Se i giocatori italiani in serie A sono ormai abbastanza rari e si possono contare usando solo qualche fila del pallottoliere, per quelli varesini, un tempo piuttosto numerosi, oggi basta e avanza una mano: Brian Sacchetti, Matteo Canavesi e Marco Passera, il cui ritorno ai massimi livelli è per me, per tutti noi, graditissimo. Un ritorno che, certamente, porterà con sè tante sensazioni…
“Se è gradito per voi, non potete nemmeno immaginare quanto lo sia per me – commenta a caldo il playmaker della Leonessa Brescia, reduce dal buon terzo posto conquistato nel Trofeo Lombardia -. Sensazioni, dicevi? Innumerevoli perchè, prima di tutto, non pensavo sarei mai tornato, a 34 anni suonati, nel massimo campionato da cui mancavo dal 2009-2010, stagione peraltro molto particolare, disputata con la maglia della Cimberio (solo 11 presenze con 99 minuti di gioco, ndr). Sulla serie A ci avevo quasi messo una pietra sopra, specialmente dopo i campionati con Capo D’Orlando, Imola e Chieti parecchio sofferti sotto il profilo fisico. Invece, nelle ultime due annate trascorse a Brescia ho ritrovato una forma eccellente, un ambiente societario superlativo, compagni favolosi e, giusto sottolinearlo, il gusto di giocare e quello ancora più saporito di vincere. L’aver riportato Brescia nella massima serie dopo 28 anni di assenza ha rappresentato per noi protagonisti qualcosa di speciale e, passami il termine, di “storico”. La città ha vissuto l’evento con grande partecipazione e, oggi più che mai, tutti gli appassionati bresciani attendono con entusiasmo e bellissimo coinvolgimento il nostro esordio. Esserci per me il prossimo 2 ottobre (debutto a Pesaro, ndr) avrà un valore particolare visto che, a differenza di quanto accade spesso, i dirigenti del club hanno dimostrato grande fiducia nel gruppo di giocatori che ha conquistato il salto al piano di sopra confermandone addirittura cinque: Moss, Cittadini, Bruttini, Bushati e il sottoscritto. Insomma: viviamo la bellezza e la gratificazione della fiducia, ma anche il “dolce” peso delle responsabilità”.
A Varese, nel 2009-2010 non era successo…
“Beh, diciamo che alcune mosse – l’essere stato messo ai margini della squadra, relegato addirittura a far allenamento col gruppo Under 19 -, da parte dei dirigenti e dello staff tecnico non sono state facili da digerire. Tuttavia, non ho mai sollevato polemiche e penso di essermi sempre, sempre comportato da buon professionista, ma tu e voi di VareseSport c’eravate e probabilmente ricordate meglio di me il mio disagio. Ho lasciato Varese con un pizzico di rammarico e da allora non ci siamo più visti, nè sentiti. Questa però è acqua passata e il tempo, panacea di molti mali, mi ha offerto altre opportunità che, riversando enorme impegno, ho cercato di sfruttare al meglio”.
Brescia, in pre-campionato si sta comportando bene: mi descrivi per sommi capi la tua squadra?
“Accanto ai cinque confermati ci saranno cinque volti nuovi: i due fratelli Vitali, che vanno ad arricchire la colonia degli italiani, poi tre USA di buonissimo livello come Moore, Landry, Berggren. Siamo un gruppo solido tecnicamente, davvero coeso sotto il profilo umano e molto motivato a raggiungere l’obiettivo stagionale identificato nella salvezza. Il nostro scopo, oggi, è uno solo: metterci alle spalle almeno una squadra”.
Gruppo guidato da un coach nuovo di zecca per il palcoscenico della A: Andrea Diana. Com’è?
“E’ un tecnico giovane (classe 1975, ndr), ma già esperto grazie agli anni trascorsi come assistente di Dell’Agnello e Martelossi. Quando la società gli ha messo la squadra nelle mani si è subito comportato alla grande conquistando una semifinale il primo anno e nel giugno scorsola tanto sospirata e attesa promozione in serie A. Molto preparato tecnicamente, infaticabile lavoratore in palestra (a mio avviso siamo saliti in A perchè al di là del valore dei giocatori ne avevamo di più…) attento nei rapporti umani e anche nel gestire situazioni e personalità forti. Personalmente sono sicuro che farà molto bene anche in serie A”.
E poi c’è un “certo” David Moss…
“Cos’altro potrei aggiungere a proposito di un giocatore iper-super straordinario come David?? Il suo arrivo, nel febbraio scorso, ci ha cambiato la faccia portando mentalità vincente e, più di tutto, un incredibile esempio di come si lavora in palestra. Vedere come si allena uno come Moss, il quale nonostante la sua carriera ricca di allori si sbatte sempre come se fosse uno juniores, ha rappresentato una scossa per tutti noi e ci ha dato quel pizzico in più che evidentemente ci mancava. Non a caso, se così si può dire, lo avevo consigliato anche a Varese, ma oggettivamente sono contentissimo che sia rimasto con noi a Brescia, in una piazza che gli vuole molto bene, lo stima e lo tratta come uno dei suoi figli migliori”.
Dell’Openjobmetis cosa pensi? L’hai già vista?
“Vista mai, ma “Radio Basket” mi ha descritto una squadra con grandissima fisicità, esperienza e diversi giocatori d’alto livello. Se la “chimica” funzionerà e soprattutto se il team di coach Moretti saprà accendere la “benzina Masnago” penso che i tifosi biancorossi ne vedranno delle belle e si divertiranno perchè il binomio squadra-palazzetto, a Varese, può diventare un fattore determinante”.
Ultima domanda: che fine ha fatto il tuo proverbiale numero 4?
“Storia semplice: appena arrivato a Brescia il numero era già “preda” di Fernandez, così scelsi il 13 per fare la combinazione 1+3. Poi lo scorso anno il club, in onore di Marco Solfrini storico giocatore della Pinti Inox dei tempi d’oro, decise di ritirare anche il 13. A quel punto, ho scelto di ripiegare sul 3 del mio idolo Allen Iverson…”.
L’appuntamento per rivedere Marchino, uno dei “panda varesini” rimasti in serie A è fissato per il 20 novembre, ore 18.15, a Masnago. “Save the date”, please…

Massimo Turconi