Il ruolo del preparatore fisico è una figura divenuta sempre più fondamentale nel basket odierno, ma sarebbe più corretto affermare nello sport degli anni 2000 in generale. Andrea Fontanella, insieme a Davide Ferioli, è uno dei due preparatori fisici della Robur et Fides di serie B. Classe ’90, laureato in scienza e tecnica delle attività motorie preventive e adattate, è bravo e apprezzato e sa dividersi ottimamente su due fronti: basket e sci.IMG-20170811-WA0002
Andrea, illustraci come nasce il progetto di preparazione fisica di una stagione cestistica.
“E’ un percorso non lungo, ma nemmeno breve. Diciamo che ci si mette in moto verso fine luglio quando la squadra è più o meno fatta. Sopratutto quando ci sono tanti giocatori nuovi si cerca di conoscerli prima del raduno. Solitamente si fissa un appuntamento per fare uno screening generale e, spesso, si fa anche un colloquio sul campo come, ad esempio, ho fatto quest’anno con Bianconi e Assui. Al di là di peso, altezza, massa grassa…uso anche un protocollo americano con 7 mini test in cui si analizza uno squat, un affondo, le spalle, etc etc. Viene dato un punteggio che analizza la qualità dei vari movimenti in modo da sapere bene su quali caratteristiche lavorare per migliorare le situazioni fisiche di ogni giocatore. Da qui si può analizzare un potenziale rischio infortuni: ad esempio se la catena muscolare posteriore è corta, è possibile che quell’atleta possa avere dei problemi muscolari alle gambe”.
Insomma, c’è dietro un grande lavoro anche preventivo in una preparazione fisica.
“Il nostro lavoro cerca di migliorare i giocatori. Dopo lo screening iniziale, diamo una scheda informazioni ai giocatori che devono compilare coi dati delle ultime 2/3 stagioni, relativi infortuni e i nomi dei preparatori che li hanno seguiti così da chiedere informazioni anche a loro ove noi ne reputassimo la necessità. Poi viene rilasciato ai giocatori un programma di avvicinamento al raduno vero e proprio da iniziare, di solito, una decina di giorni prima. Solitamente viene cercata una linea comune con lo staff tecnico: ad esempio se si vuole partire forte vincendo più gare possibili anche la preparazione verrà studiata di conseguenza. Insieme con lo staff tecnico sappiamo quanti giorni e quante sedute ci vengono riservate e sulla base di queste indicazioni viene messo giù il progetto di preparazione vera e propria. All’inizio, ovviamente, la parte fisica è dominante, poi diminuisce sempre più. Solitamente si arriva al regime tipo tra i 10 e 15 giorni prima dell’inizio del campionato”.
Dall’attenta analisi che fate dei giocatori mi pare di capire che anche la conoscenza degli atleti possa incidere.
“Certo, conoscere la storia fisica dei cestisti è fondamentale. Quest’anno è probabile che non partiremo subito con carichi di lavoro importanti proprio perchè non conosciamo appieno le reazioni fisiche dei tanti nuovi atleti mentre lo scorso anno questo non era un problema dato che la conoscenza del nostro modo di lavorare era reciproca con gli atleti della Coelsanus. Ci serviremo sempre del centro Mapei che, grazie all’apporto fondamentale di Davide Ferioli, ci darà dei risultati e delle analisi di altissimo livello con dati sia scientifici che molto specifici”.
Le linee guida sono generali, ma penso che andiate poi nello specifico coi singoli giocatori.
“Esatto. Se un atleta ha dei problemi, cerchiamo di lavorare su di lui con esercizi all’uopo: sono 10′ di lavoro preventivo che l’atleta effettua in autonomia e gli permettono di migliorare. Ad esempio se un giocatore ha problemi alla caviglia, puntiamo a rafforzarla e rafforzare i legamenti con 2/3 esercizi specifici da svolgere al campo prima dell’allenamento. Nel basket, la tendenza è di una serie B sempre più orientata verso il professionismo: ovviamente per noi preparatori è più facile lavorare con un atleta che è dedito solo alla pallacanestro. Possiamo aggiungere lavoro specifico al mattino per migliorare fisicamente gli atleti”.
Qual è il ruolo del preparatore dopo un infortunio?
“Si cerca di lavorare seguendo dei protocolli. La prima parola dopo un infortunio spetta al medico. Dopo ogni trauma bisogna decidere quale strategia adottare. Ad esempio, se si tratta di un giocatore importante, si cercherà di forzare i tempi del suo recupero. Noi lavoriamo in sinergia coi fisioterapisti e seguiamo la parte di riatletizzazione: quando la persona è già pronta per la vita di tutti i giorni, ma l’atleta deve, invece, tornare in campo. Il nostro compito è avvicinare l’atleta a spingere al massimo come prima dell’infortunio. In ogni fase del recupero il confronto con fisioterapisti e staff tecnico è sempre la base per arrivare al migliore risultato”.
Quali sono le differenze tra basket e sci nella preparazione fisica?
“Innanzitutto lo sci è uno sport singolo per cui il contesto di base è diverso. Si lavora privatamente e il mio è un rapporto diretto con atleta, famiglia e allenatore. Poi, è proprio diverso il tipo di sport: nello sci ci sono molte più variabili che sfuggono a un possibile controllo come la neve o il pendio o la visibilità. Non c’è un vero e proprio modello prestativo stabilito. Si lavora tanto sulle esigenze dell’atleta. Un’altra differenza è data dal calendario che, al contrario della pallacanestro, è di massima: può subire vari cambiamenti di date, gare rinviate o anche annullate. A volte capita di lavorare di due giorni in due giorni dal punto di vista fisico. Molto probabilmente, l’aspetto più bello è che questo tipo di preparazione è educativa. Non serve solo per essere migliori fisicamente, ma ti permette di imparare a curare sempre più dettagli. Penso che quest’ultimo dato segni la differenza tra chi impara a essere un atleta e chi è solo uno sciatore. I ragazzi che seguo stanno imparando tanto da questo punto di vista e questo è un altro degli aspetti che rende bello il mio lavoro”.

Matteo Gallo