Averlo saputo prima ci saremmo risparmiati la gita di (dis)piacere sull’Alto Garda. Perché arrivare fin lassù e scoprire che per segnare occorre tirare in porta, è davvero troppo. Il segreto era già stato svelato da mò. Almeno 60’ nella metà campo avversaria (e non meno di 10/15 con la palla nei 16 metri trentini). Risultato? Zero tiri nello specchio e zero parate di Chimini. Al netto del destro dai 30 metri di Ferraro che ha pizzicato il palo. Roba da ridere. Se solo fosse divertente.
Il Dro era in campo per fare una cosa. Anzi due. Difendere (compito assolto piuttosto bene) e buttare la palla lunga (altrettanto). Quale fosse il piano tattico della Pro Patria è invece (questo sì) un mistero. Ali praticamente mai arrivate sul fondo (Barzaghi per evidente imbarazzo atletico), punte male assortite (Gherardi + Cappai, probabilmente la coppia meno coppia della stagione), centrocampisti spesso fuori misura (Pedone meglio da esterno, Disabato troppo frenetico, Santic spento alla distanza). Quanto alla difesa, ha subito reti in 9 delle ultime 11 gare. Dopo averne incassata una sola nelle precedenti 7. Non può essere una coincidenza. Come non lo sono le 3 sconfitte nelle ultime 4 uscite (4 nelle ultime 7 trasferte, tutte arrivate senza segnare).

L’involuzione è troppo chiara per essere passeggera. E per avere chiavi di lettura esclusivamente tecniche. Ma sono cose già sviscerate un paio di mesi fa. Dopo la gara con il Monza. Inutile tornarci. Colpevoli e arma del delitto ci sono. Manca il movente. Ma, prima o poi, scopriremo anche quello. Una volta acquisito che quella che ci attende è un’altra stagione in Serie D (perché, senza tante menate, di questo stiamo parlando), gran parte della squadra ha ridotto al minimo sindacale il livello delle prestazioni. Soprattutto (e questa è un’aggravante) i veterani. Da piloti trasformatisi in passeggeri.
E Bonazzi? Ovviamente nel conto c’è anche lui. Con le sue 27 diverse formazioni in 27 giornate o l’eccessiva inquietudine nel cambiare quando le cose vanno male. Ma il tecnico seriano (per onestà intellettuale) paga colpe anche non sue. A partire dalle assenze a nastro. Defezioni sulle quali andrebbe aperta una parentesi. Anzi, per decoro, meglio non farlo. Sperando che qualcuno nel frattempo impari anche a stringere i denti. Insomma, un altro allenatore avrebbe potuto fare di più? Certo, avrebbe potuto fare meglio. Ma non molto meglio.

Da qui alla fine ci sono 7 gare e 7 punti da difendere sul Pontisola. Già, meglio (al momento) guardarsi le spalle piuttosto che alambiccare su ipotetiche rimonte ai danni di Ciliverghe e Pergolettese. Il tempo (quantomeno) per invertire la tendenza c’è ancora. Vale per la squadra. Ma vale (sia chiaro) anche per la società.

Giovanni Castiglioni