Mario Corcione è appassionato di scrittura. Nel tempo libero, infatti, scrive gialli e li pubblica a puntate sulla pagina Facebook Carpisa Yamamay Jaked Sport, che cura di persona, e sul sito Waterpolo People, di cui è il direttore. L’ultima sua fatica è un giallo intitolato “Hanno ucciso Miss Blue”, ambientato a Busto Arsizio nel mondo della pallavolo e della pallanuoto.
Nella seconda puntata, e precisamente nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla Polizia per l’omicidio di “Miss Blue”, che è una pallavolista, c’è una citazione anche del nostro sito: Varese Sport.
Siamo onorati per questo passaggio e vi invitiamo a leggere l’avvincente racconto di Corcione.
LA SECONDA PUNTATA

Martedì 24 gennaio 2017 – Ore 8,30
“Mi scusi se l’ho convocata qui di primo mattino, ma capirà che non potevo fare altrimenti. Se può consolarla – disse Arnò – non ho chiuso occhio nemmeno io”.

Mario Vecchi, il marito di Allyson Forbes, era il prototipo del teste ideale: calmo, nonostante quello che era successo, sintetico e chiaro nell’esposizione. Un toccasana per Arnò che in quel momento, oltre ad avere un sonno bestiale, era tormentato dalla cervicale.
“Come ha conosciuto sua moglie?”.
“Io gioco a pallanuoto nella Rari Nantes, una delle due formazioni di Busto Arsizio. Tre anni fa la nostra squadra fu invitata al palasport di Busto ad assistere al derby tra l’Uyba, la formazione più titolata della città e le Yellow Tigers, la squadra di Allyson. Mia moglie era soprannominata Miss Blue perchè…”.
“Si, me lo hanno spiegato. Mi hanno anche detto che era molto brava”.
“Un portento, mi creda. In campo si vedeva soprattutto lei, una macchia blu che prendeva ogni pallone che pioveva dalle sue parti in mezzo a cinque magliette gialle. Uno spettacolo. A fine partita l’aspettai nel parcheggio per farle i complimenti. Ci siamo sposati sei mesi dopo a Los Angeles, nella villa dei suoi. Il padre, John Forbes, è un produttore cinematografico. La mamma, Linda, da giovane ha giocato a pallavolo, ma non è mai stata brava come Allyson”.
“Non avete figli, vero?”.
“No, avevamo deciso di farli a fine carriera. Io ho 34 anni, fra poco smetto… Anzi, dopo quello che è successo stanotte è probabile che smetta subito”.
Arnò, che pure non era piccolo di statura, al confronto di quel gigante quasi spariva. Alto un metro e novanta circa, Vecchi era diventato ancor più massiccio col passare degli anni, come accade a quasi tutti i pallanuotisti. Barba, baffi e folti capelli neri contribuivano ad incutere un certo timore in chi gli stava di fronte e, se non fosse stato un poliziotto, Arnò si sarebbe guardato bene dal fargli questa domanda: “Da un primo esame del medico legale risulta che sua moglie è morta alle 22. Lei dov’era a quell’ora?”.
“A casa, come tutti i lunedì, a giocare a poker con amici. Dopo le darò i nomi, così potrà controllare che ho detto la verità. Abbiamo cominciato alle 21 ed abbiamo finito a mezzanotte… Un momento… ma non è possibile che mia moglie sia stata uccisa alle 22, a quell’ora era al cinema con le sue amiche. L’ho accompagnata io stesso. Allyson non amava guidare, soprattutto di sera. Siamo scesi di casa alle 20, l’ho lasciata davanti al cinema Manzoni e sono tornato a casa”.
“Ha notato se le amiche di sua moglie erano già sul posto?”.
“Non c’erano. Siamo arrivati alle 20 e 20, un po’ in anticipo sull’orario d’inizio del film, che era alle 20,45. Avevo fretta di tornare a casa per il poker, sono fissato per la puntualità. Sono rientrato alle 20,40 e da allora non ho più visto nè sentito Allyson”, puntualizzò Vecchi anticipando così quella che avrebbe dovuto essere la successiva domanda di Arnò, che pertanto chiese: “Sua moglie ha mai ricevuto minacce?”.
“No, che io sappia. Allyson andava d’accordo con tutti, ma era piuttosto restia a stringere amicizie. Dentro al rettangolo di gioco era una belva, fuori una donna timida, schiva, riservata. Giocava a pallavolo perchè amava follemente questo sport, ma detestava tutto il clamore che la circondava e soprattutto il soprannome “Miss Blue”. Glie l’ha affibbiato qualche anno fa un giornalista locale e da allora tutti la chiamano così, ma quelle poche volte che si concedeva a un’intervista ci teneva a precisare: “Il mio nome è Allyson Forbes”.
“Che idea si è fatto su questo delitto?”.
“Ci può essere solo una spiegazione: quando l’ho lasciata al cinema, deve essere stata avvicinata da qualcuno. Forse è stata uccisa per rapina, forse qualcuno ha tentato di rapirla… Mia moglie era molto ricca: soltanto la villa in cui viviamo vale più di due milioni di euro. E’ stato il regalo di nozze dei suoi genitori”.
“Sua moglie aveva una borsa quando l’ha accompagnata al cinema? Accanto al cadavere non c’era”.
“Si, una borsa nera, se non sbaglio quella che le ho regalato per Natale. Potevano esserci al massimo 100 euro, Allyson non portava mai molto denaro con sè. Mi ha detto che dopo il cinema sarebbero andate a mangiare una pizza, ad accompagnarla a casa ci avrebbero pensato le amiche”.
“Va bene, signor Vecchi, può andare. Non so quali siano i suoi impegni sportivi in questa settimana, ma la prego di rimanere comunque in città. Potrei avere bisogno di contattarla. Prima di andare, la prego di lasciare anche i nomi e i recapiti delle amiche di sua moglie, e indicò il poliziotto che aveva steso il verbale.
“Ah, un’ultima cosa: quando verranno i genitori di sua moglie? Avrei bisogno di parlare con loro…”.
“Arriveranno stasera. Andrò io stesso a prenderli all’aeroporto”.***

Un tentativo di rapina finito male? “No, non può essere”, bofonchiò  Arnò accendendo l’ultima Camel rimasta nel pacchetto. Ne aveva fumate parecchie quella notte, mandando a farsi benedire definitivamente il solito proposito di fine anno: “A partire dal 2017, al massimo dieci sigarette al giorno”.
Appallottolò il pacchetto vuoto e tentò un tiro da tre punti nel cestino della scrivania dove qualche minuto prima sedeva il poliziotto. Canestro fallito.
“No, non può essere”. Neppure il più squinternato dei rapinatori, pensò il commissario, ammazza la sua vittima, carica il corpo in macchina e lo va a depositare in un’area di servizio. Un tentativo di rapimento? Forse… La donna si è ribellata, ha cercato di scappare, i rapitori hanno avuto paura e l’hanno uccisa. Ma non mi convince… Che necessità c’era di trasportare il cadavere nell’area di servizio? Bastava lasciarlo sul posto.
Erano solo supposizioni. Soltanto dopo aver ricevuto i rapporti del medico legale e della scientifica, Arnò avrebbe potuto lavorare su qualcosa di meno campato in aria. Sarebbero arrivati nel tardo pomeriggio. Tanto vale cercare di recuperare qualche ora di sonno. Chiuse a chiave l’ufficio, spense il cellulare, tirò giù le tapparelle, abbassò lo schienale della poltrona e diede l’ordine di non passargli telefonate fino alle 12,30. “Se chiama il pm, ditegli che sono uscito per servizio e che ci vediamo alle 13 per la conferenza stampa.

***

L’incontro con i giornalisti era un’incombenza che Arnò lasciava sempre, e molto volentieri, al suo vice. Ma Alluzzo era a casa a godersi il meritato riposo dopo l’appostamento notturno sotto l’abitazione del pregiudicato agli arresti domiciliari. La soffiata che era giunta in Questura (“Riceverà visite, stanno preparando un colpo”) si era rivelata un bluff, gli unici esseri umani che Alluzzo vide in quella notte gelida furono un gatto affamato in cerca di cibo alle 4 e un guardiano notturno di ritorno dal lavoro alle 7. “Evidentemente – disse per telefono ad Arnò prima di tornare a casa – deve essere arrivata anche la controsoffiata”.
Suo malgrado, quindi, Arnò fu costretto a partecipare assieme al pm Rossi alla conferenza stampa organizzata in Questura per informare i giornalisti dei primi sviluppi delle indagini sulla morte di Allyson Forbes .
“Quale onore! Oggi c’è anche il commissario Arnò”, disse con malcelata ironia un anziano occhialuto reporter che sedeva in prima fila”.
“Non ho il piacere…  per quale giornale scrive?”, replicò il commissario aggiudicandosi nettamente ai punti il primo round.
Il secondo non ci fu. Il pm, che si era subito pentito di aver coinvolto Arnò nella conferenza stampa, opportunamente prese la parola e spiegò dettagliatamente ai giornalisti tutto quello di cui la Polizia era venuta a conoscenza. Tutto o quasi.
“Non ci ha detto, dott. Rossi, chi ha scoperto il cadavere e ha avvisato la Polizia”, intervenne una giovane e graziosa giornalista di Varese Sport, uno dei siti web più letti a Busto Arsizio.
Mentre il pm stava per rispondere, Arnò giocò di anticipo e prese la parola per evitare che il magistrato rivelasse la vera fonte. Non voleva mettere in pericolo i due ragazzi della Ford. “Abbiamo ricevuto una telefonata anonima in Questura. Il numero di cellulare è stato rintracciato immediatamente, ma appartiene a una scheda rubata”.
“Lei pensa che possa essere stato  l’assassino ad avvisare la Polizia?”, chiese il reporter di una televisione privata.
“E’ un’ipotesi che stiamo prendendo seriamente in considerazione”, rispose Arnò.
Fu la giovane giornalista di Varese Sport a fare la domanda più interessante: “Avete appurato se nell’area di servizio o nella zona c’erano telecamere che possano aver ripreso la macchina dell’assassino?”.
“Le faccio i complimenti per la domanda”, rispose il pm. “Purtroppo nessuna telecamera era in funzione nei paraggi. Evidentemente l’assassino lo sapeva, altrimenti non avrebbe corso questo rischio. E con questo vi saluto e vi ringrazio per la collaborazione, tagliò corto il magistrato. Arnò lo applaudì dal profondo dal cuore. Non aveva intenzione di perdere altro tempo prezioso, c’era tanto lavoro da fare.

***

Martedì 24 gennaio 2017 – Ore 14,30
Dio le fa e poi… non le accoppia bene. Martina Luce e Anna Balestrieri, le amiche con le quali Allyson Forbes aveva appuntamento al cinema Manzoni, erano clamorosamente “spaiate”. Nell’aspetto e nell’abbigliamento.
Martina Luce, facendo onore al suo cognome, era quanto di più appariscente Arnò avesse mai visto in Questura, prostitute a parte. Alta più della media, formosa, capelli rosso fuoco palesemente tinti, indossava una camicetta azzurro carico su una gonna nera corta che lasciava abbondantemente intravedere un bel paio di gambe.
Anna Balestrieri era decisamente meno esplosiva: minuta, senza trucco, capelli neri raccolti da un grazioso fermacapelli, camicetta bianca e gonna blu scuro, dava l’idea di una di quelle studentesse fuori sede che alloggiano dalle suore.
Arnò, quindi, si aspettava che fosse la rossa esplosiva a dominare la scena del colloquio, e invece…
“Ma commissario, ieri sera non avevamo appuntamento con Allyson… Al cinema siamo andate da sole”, disse Anna Balestrieri accompagnando l’esposizione con frenetica gestualità.
“E poi non siamo andate al Manzoni, ma al Multisala Impero a Varese”, aggiunse la Balestrieri.
C’erano, dunque, due versioni dei fatti, quella del marito di Allyson Forbes e quella delle sue amiche. “Come lo spiega?”.
Il commissario si era rivolto a Martina Luce. Ma la rossa, invece di rispondere, si lasciò andare ad un pianto convulso inondando di lacrime miste a rimmel la sgargiante camicetta azzurra.
“Dica a me commissario”, intervenne la Balestrieri dopo aver passato un Kleenex al’amica. “Quello che è successo stanotte ci ha annientato. Se mi vede così pronta e sveglia, è perchè sto cercando di reagire in qualche modo. Per noi è come se fosse morta una sorella, eravamo molto legate ad Allyson… Stava dicendo?”.
“Mario Vecchi mi ha detto che ha accompagnato la moglie al cinema Manzoni perchè aveva appuntamento con voi. Come lo spiega?”.
“E’ molto semplice: Allyson ha detto una balla al marito. L’ultima di una lunga serie”. Poi, sporgendosi avanti verso il commissario come per confidargli un segreto, disse: “Allyson aveva un amante”.

LA PRIMA PUNTATA
LA TERZA PUNTATA sarà pubblicata lunedì 20 marzo
Mario Corcione