Uno dei due ex della partita con Sassari, il playmaker croato Rok Stipcevic, mancherà per un problema al ginocchio. Sarà invece regolarmente in campo Achille Polonara, che a Varese ha giocato per due stagioni tra il 2012 e il 2014. Arrivato in biancorosso da giovanissimo, Polonara seppe sfruttare l’occasione e ritagliarsi un ruolo importante prima nella squadra di Vitucci e poi ancor di più in quella di Frates e Bizzozi. Lasciata Varese, Polonara ha vestito per tre anni – raggiungendo per due volte la finale Scudetto – la maglia di Reggio Emilia. Dall’estate 2017 è un giocatore della Dinamo Sassari.

Come è stato l’impatto con Sassari?

«Le sensazioni sono state buone fin da subito perché, appena arrivato qui, sono stato accolto calorosamente da società e tifosi. Ho trovato un ambiente molto carico e ambizioso: sicuramente gli ultimi anni, in cui Sassari ha vissuto grandi stagioni con il triplete e due partecipazioni all’Eurolega, hanno contribuito. La Dinamo è una società importante ed è giusto che ci sia questo ambiente intorno alla squadra».

In campionato siete reduci da due sconfitte, ma la squadra ha risposto mercoledì vincendo in Champions. Come sta procedendo la vostra stagione?

«Bisogna in principio considerare che, rispetto all’anno scorso, ci sono dieci giocatori nuovi: è perfettamente normale che ci sia voluto un po’ di tempo per ingranare e ce ne vorrà ancora per trovare le giuste gerarchie e la giusta alchimia. Presi individualmente siamo tutti dei buoni giocatori, ma ci manca ancora qualcosa per diventare un gruppo vero e proprio. Dobbiamo lavorarci sopra».

È arrivata la chiamata per la nazionale. Quali sono le sue sensazioni su questa nuova avventura?

«Sono contento di tornare ad indossare la maglia azzurra dopo due anni. Il raduno non è ancora iniziato, ma percepisco che c’è voglia di far bene da parte di tutti: sarà così perché deve essere così. Ogni giocatore vuole onorare questa maglia, sogna fin da bambino di indossarla. Per cui vogliamo dare subito il cento per cento e vogliamo partire vincendo le prime due gare».

A questo punto della carriera, che tipo di giocatore si sente di essere?

«Farò 26 anni settimana prossima, per cui mi reputo un giocatore ancora giovane, con ampi margini di miglioramento. Per come sono fatto, non mi accontento mai e provo a limare costantemente i miei difetti. Spero che giorno dopo giorno questa mia attenzione per l’allenamento paghi i suoi frutti e che io possa diventare attraverso il lavoro un giocatore sempre più valido».

Qui arrivò nel 2012 come un giovane dal grande potenziale. Come valuta quella tappa all’interno del suo percorso?

«Quando arrivai a Varese per la prima volta avevo addirittura meno di 21 anni, ero molto giovane. Oltretutto ero per la prima volta molto lontano da casa, a circa 500km. All’inizio è stato difficile, considerando questi due fattori, poi però ho iniziato a trovarmi molto bene e penso che siano stati due anni importantissimi. Anche fuori dal campo Varese mi ha conquistato: c’è molta passione, si mangia pane e basket. Tutte le volte che facevo un giro in centro tante persone mi fermavano per darmi la carica. È un grande ambiente e ogni volta che torno da avversario è sempre una grande emozione».

Cosa pensa della attuale Openjobmetis?

«Cerco di vederla giocare quando posso: ho visto ad esempio l’ultima partita con Avellino e sono riusciti a giocarsela fino all’ultimo minuto contro una squadra di altissimo livello. Ho visto anche il derby con Cantù. È evidente che sta facendo un buon campionato, il roster permette a Caja di avere buoni giocatori in tutti i ruoli. Non sarà una partita facile per noi perché Varese si esalta sempre quando gioca in casa, Masnago è un campo su cui è veramente difficile passare».

Filippo Antonelli