Il tecnico del Varese Stefano Bettinelli è stato ammesso al “Corso per l’abilitazione ad Allenatore Professionista di 1a categoria – UEFA PRO, che avrà luogo presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano con inizio previsto il 29 settembre 2014. Il comunicato ufficiale è arrivato ieri sera e ha permesso a Bettinelli di tirare un sospiro di sollievo. Il tecnico infatti dice di aver “vissuto molto male” quest’ultimo periodo: “Non potermi esprimere limitava il mio lavoro, che non è solo fatto di campo, ma anche di comunicazione all’esterno, agli organi di stampa. Soprattutto nei momenti meno buoni, come la sconfitta di Carpi, non poter spiegare a tutti le motivazioni delle mie scelte non è stato semplice”.
Che significato ha per te questa ammissione, che è stata difficile da ottenere per via dei punteggi bassi dal punto di vista della carriera di allenatore e giocatore? “Si tratta del coronamento di un percorso iniziato dieci anni fa, quando ho intrapreso l’attività di allenatore. Il supercorso di Coverciano è il massimo a cui un tecnico possa aspirare. Sono doppiamente contento di poter frequentare questo corso: da un lato sono certo che potrò capire cose importanti, dall’altro sono felice di poter finalmente fare l’allenatore a tutto tondo”.
BettinelliGiovani e risparmio sono le due parole d’ordine del Varese 2.0: “Il progetto di puntare sui giovani non l’ho solo sposato, ma l’ho anche condiviso. Non si può prescindere dalla valorizzazione del Settore Giovanile. Non possiamo sopravvivere comprando il prodotto finito, ma dobbiamo avere le capacità di costruirlo al nostro interno: diventeremo ancora più solidi e forti. Riguardo alla difficoltà economica, vedo questa crisi finanziaria come una grande opportunità per riportare tutto alla dimensione naturale. Io credo nella gente di valore, non sono i soldi che misurano le capacità di una persona e chi guadagna tanto non vale più di chi guadagna poco”.

Cosa significa per te essere arrivato in prima squadra? “Sicuramente è motivo di grande orgoglio; non direi di grande responsabilità, ma di grande difficoltà, perché le attese e i confronti sono sempre spietati. Il primo giorno, entrato nello spogliatoio, ho avuto subito un’impressione molto positiva. Ho capito di avere a disposizione un gruppo fantastico, che aveva solo bisogno di qualcuno che glielo spiegasse. In questi mesi, con il passare del tempo insieme, stiamo acquisendo sempre più consapevolezza dei nostri limiti, della nostre capacità e, soprattutto, nei nostri grandi margini di miglioramento. Momenti brutti non ce ne sono stati, perché di ogni istante colgo solo il lato positivo e le opportunità che le difficoltà mi mettono a disposizione. Il momento più bello, invece, è stato nella partita della salvezza, in casa contro il Novara, quando i giocatori mi hanno dedicato la maglia ‘B come Betti’. In quell’occasione infatti, mi hanno dimostrato lo stesso affetto che io provo per loro”.
Che gruppo è quello del Varese? “Non ci sono leader, un vero gruppo è tale nel momento in cui ognuno è leader di se stesso. Affinchè la squadra in campo possa rendere al meglio, è necessario che ci sia una società forte, non in senso finanziario, ma protettivo. E’ fondamentale che la società ponga obiettivi, li esponga, li sposi, li perseveri e li difenda. Qui lavoriamo così, e funziona”.
Cosa si augura Bettinelli? “Mi piacerebbe che fra qualche anno si ricordassero di me come di una persona semplice che il tempo, le vittorie o le sconfitte non hanno cambiato”.

Elisa Cascioli