Solitamente quando si parla di sport c’è un’attenzione molto particolare e dettagliata all’ambito fisico, all’ambito corporeo. L’aspetto mentale molto spesso, se non quasi sempre,  viene messo sullo sfondo, non viene considerato. Si parla frequentemente in ambito psicologico di una divisione tra mente e corpo e l’obiettivo che Cesare Picco, psicologo, psicoterapeuta e curatore del sito www.psichesport.com, si è posto con il suo a libro Stress e Performance Atletica è proprio quello di fondere insieme questo binomio, ossia come il corpo può rendere al meglio utilizzando la nostra testa.

libro stress e performance atletica graficoMa come e da dove nasce l’idea? L’idea nasce dal mio lavoro – racconta Picco –. Mi occupo di stress in ambito aziendale, svolgo sia analisi sullo stress correlato al lavoro che formazione per  la gestione dello stesso a dipendenti di multinazionali. In questo contesto presento la maggior parte delle teorie scientifiche riguardanti lo stress. Una in particolare è la curva di Yerkes e Dodson, secondo cui il livello di performance è strettamente connesso  allo stress”. La teoria enuncia che in momenti di stress basso il soggetto avrà una performance scadente, mentre in momenti di stress elevato la performance sarà elevata.

L’atleta, quindi, che avrà un livello di stress intermedio otterrà di conseguenza una performance ottimale. “Durante i miei corsi – commenta Cesare Picco – ho compreso come quasi la totalità della popolazione si rappresenta in questo grafico. Buona parte però si identifica in altre due tipologie che ho denominato a GPL e Diesel. Nel primo caso si ha un picco prestazionale nella fase iniziale – a stress basso -, ma che inizia a calare nella fase intermedia per poi diventare scadente quando i livelli di stress sono alti. Nella seconda fattispecie invece il picco prestativo si raggiunge in situazioni di stress elevati e quindi nella parte finale del grafico Y&D appena enunciato. Se un atleta comprende il motore che lo caratterizza – conclude – allora potrà ottimizzare al meglio la sua performance”.

Come, quindi, la conoscenza di sé e la presa di consapevolezza del proprio funzionamento interno è uno degli aspetti portanti che supportano il raggiungimento di risultati prestigiosi in ambito sportivo? Ad analizzare questo aspetto tre campioni di atletica nazionale ed internazionale presenti all’incontro: Massimiliano Milani, Manager e Maratoneta di livello nazionale, Francesco Puppi, Skyrunner, vice-campione mondiale di corsa in montagna 2017 e medaglia di bronzo agli europei 2016, e Stefano Ruzza, Ultratrailer, campione nazionale 2011 e 2012. Gli atleti, sottoposti a un’attenta e accurata valutazione, hanno identificato nella curva Y&D il loro personale approccio alle gare.
presentazione libro stress e performance atletica 2Secondo Ruzza la tipologia che più si avvicina al suo metodo di preparazione all’attività agonistica è il modello Diesel: “Quando il gioco si fa duro mi faccio trovare sempre pronto. E’ anche vero che questo porta ad un sovrallenamento e quindi ad un crollo fisico e mentale, che a sua volta può causare lunghi periodi di inattività per via di infortuni gravi. Non solo in ambito sportivo – continua – anche in ambito lavorativo o nella vita di tutti i giorni tale aspetto modifica il modo di essere. Quali i rimedi? Capito il problema ho adottato un approccio diverso in allenamento come nel lavoro. Quando capisci che lo stress è alto è tempo di tirarsi indietro. Un allenamento in meno – conclude Stefano Ruzza -, non superare mai il limite, sono delle soluzioni”.
Stesso parere per Massimiliano Milani, anch’egli definitosi un Diesel: “Lo stress che maggiormente mi caratterizza è quello lavorativo piuttosto che atletico. In quanto Manager sono sempre soggetto a picchi di stress molto elevati, da atleta invece riesco a ridurlo tramite un allenamento lento. Non essendo un maratoneta professionista – continua – le mie gare sono corte e non correndo per lunghi periodi riesco a centellinare le forze, recuperando in maniera veloce lo sforzo fatto”.
Di diverso avviso è il campione mondiale Francesco Puppi: “Non saprei collocarmi in nessuna delle tre tipologie enunciate. Secondo me il binomio mente corpo non è imprescindibile in quanto il livello di stress non è correlato a quello mentale. Nel mio caso – racconta – quando il corpo è stanco la mente non lo è, vuole sempre andare oltre e correre fino a superare i limiti. Durante le gare lo stress non è fondamentale ma prima, durante la preparazione. Se fisicamente mi sento pronto allora affronto la competizione in modo sereno. Personalmente  – conclude – mi colloco nella categoria a GPL, più arrivo tranquillo alla gara più so che andrà bene”.

Un libro, questo, che può risolvere i problemi degli atleti professionisti (e non) che scindono il binomio mente-corpo come non necessario, ma che invece permette di trasformare e migliorare la performance sportiva portandola ad un livello più elevato.

Giacomo Napoli