Una lavata e un’asciugata… Se il portafoglio non ti consente di fare acquisti, allora fai finta di niente e dedicati alle mancate cessioni. Ultimo capitolo del genere in oggetto, quello occorso in giornata alla Pro Patria dove un comunicato ufficiale ha chiuso il caso della possibile cessione di D’Errico alla Lucchese. Lusinghe rispedite al mittente con tanto di annesse scuse per lo strip post Venezia derubricato a malinteso. A memoria è già la terza volta che l’ex Barletta è costretto a fare ammenda ma, al di là dello zucchero filato insito nella vicenda, la presa di posizione odierna è il proverbiale dito cui guardare in assenza della luna. E cioè l’impossibilità di fare mercato in mancanza di fondi e di cessioni preventive.
E così, mentre quotidiani e siti di settore sono zeppi di scambi di ogni genere, in via Cà Bianca il personalissimo cartellino biancoblu è fermo al no grazie di cui sopra e a Giampaolo Calzi, il cui ritorno allo “Speroni” segue però ragioni del cuore sconosciute alle ragioni del mercato. Come dire che (Zio Giampa a parte, che sarà ufficializzato domani o dopo) siamo ancora al palo. Quindi inevitabile nei prossimi giorni assistere alle forzature paventate da Tosi alla vigilia del match con il Monza. Forzature in realtà in atto a Busto ormai da tre mesi e cioè da quel 4 ottobre (Pro Patria-Mantova) in cui esplose il Botturi/Arati Gate. Da allora sulla panca tigrotta si sono avvicendati tre allenatori tutti accomunati dal destino cinico e baro di dover fare, se non la formazione, almeno le convocazioni sotto dettatura. Già ad ottobre su queste colonne avevamo anticipato (non certo per preveggenza quanto per ovvietà delle circostanze) la sorte cui erano destinati gran parte dei giocatori arrivati dalle affinità elettive con la Reggiana o acquistati dall’ex Dg Antonelli (Arati, Bovi, Panizzi, Lamorte, Graham più Moscati e Botturi per intenderci). Nel frattempo, adduttori, tendiniti, influenze e (forse) anche Saturno contro, ne hanno ritardato (o mascherato?) il reale status. Ora, con la capolista Pavia in agenda, l’ultimo posto a tre soli punti e la figuraccia di Sassari tutta da metabolizzare, il tempo di alibi e rinvii è ampiamente scaduto. Sempre in attesa che lassù qualcuno tolga la spina o riempia la flebo.

Giovanni Castiglioni