CECCO: eh, caro Beppe, sto seguendo i playoff di basket…
BEPPE: li sto seguendo anch’io…
CECCO: e non hai un po’ di rimpianto?
BEPPE: vuoi dire per l’assenza di Varese? No, sinceramente no, anche perchè sono decisamente convinto (parlo delle semifinali, visto che siamo arrivati a questo punto) che la Openjobmetis, neppure nella sua ultima versione che pure aveva ottenuto buoni risultati, fosse a questi livelli.
CECCO: mi ha stupito Venezia che, pur dovendo rinunciare a tre giocatori importantissimi come Owens, Peric e Goss, ha tenuto botta sin quasi all’ultimo a Milano…
BEPPE: beh, se andiamo a fondo alla vicenda, pur senza conoscere tutti i dettagli, potremmo trarre qualche conclusione. Tutti consideriamo Owens, Peric e Goss degli ottimi giocatori, però con loro tre in campo la Reyer aveva faticato non poco, al punto che Charlie Recalcati ne aveva fatto le spese con l’esonero (se non vado errato, il secondo nella sua lunga e gloriosa carriera) e la squadra veneziana ha persino dovuto soffrire un po’ per entrare nei playoff. Aggiungi che al termine della prima fase l’Umana è arrivata quinta in classifica ma a pari punti con la settima (Sassari) e solo grazie alla classifica avulsa a tre, appunto con Sassari e Pistoia.
CECCO: non capisco tutto il tuo ragionamento…
BEPPE: per forza, non l’ho ancora fatto… Voglio solo dire che con Owens, Goss e Peric la Reyer non ha disputato un grande campionato. Però ha trovato dei sostituti come Pargo e Krubally davvero niente male che si sono integrati molto bene e in fretta, adattandosi alla nuova realtà in cui sono stati calati all’improvviso. E poi Tonut ha avuto più spazio e ha ripagato la fiducia.
CECCO: Krubally giocava a Legnano qualche anno fa…
BEPPE: esatto. Non mi pare un giocatore al livello della serie A italiana, però gettato all’improvviso in quel contesto ha saputo fare la sua ottima figura, forte di mezzi atletici, ma anche tecnici, non comuni.
CECCO: è la riprova che nelle serie inferiori si può anche pescare con successo…
BEPPE: se vuoi fare riferimento alle scelte di inizio stagione della Openjobmetis, ti dico che si può senz’altro scegliere ma che bisogna saperlo fare. E purtroppo quasi tutte le scelte di quest’anno (l’eccezione è Ferrero) non si sono rivelate all’altezza.
CECCO: Toto Bulgheroni è rientrato in società…
BEPPE: personalmente sono felicissimo, però devo anche dire che Bulgheroni è sempre stato vicino alla Pallacanestro Varese. Se andavi al palasport ad assistere a qualche allenamento, non era difficile notarlo in parterre e, alla fine, intrattenersi con giocatori e dirigenti. In particolare, quando Pozzecco era allenatore, non c’era allenamento a cui Toto non assistesse e non c’era dopo allenamento in cui non si intrattenesse con il Poz. Il quale, però, non credo abbia seguìto molto consigli, suggerimenti e indicazioni… Così come non credo che li abbiano seguìti Coppa, Castelli e tutti gli altri che vedevo disquisire regolarmente con l’ex proprietario…
CECCO: vedo che attribuisci a Bulgheroni il dono dell’onniscienza cestistica…
BEPPE: per nulla! Ricordo anzi che proprio sotto la sua gestione la Pallacanestro Varese subì l’onta della prima retrocessione della sua storia. Però è fuori di dubbio che Bulgheroni abbia un’esperienza con pochi pari in campo cestistico e che possieda anche una quantità di buon senso riscontrabile solo in una percentuale minima della popolazione.
CECCO: esperienza, dunque conoscenza, e buon senso: è un bel complimento…
BEPPE: è un riconoscere la situazione in maniera oggettiva. Mi è sempre rimasta impressa una dichiarazione di Toto Bulgheroni che lessi in un’intervista che rilasciò poco tempo dopo essere diventato presidente della Pallacanestro Varese nel 1981. Era una squadra che aveva appena perso Meneghin e Morse e che perciò era tutta da ricostruire, trovando nuovi punti di riferimento dopo l’addio di due mostri sacri. Ebbene, Bulgheroni disse più o meno così: “Dobbiamo cercare di riposizionarci tra le prime quattro squadre del campionato. Un anno arriveremo quarti, un altro anno secondi o terzi ma ci sarà anche la stagione in cui, se tutto andrà bene, riusciremo a vincere”.
CECCO: per vincere c’è voluto parecchio, sino al 1999…
BEPPE: vero. Però non puoi dimenticare che, pur con qualche incidente di percorso come la retrocessione o poi la mancata immediata promozione, la Pallacanestro Varese è stata sempre ottima protagonista. Se la memoria non mi inganna, in quegli anni ha giocato una finale scudetto, una finale di Coppa Korac e tre finali di Coppa Italia (tutte perse) ed è arrivata non so quante volte in semifinale scudetto, vincendo alla fine nel 1999. Insomma, è stata sempre protagonista, come Bulgheroni aveva auspicato sin dal suo insediamento.
CECCO: i tempi sono cambiati e molto…
BEPPE: non c’è dubbio! Quello di oggi è un altro basket perchè ci sono regole diverse e perchè i giocatori italiani sono sempre meno protagonisti. A parte il fatto che sono già trascorsi 17 anni dall’ultimo scudetto (nel 1999, dal precedente del 1978, ne erano passati 21…), pensa a quella squadra e alla scarsa incidenza, a quel tempo, dei giocatori stranieri: a vincere furono Pozzecco, Meneghin, Vescovi, De Pol, Galanda… Certo, anche Mrsic e Santiago furono eccezionali e determinanti, ma il nucleo italiano non era meno importante, anzi…
CECCO: non ricordo più da dove eravamo partiti e, soprattutto, dove dobbiamo arrivare con il nostro discorso…
BEPPE: le nostre sono parole in libertà. Sintetizzando, potrei dire che sono contentissimo del fatto che Bulgheroni sia stato “recuperato”, che è positivo che ci sia un personaggio come Fiorini, che mi dicono sia grandissimo appassionato e grandissimo lavoratore, che ci sia sempre una persona positiva come Monica Salvestrin e che alla presidenza sia andato Vittorelli, il che significa un maggiore coinvolgimento dello sponsor, con conseguente possibilità di guardare anche un po’ al di là del semplice anno di sponsorizzazione.
CECCO: il contratto però è stato rinnovato ancora per un solo anno…
BEPPE: è vero, ma ti pare possibile che la Openjobmetis, con il suo presidente che è anche presidente della Pallacanestro Varese, abbandoni tra dodici mesi? Magari dopo avere dato il proprio nome al palasport di Masnago in caso di disimpegno della Whirlpool (che sarebbe folle se lo facesse)? E lasciami aggiungere un’altra cosa…
CECCO: prego…
BEPPE: è molto positivo, anche se questo sarà probabilmente il centesimo accordo, che Pallacanestro Varese e Robur et Fides abbiano raggiunto un’intesa per verificare le forze comuni. Penso che la cosa gioverà di più alla Robur et Fides, perchè non vedo suoi giocatori che potrebbero interessare alla P.V.; però è importante cominciare. E vedere Moretti e Passera lavorare insieme sul parquet dovrebbe fare piacere a tutti gli appassionati. Così come mi fa piacere rivedere Besio e Pinelli, due che lavorano e che non sempre hanno visto riconosciuti i loro meriti in passato.
CECCO: due parole sul calcio: la genesi del nuovo Varese Calcio sembra un po’ complicata…
BEPPE: mah, in effetti pare proprio così. Una persona affidabile mi aveva detto qualche mese fa che erano già state trovate le risorse per supportare una squadra di serie D in grado di vincere, invece la ricerca di un nuovo socio smentisce questa ipotesi.
CECCO: a Vavassori è stata chiusa la porta in faccia…
BEPPE: Vavassori ha precedenti a Busto Arsizio e a Reggio Emilia che avrebbero dovuto indurre alla prudenza. Non conosco torti e ragioni, ma è un fatto che Pro Patria e Reggiana, con Vavassori al comando o a fianco, non abbiano propriamente brillato…
CECCO: confermato Melosi…
BEPPE: sembrava che fosse al canto del cigno, invece… Personalmente sono contentissimo, come già ti avevo detto, io lo stimo molto, pur senza conoscerlo. E poi ha stravinto il campionato, cosa non facile neppure quando hai la squadra infinitamente più forte (come era quest’anno il Varese). Certo che il prossimo campionato non sarà una passeggiata di salute, questo è sicuro…
CECCO: siamo “freschi” dal Giro d’Italia e posso dirti che sono un po’ deluso da Alafaci?
BEPPE: comincio a credere che per riuscire a fare il salto di qualità Alafaci debba cambiare squadra. La Trek, infatti, con cui gareggia in pratica dal suo passaggio al professionismo (avvenuto nel 2012), lo utilizza solo come “cavallo da tiro” e non gli concede mai la possibilità di misurare le sue qualità sollevandolo dagli obblighi del gregariato. Magari mi sbaglio, non vorrei darti l’impressione di fare l’esperto tuttologo, ma Eugenio Alafaci merita qualcosa di meglio. Ha solo 25 anni, ancora da compiere, può ricevere ancora molto dal ciclismo e spero ne abbia in futuro le possibilità. E con questo…
CECCO: e con questo… alla prossima!
BEPPE: anche perchè mi pare che le nostre ultime chiacchierate stiano diventando interminabili…
CECCO: chi vuole smettere di ascoltarle lo può fare quando lo desidera…
BEPPE: ah, non c’è dubbio!
CECCO: alla prossima, allora?
BEPPE: alla prossima!

Cecco&Beppe