Dopo tre anni di onesto servizio, Jacopo Balanzoni saluta la Pallacanestro Varese, la società che lo ha fatto crescere e che gli ha dato la possibilità di mettersi in mostra affacciandosi al massimo campionato italiano di basket. L’amore nei confronti della società biancorossa (testimoniato dal post su Facebook pubblicato qualche giorno fa), però, rimarrà; del resto non bisognava perdere di vista l’obiettivo più grande, quello di giocare con continuità per proseguire quel cammino cominciato proprio ai piedi del Sacro Monte.

«Ed è proprio per questo motivo -racconta Jacopo- che ho deciso di mettermi in gioco, ripartendo da Lecco, formazione che milita in DNB. Avendo a disposizione maggior minutaggio, spero di riuscire a dimostrare quanto valgo per poter un giorno, chissà, tornare nuovamente in Serie A».

Quale è stato il momento più bello che hai vissuto a Varese?Openjobmetis Varese-Acqua Vitasnella Cantù. Balanzoni, protagonista a sorpresa del derby
«A livello di collettivo il mio primo anno, quello degli “Indimenticabili”. Era un gruppo davvero speciale che meritava tantissimo; dominare in lungo e in largo il campionato, però, non è stato abbastanza per riuscire a portare a casa un trofeo che, lo dico senza problemi, sarebbe stato meritatissimo. A livello personale, invece, è stato il derby contro Cantù della scorsa stagione, vinto al PalaWhirlpool anche grazie al mio concreto contributo; è stata un’emozione unica che porterò sempre dentro di me».

Quello più brutto invece?
«Senza dubbio le dimissioni di Pozzecco. È stato un momento davvero triste perché abbiamo percepito la sua grande sofferenza; eravamo tutti molto attaccati a lui. Ci trattava come fratelli e capiva ogni nostra necessità, anche la più “futile”; il suo passato da giocatore lo rendeva particolarmente sensibile alle problematiche che, giorno dopo giorno, qualcuno poteva avere. Ci sapeva gestire con uno spirito che solo lui ha, innato, dentro di se. Sono contento che abbia deciso di continuare ad allenare; sono convinto che possa crescere ancora tanto, anche perché qui a Varese è stato molto sfortunato tra infortuni ed altre situazioni createsi».

Degli altri allenatori che hai avuto, invece, cosa dici?
«Vitucci e Bizzozi colpiscono per la tranquillità con cui si esprimono e si fanno capire. Con noi non sono mai andati sopra le righe aiutati anche dal gruppo che avevano a disposizione. Frates e Caja, invece, sono accomunati dall’essere tatticamente dei pignoli, dei veri maniaci dei dettagli».

C’è qualcuno in particolare che vuoi ringraziare?
«Non dimenticherò mai nessuno, soprattutto quelli dello staff con i quali ho condiviso gioie, dolori e momenti di vita vera che porterò per sempre nel cuore».

Marco Gandini