Ok, l’inchiesta è giusta! A 23 giorni dall’esplosione del caso calcio scommesse con l’avvio dell’operazione “Dirty Soccer“, la polizia ha eseguito 17 arresti (tra carceri e domiciliari) su mandato del GIP di Catanzaro Domenico Commodaro. I provvedimenti riguardano soggetti che il 19 maggio scorso erano già stati sottoposti a fermo cautelare e che oggi hanno visto convalidata la richiesta di affido all’autorità penitenziaria. Di fatto, il magistrato competente ha ritenuto valido il quadro investigativo dell’inchiesta rigettando solo l’aggravante mafiosa non avendo individuato nella contestata associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva i metodi propri dell‘ndrangheta. Quindi, venendo alle cose biancoblu, domicilari (tra gli altri) per Vincenzo Melillo, Adolfo Gerolino e Marco Tosi e carcere per Mauro Ulizio e Raffaele Pietanza, uno dei trader della combine del match Pro Patria-Pavia del 17 gennaio (peraltro curiosamente già stralciata dalla Procura Federale dalla lista delle presunte gare truccate). E a proposito di Ulizio sr, nelle motivazioni dell’arresto viene confermata la patente di “socio occulto e direttore generale “di fatto” della Pro Patria“. In particolare, secondo il magistrato calabrese, sempre Ulizio sr e il sodale Massimiliano Carluccio “combinano di propria mano le gare di campionato del (sic!) Pro Patria, valendosi di calciatori venduti e al loro servizio, cedendo i risultati falsati a scommettitori dietro richieste di finanziamento per l’organizzazione della frode sportiva”. Tutto all’insaputa di chi la Pro Patria avrebbe dovuta gestirla per davvero.
Per l’avvocato Cesare Di Cintio (difensore tigrotto nel processo sportivo prossimo venturo), l’affare rischia di ingrossarsi.      

Giovanni Castiglioni