposta. L’approccio del Comune è stato quello di andarci coi piedi di piombo, di concedere la convenzione ponte di un anno proprio per valutare la credibilità del progetto che è rimasto bloccato nel limbo col rischio di sgretolarsi sempre di più ogni giorno che passa.

L’ACCUSA DI BENECCHI
E’ chiaro ci sia in atto un gioco delle parti e le parole di Benecchi non sono state casuali quando domenica scorsa ha insinuato un dubbio: “Qualcuno vuole portare il Varese in altre mani; la logica mi porta a trarre queste conclusioni. Ci sono state determinate spinte per portare ad un cambio di mano”.
Come andrà a finire? La paura più grande è proprio la parola fine.

Elisa Cascioli