Dalle 18 di oggi Nicola Laurenza non è più né presidente nè amministratore delegato del Varese. Il 38enne di Cadrezzate ha da poco annunciato le sue dimissioni. Prima però annuncia che “la scadenza di oggi è stata rispettata”. Il Varese ha trovato le risorse per ottemperare agli stipendi e ai contributi Emplas”.

“E’ la scelta più sofferta da quando sono imprenditore – esordisce -. Perché sono innamorato di questa maglia. La scelta non è maturata in due giorni, ma ha meditato nelle ultime settimane, da quando mi sono accorto di non essere più un valore aggiunto del progetto, né un elemento aggregante. Nel momento in cui ho capito di non essere pù un plus della squadra di lavoro ho preferito fare non un passo, ma tre passi indietro. Voglio dare spazio a chi ha risorse per poter succedermi. Questo è il momento migliore per progettare la prossima stagione. Lascio spazio a chi più più forza, energie e risorse economiche di me. Non ero più socio di maggioranza forte e come persona non avevo più entusiasmo”.

A chi passa il testimone? “Lascio tutto a Imborgia e D’Aniello e non voglio un euro. Dei 2 milioni e mezzo investiti come sponsor e dei 5 milioni messi come proprietà non mi importa; l’ho fatto e lo rifarei ancora. Non voglio un solo euro. Ci sarà un passaggio di quote gratis. Mi auguro che i nuovi soggetti rispettino i dipendenti. Do pieni poteri a loro e mi auguro che si possa portare avanti i progetti che ho messo in piedi in questi mesi”.

Laurenza aggiunge: “A giugno ci ho pensato troppo poco a ipotecare ciò che avevo per il bene del Varese. Pensavo che avrei attratto imprenditori varesini, e invece ciò non c’è stato, ma non perché gli investitori non ci sono. Probabilmente non sono riuscito ad entrare nella testa di chi conta e poteva entrare in questo progetto. Evidentemente la colpa è mia. Avevo scelto Lo Nero, a mio avviso il numero uno sulla piazza di Vareese per questo tipo di operazione. In 5 mesi però non è riuscito a creare un consorzio, né a portare imprenditori e nemmeno un piccolo sponsor a riprova che forse il mio nome era d’intralcio invcece che di aiuto”.

Questa era la sua prima esperienza nel calcio. Che cosa ha capito di questo mondo? “Il calcio dimentica in fretta; conta solo il bussiness e non i valori. Lo ha detto anche Lotito con tutta la sua imponenza ed egocentrismo. Il Varese in A non ci sarebbe potuto andare, così come da due anni cercano di mandarci in Lega Pro. Questa è stata la mia prima esperienza e anche l’unica. da ex sportivo e investitore nello sport dico che nel calcio contano altre logiche e anche per questo ho deciso di prendere le distanze. Di bello mi ha lasciato le emozioni molto forti vissute. La salvezza ai playout è stato qualcosa di fantastico. E’ stata la salvezza di tutti”.

Laurenza non ha ancora salutata squadra e giocatori e si augura che l’ambiente “Si compatti. I cori di sabato hanno fatto male. Oggi sto male perché sto lasciando una famiglia. Se ci salveremo ancora una volta è perché siamo un gruppo. Come Oro in Euro non ho ancora pensato al futuro nel Varese. Dipenderà da chi arriverà. Continuerò a investire negli altri sport e non verrò più allo stadio”.

Elisa Cascioli