La vicenda è nota ma, come ogni romanzo d’appendice, necessita un riassunto delle puntate precedenti.
A pochi giorni dalla chiusura della finestra estiva di mercato, Matteo Serafini è a un passo dall’Albinoleffe: contratto da calciatore e futuro garantito (una volta appesi gli scarpini al chiodo) nello società orobica. Un colloquio con Vavassori e l’impegno del patron a raddrizzare la baracca con acquisti mirati (unitamente, forse ad analoga promessa sul futuro post agonistico) convincono il capitano a cominciare la stagione in biancoblu (e parte dello staff tecnico ad evitare l’ammutinamento). Chi però gestisce attualmente la Pro Patria (governo ombra o vattelapesca) ha la necessità di fare mercato con margini finanziari pari a zero. Non riuscendo così a piazzare altrove il pokerissimo di dissidenti (Arati, Bovi, Lamorte, Moscati e Panizzi) nonostante opera di “persuasione” e confino intermittente ai margini della rosa (fuori rosa no perchè altrimenti ci sarebbero noie regolamentari), ci si vede costretti a puntare il dito sui soliti noti. E allora, con Baclet e Candido in prestito e D’Errico non cedibile per le ragioni che sappiamo, l’unico gioiello di famiglia ipotecabile (quantomeno per il risparmio sul contratto) è Nonno Teo. Invitato, consigliato o “suggerito” di cercarsi un’altra squadra, Serafini avrebbe trovato il giusto approdo in un club vicino casa (Mantova o Lumezzane poco cambia). Perchè poco cambia? Perchè (colpo di scena?) sarebbe stato lo stesso Vavassori a stoppare tutto mettendosi di mezzo. Le ragioni? Beh, qui non serve un ingegnere nucleare per capire che (partire per partire) la destinazione più gradita al patron sarebbe la fatal Reggiana dove (guarda un po’) cercano proprio un attaccante di esperienza per l’infuocato girone di ritorno. Nell’ennesima normale anomalia, Busto “guadagnerebbe” il cassanese Sinigaglia. Tutto nei giorni più delicati della stagione e alla vigilia del match spareggio con l’Albinoleffe. Diavolo di una Pro Patria!
E dire che avevavo scelto il silenzio stampa per regalarsi una settimana tranquilla…

Giovanni Castiglioni